Febbraio 2008: Toshiba getta la spugna. L’HD DVD è morto, Blu-ray ha vinto. Sony può finalmente dire di aver conquistato il futuro dell’intrattenimento domestico. Masanobu Yamamoto, l’uomo che aveva contribuito a inventare il CD, ha ripetuto il colpaccio: un nuovo formato, un nuovo standard, un nuovo monopolio.
C’è solo un piccolissimo problema: il futuro che Sony pensa di aver conquistato sta già scomparendo. I dischi Blu-ray iniziano a riempire gli scaffali dei negozi, i cavi internet iniziano a portare film direttamente nei salotti. Questa è la storia di come la vittoria di Pirro più pirotecnica nella storia dei formati digitali.
La guerra dei formati che cambiò tutto. Diciamo.
Era il 2006 e il mondo sembrava molto diverso. I Simpson profetizzavano ancora il futuro con una precisione inquietante, più o meno. Le persone compravano ancora CD nei negozi di musica. Soprattutto, l’idea di guardare un film a scelta senza alzarsi dal divano per cambiare il disco sembrava impossibile.

In questo contesto nacque la guerra più costosa e inutile nella storia dell’elettronica di consumo: HD DVD contro Blu-ray.
Sony aveva imparato la lezione dal disastro Betamax negli anni ’80. Stavolta non si sarebbero fatti scavalcare da una tecnologia inferiore solo perché più economica. Il piano era perfetto: creare un formato superiore, convincere Hollywood a sostenerlo, e usare la PlayStation 3 come cavallo di Troia. Quello che non avevano previsto era che nel frattempo qualcuno stava inventando un modo per fare direttamente piazza pulita di qualsiasi disco o supporto fisico simile.
La PlayStation 3 costava a Sony oltre 800 dollari per essere prodotta, ma veniva venduta a 500. Una perdita di 300 dollari per console, solo per spingere il Blu-ray nelle case di tutto il mondo. Un investimento da 3,3 miliardi di dollari che sembrava geniale fino a quando Netflix non iniziò a spedire DVD per posta senza costi aggiuntivi.
Masanobu Yamamoto, l’architetto del successo Blu-ray
Se dovessimo raccontare questa storia come si deve, dovremmo partire da Masanobu Yamamoto. Quest’uomo aveva già cambiato il mondo una volta: negli anni ’70 aveva contribuito a sviluppare il compact disc, quella rivoluzione argentata che aveva spazzato via vinili e musicassette. E quando Sony gli chiese di ripetere il miracolo con i video ad alta definizione, Yamamoto sapeva esattamente cosa fare. Aveva già una visione: ed era tutta blu.

Già. Perché il laser blu era la chiave di tutto. Mentre i DVD usavano laser rossi con una lunghezza d’onda di 650 nanometri, il Blu-ray scendeva a 405 nanometri, permettendo di stipare cinque volte più dati nello stesso spazio. Era tecnologia pura, elegante, superiore in ogni aspetto. Peccato che la superiorità tecnica, come dimostrato dalla storia di Betamax, non garantisce sempre la vittoria commerciale.
Il futuro dell’HD sarebbe stato ancora su disco. Sony aveva fatto la sua scommessa e Yamamoto era determinato a non ripetere gli errori del passato. Stavolta avrebbero costruito ponti, non muri.
E ci riuscirono, almeno inizialmente.
Quando PlayStation 3 rese Blu-ray imbattibile
La mossa geniale di Sony fu infilare milioni di lettori Blu-ray dentro le console da gioco. Mentre Toshiba vendeva i suoi lettori HD DVD a 600 dollari (perdendoci comunque soldi), Sony spacciava PlayStation 3 a 500 dollari. Sembrava un affare incredibile: una console next-gen che leggeva anche i film in alta definizione.
Risultato? I numeri parlavano chiaro: per ogni lettore HD DVD venduto, c’erano tre PlayStation 3 negli scaffali dei negozi. Blockbuster scelse Blu-ray, Target eliminò HD DVD dai suoi negozi, e nel gennaio 2008 Warner Bros annunciò che avrebbe abbandonato il formato Toshiba. Game over.
Febbraio 2008: Toshiba alza bandiera bianca. HD DVD è ufficialmente morto dopo appena due anni di guerra. Sony aveva vinto, ma a che prezzo? Mentre festeggiavano la vittoria, dall’altra parte del mondo Netflix aveva già iniziato a testare lo streaming video.

Il futuro di ieri che non vide arrivare Netflix
Lo sapete: la nostra rubrica “Il futuro di ieri” racconta quelle previsioni che sembravano ovvie, logiche, inevitabili, e che invece si sono rivelate completamente sbagliate. Nel 2008, mentre Sony brindava alla morte di HD DVD, Reed Hastings stava già scommettendo tutto sullo streaming. L’idea sembrava folle: chi mai avrebbe voluto guardare un film con la qualità compressa di YouTube?
Ma la generazione cresciuta con Napster, iPod e iTunes aveva già imparato una lezione fondamentale: la comodità batte la qualità nove volte su dieci. Non importava se il Blu-ray offrisse video in 1080p senza compressione e audio lossless: se Netflix ti permetteva di guardare The Office senza alzarti dal divano, il gioco era fatto.

Sony aveva vinto la guerra più costosa nella storia dei formati domestici, spendendo miliardi per convincere il mondo che il futuro era nei dischi ad alta definizione. Ma il futuro vero era già qui, nascosto nei cavi ethernet e nelle connessioni ADSL che stavano entrando in ogni casa. Come spesso accade con le tecnologie, la risposta più elegante non era migliorare i supporti fisici, ma eliminarli completamente.
Oggi, mentre Sony chiude la produzione di Blu-ray registrabili in Giappone, Yamamoto può consolarsi sapendo di aver creato il formato di maggior successo nella storia dell’home video. Peccato che sia arrivato proprio mentre l’home video stava diventando storia. In quanto a me, beh… Ho ancora la mia vecchia PlayStation 3 in qualche armadio, e la tiro fuori quando voglio mostrare il video del mio matrimonio (rigorosamente in Blu-ray). Neo archeologia.
La morale? A volte vincere la battaglia giusta al momento sbagliato è peggio che perderla del tutto. Blu-ray vinse tutto e perse il futuro in un colpo solo.