210%. Questo è il dato che ha scioccato gli analisti del settore wearable: la crescita del mercato degli occhiali intelligenti nel 2024, trainata quasi interamente dal successo degli occhiali Ray-Ban Meta. Un anno fa erano considerati un esperimento costoso, oggi EssilorLuxottica annuncia numeri record e Meta punta a raddoppiare le vendite entro fine 2025.
Come è possibile che un prodotto dato per morto e sepolto anni fa abbia generato una simile impennata? La risposta sta in una strategia apparentemente semplice: rendere invisibile la tecnologia più avanzata.
I numeri che cambiano tutto per gli occhiali Meta
I dati parlano chiaro. Secondo HDBlog.it, gli occhiali smart sviluppati dalla partnership tra Meta ed EssilorLuxottica hanno superato il milione di unità vendute nel 2024. Un risultato che ha fatto impallidire i competitor e sorpreso gli stessi dirigenti di Menlo Park.
Ma c’è di più. Counterpoint Research ha documentato come il mercato globale degli smart glasses abbia registrato, come detto, un’impennata del 210% anno su anno, superando per la prima volta la soglia dei 2 milioni di unità totali. Una crescita che ha spinto gli analisti a rivedere tutte le previsioni: ora si parla di un tasso di crescita annuale composto (CAGR) superiore al 60% fino al 2029 per questi aggeggi.
La cosa divertente? Mark Zuckerberg sembra aver trovato la sua nuova ossessione dopo il clamoroso flop del metaverso. E stavolta i numeri gli stanno dando ragione, almeno per ora. Ma siamo sicuri che non finirà come l’ultima volta?
Meta e la strategia dell’invisibilità
Il successo degli Ray-Ban Meta si basa su un principio che sembra ovvio solo a posteriori: non far sembrare tecnologici i dispositivi tecnologici. Dove Google aveva fallito con i suoi Glass dal design “Borg” (si, questo blog è diretto da un Trekkie, fanculo Star Wars), Meta ha scelto di nascondere fotocamere da 12 MP, microfoni a 5 canali e intelligenza artificiale all’interno di montature iconiche che esistono dagli anni ’50.
Il risultato? Un dispositivo che ti permette di dire “Hey Meta” e ottenere traduzioni in tempo reale, riconoscimento musicale via Shazam e persino promemoria intelligenti, tutto mentre sembra che tu stia semplicemente indossando dei normalissimi occhiali da sole.
La strategia ha funzionato talmente bene che EssilorLuxottica ha annunciato ricavi triplicati nella prima metà dell’anno, contribuendo a un aumento complessivo del 7,3% nelle vendite del gruppo. Non male per quello che doveva essere “l’ennesimo gadget di Zuckerberg”.
I piani ambiziosi (forse troppo) di Meta
Zuckerberg non si accontenta (e figurati). Meta ha già annunciato l’obiettivo di raggiungere da sola almeno 2 milioni di occhiali venduti entro la fine del 2025. E per farlo sta preparando un arsenale di novità che farebbe invidia a un film di spionaggio: i modelli “Hypernova” con display integrato, la partnership con Prada per occhiali di lusso, e gli Oakley Meta HSTN con fotocamere potenziate.
Secondo fonti interne, i nuovi occhiali Meta includeranno display nelle lenti per visualizzare notifiche e risposte dell’AI, trasformando definitivamente gli occhiali in una sorta di “smartphone per il viso”.
Il progetto più ambizioso resta “Orion”, gli occhiali AR standalone che dovrebbero permettere “chiamate olografiche” e interazioni completamente immersive. Perché quando Zuckerberg si fissa su qualcosa, lo sapete, non conosce mezze misure.

Il rischio della sindrome da metaverso
Ci sto girando intorno dall’inizio dell’articolo, dai, ve lo aspettavate. La mia domanda è legittima e la ribadisco: e se la storia degli occhiali Meta finisse come quella del metaverso? Ricordiamo tutti l’entusiasmo di Zuckerberg quando nel 2021 ribattezzò Facebook in Meta, puntando tutto su un mondo virtuale che doveva cambiare per sempre il nostro modo di socializzare, lavorare e giocare.
Il risultato? Decine di miliardi di dollari investiti in una tecnologia che il pubblico ha sostanzialmente ignorato. E decine di migliaia di licenziamenti per recuperare ed “efficientare” l’azienda. Oggi il metaverso è diventato più un meme che una realtà, e i visori Quest vendono principalmente per i videogame, non per le riunioni di lavoro virtuali che Mark sognava.
La differenza stavolta potrebbe essere nella strategia. Mentre il metaverso richiedeva un cambio di paradigma totale (ci abbiamo provato. Spiaze.), gli occhiali smart si inseriscono naturalmente nelle abitudini esistenti. Ascoltare musica, scattare foto, ricevere indicazioni stradali: sono tutte cose che facciamo già, solo con un dispositivo diverso.
Occhiali Meta: scenari futuri e tassi di adozione
Se manteniamo il ritmo attuale di crescita del 60% annuo, potremmo vedere circa 8-10 milioni di occhiali smart venduti globalmente entro il 2027. Un numero che inizierebbe a essere significativo, anche se consideriamo che oggi esistono circa 5 miliardi di smartphone nel mondo.
Ma sarà possibile? La sfida principale resta il prezzo (299 dollari di partenza) e la dipendenza dallo smartphone. A differenza di quello che promette Zuckerberg, gli occhiali Meta attuali non sostituiscono il telefono, lo affiancano. Lo faranno ancora per un bel po’. E non tutti sono disposti a spendere 300 euro per un accessorio, per quanto intelligente.
Il vero test arriverà con i modelli 2025 dotati di display. Se Meta riuscirà a mantenere il design discreto aggiungendo funzionalità visive, potremmo davvero assistere alla nascita di una nuova categoria di dispositivi. Altrimenti, potremmo ritrovarci con l’ennesima “fissa” di Zuckerberg destinata a finire in un difficile Vietnam tecnologico.
Una cosa è certa: questa volta Mark sembra aver imparato la lezione. Invece di promettere rivoluzioni, sta vendendo evoluzioni. E forse, per una volta, potrebbe aver azzeccato la strategia giusta. Ammesso che non si faccia prendere di nuovo dalla foga e non decida di trasformare tutti noi in cyborg (come lui) entro Natale.