Avete mai pensato che mentre leggete queste righe, milioni di funghi nel vostro corpo stanno “parlando” direttamente al vostro cervello? Non è fantasia, ma realtà scientifica. Dal microbioma intestinale alle membrane nasali, dai polmoni alla pelle, conviviamo con una popolazione fungina che influenza pensieri, emozioni e comportamenti molto più di quanto immaginassimo.
Le più recenti scoperte stanno riscrivendo il nostro rapporto con questi microscopici coinquilini, rivelando connessioni sorprendenti tra funghi e cervello che potrebbero spiegare disturbi mentali, problemi di memoria e alterazioni dell’umore. Vi va di dare un’occhiata con me?
Quando funghi e cervello si parlano direttamente
La storia inizia con una cosa che ha spiazzato i ricercatori del Baylor College of Medicine. David Corry e il suo team stavano studiando la Candida albicans, un fungo che normalmente convive pacificamente con noi, quando hanno fatto una scoperta inquietante. Questo comune abitante del nostro corpo può attraversare la barriera ematoencefalica, quella muraglia difensiva che il cervello usa per tenere lontani gli intrusi pericolosi.
Non si tratta di un’invasione brutale. La Candida entra nel cervello con una strategia raffinata, usando proteine specifiche che le permettono di aderire alle cellule endoteliali cerebrali. Una volta dentro, innesca una reazione a catena che culmina nella formazione di granulomi fungini, strutture che ricordano tristemente le placche dell’Alzheimer. Come spiega lo studio pubblicato su Cell Reports, questi invasori microscopici stimolano la produzione di peptidi beta-amiloidi, gli stessi frammenti tossici che caratterizzano le malattie neurodegenerative.
Ma la Candida non è sola in questa partita. Il Cryptococcus neoformans ha sviluppato un arsenale ancora più sofisticato per conquistare il territorio cerebrale. Utilizza una metalloproteasi segreta, una sorta di chiave molecolare che gli permette di aprire varchi nella barriera ematoencefalica. La ricerca pubblicata su mBio mostra come questo fungo non si limiti a entrare: una volta nel cervello, altera l’ambiente extracellulare creando condizioni ottimali per la sua sopravvivenza.
L’esercito silenzioso che modifica umore e comportamento
Mentre alcuni funghi puntano direttamente al cervello, altri preferiscono una strategia più sottile: influenzare la mente dall’intestino. È qui che la storia diventa ancora più affascinante. Iliyan Iliev del Weill Cornell Medicine ha scoperto che i funghi intestinali non si limitano a convivere pacificamente nel nostro tratto digestivo. Comunicano attivamente con il cervello attraverso molecole che entrano nel flusso sanguigno e stimolano specifiche cellule nervose.
Un esperimento sui topi ha rivelato qualcosa di straordinario: gli animali colonizzati dalla Candida albicans mostravano comportamenti più sociali e comunicativi. Non è chiaro se questo sia un effetto collaterale o una strategia deliberata del fungo per favorire la propria diffusione attraverso il contatto sociale. Come vi spiegavo in questo articolo, il confine tra manipolazione microbica e benessere dell’ospite è più sottile di quanto immaginiamo.
La connessione tra funghi intestinali e salute mentale emerge anche negli studi sui disturbi psichiatrici. Emily Severance della Johns Hopkins University ha documentato differenze significative nella composizione fungina intestinale di persone affette da depressione, disturbo bipolare e schizofrenia. Le ricerche mostrano che le donne con schizofrenia e alti livelli di anticorpi anti-Candida tendevano a ottenere punteggi inferiori nei test cognitivi.

Quando gli invasori diventano mortali
Non tutti gli incontri tra funghi e cervello finiscono con sottili manipolazioni comportamentali. L’Aspergillus fumigatus rappresenta il lato più aggressivo di questa invasione microscopica. Questo fungo ambientale, che inaliamo quotidianamente attraverso le spore presenti nell’aria, può trasformarsi in un assassino spietato quando trova un sistema immunitario compromesso.
La strategia dell’Aspergillus è brutale quanto efficace. Una volta raggiunto il cervello attraverso il flusso sanguigno, invade le pareti dei vasi sanguigni causando trombosi e infarti cerebrali. La ricerca pubblicata su mSphere mostra come questi funghi possano formare aneurismi micotici, bombe a orologeria pronte a esplodere nel tessuto cerebrale. I tassi di mortalità superano il 90%, rendendo l’aspergillosi cerebrale una delle infezioni fungine più temute in ambito clinico.
Il nostro corpo è un mosaico di funghi. La pelle ne è ricoperta, le membrane interne del naso e della vagina ne sono piene, e i funghi vivono persino accanto ai batteri nel nostro intestino. Ultimamente, gli scienziati stanno esplorando come questi abitanti fungini possano influenzare il nostro cervello, la mente e il comportamento.
La frontiera terapeutica di funghi e cervello
Non tutti i funghi sono nemici del cervello. La ricerca della Northeastern University ha rivelato che la psilocibina, il principio attivo presente in alcuni funghi, può riparare connessioni cerebrali danneggiate da traumi ripetuti. Craig Ferris e il suo team hanno dimostrato che i ratti trattati con psilocibina non solo recuperavano le funzioni cerebrali normali, ma sviluppavano una rete neurale “iperconnessa”.
Questo potenziale terapeutico si estende oltre i traumi. Studi pubblicati su Nature mostrano che la psilocibina può “resettare” temporaneamente le reti neurali responsabili della percezione del tempo e di sé, offrendo nuove prospettive per il trattamento della depressione e di altri disturbi mentali. Il composto sembra agire scollegando temporaneamente il “default mode network”, quella rete cerebrale iperattiva in molti disturbi psichiatrici.
La comprensione di questi meccanismi sta aprendo nuovi orizzonti terapeutici. Se riuscissimo a controllare l’interazione tra funghi e sistema nervoso, potremmo sviluppare trattamenti più mirati per malattie neurodegenerative, disturbi dell’umore e problemi cognitivi. Ma servirà ancora molto lavoro per distinguere tra correlazione e causalità, tra effetti benefici e manipolazione parassitaria.
Quello che emerge da queste ricerche è un quadro complesso dove i confini tra “noi” e i nostri abitanti microscopici si fanno sempre più labili. I funghi che portiamo dentro non sono semplici passeggeri: sono attori attivi che influenzano pensieri, emozioni e comportamenti in modi che stiamo appena iniziando a comprendere.
La prossima volta che prenderete una decisione d’impulso o vi sentirete stranamente euforici, ricordatevi che forse non siete completamente voi a decidere. Nel teatro della vostra mente, i funghi hanno un ruolo da protagonisti.