Il presidente di Tuvalu aveva le scarpe bagnate mentre registrava il suo discorso alla COP26. Non era una scelta stilistica: il mare stava letteralmente sommergendo il podio allestito sulla spiaggia dell’atollo di Funafuti. Quella immagine, diventata virale in tutto il mondo, raccontava meglio di mille rapporti scientifici la realtà di una nazione, la prima dell’era moderna, destinata a scomparire per cause ambientali.
Oggi, quattro anni dopo quel video, l’82% della popolazione di Tuvalu ha fatto richiesta per ottenere il primo “visto climatico” della storia. L’Australia ne concederà soltanto 280 all’anno, ma la coda è già lunghissima: oltre 8.750 persone vogliono abbandonare le isole prima che l’oceano le cancelli definitivamente.
Tuvalu: quando la geografia diventa un problema
Immaginate un paese che si alza dal mare per soli quattro metri e mezzo. Tuvalu è composta da nove atolli corallini dispersi nel Pacifico, con una superficie totale di 26 chilometri quadrati e 10.643 abitanti. La sua posizione geografica, un tempo idilliaca, oggi è diventata una condanna a morte annunciata.
Secondo l’analisi della NASA pubblicata nel settembre 2024, le nazioni insulari del Pacifico come Tuvalu sperimenteranno almeno 15 centimetri di innalzamento del mare nei prossimi 30 anni, indipendentemente da qualsiasi cambiamento nelle emissioni di gas serra. Il team di ricerca della NASA ha prodotto mappe ad alta risoluzione che mostrano quali aree saranno vulnerabili alle inondazioni da alta marea entro il 2050.
I numeri sono impietosi: aree di Tuvalu che attualmente vedono meno di cinque giorni di alluvione all’anno potrebbero arrivare a una media di 25 giorni annui entro il 2050. Grace Malie, una giovane leader tuvaluana coinvolta nell’iniziativa Rising Nations, ha commentato:
“Il futuro dei giovani di Tuvalu è già in pericolo.
Il cambiamento climatico è più di una crisi ambientale: si tratta di giustizia, di sopravvivenza e di responsabilità globale.”

L’accordo Falepili Union: il primo visto climatico della storia
Nel 2024, Tuvalu e Australia hanno firmato l’accordo Falepili Union, una storica intesa che ha lanciato il primo programma di “visto climatico” al mondo. 280 tuvaluani riceveranno ogni anno la residenza permanente in Australia, con accesso completo a sanità, istruzione e assistenza sociale.
La prima fase del programma si è chiusa il 18 luglio 2025, e la domanda è stata travolgente. Secondo l’Alto Commissariato australiano a Tuvalu, oltre 8.750 persone (più dell’80% della popolazione) si sono registrate per il sorteggio del visto. Il 25 luglio è stata selezionata la prima coorte di fortunati.
L’Australia riconosce gli effetti catastrofici del riscaldamento globale sulla stabilità e sul benessere delle comunità vulnerabili, in particolare in tutta la regione del Pacifico
L’accordo non è solo umanitario: prevede anche che l’Australia fornisca protezione a Tuvalu contro disastri naturali, emergenze sanitarie e minacce militari. In cambio, Tuvalu deve consultare Canberra prima di firmare accordi di difesa con altri Stati, una clausola importante considerando l’espansione della Cina nel Pacifico (a pensar male…) .
La digitalizzazione di Tuvalu: quando lo Stato diventa virtuale
Voglio offrire anche una prospettiva “protopica“. La prospettiva della scomparsa fisica non frena quella della presenza digitale. Mentre l’oceano avanza, Tuvalu ha intrapreso un progetto ambizioso per diventare la prima “nazione digitalizzata” al mondo. L’iniziativa include scansioni 3D delle isole e una piattaforma governativa virtuale.
L’idea è che anche quando l’arcipelago sarà completamente sommerso, esisterà un archivio digitale che i tuvaluani potranno utilizzare per riconnettersi con le loro radici culturali e nazionali.
Il dato più inquietante? Con un ritmo di 280 visti all’anno, serviranno circa tre decenni per evacuare completamente la popolazione di Tuvalu. Ma secondo le proiezioni NASA, metà della capitale Funafuti sarà sott’acqua già entro il 2050, e il 95% dell’arcipelago sarà inabitabile entro il 2100.
Il precedente che fa tremare il mondo
La storia di Tuvalu rappresenta un precedente che nessuno voleva vedere. Non si tratta più di adattamento climatico o di mitigazione: è la prima evacuazione programmata di un’intera nazione per cause ambientali. Altri piccoli stati insulari del Pacifico, come Kiribati, Vanuatu e le Maldive, osservano con attenzione l’esperimento tuvalano.
Come ha sottolineato Jane McAdam, esperta di diritto dei rifugiati presso l’UNSW Sydney:
“Anche se la maggioranza della popolazione ha fatto domanda, questo non significa che tutti a Tuvalu vogliano andarsene. Questo visto apre possibilità e fornisce una rete di sicurezza anche per chi vuole rimanere.”
La questione solleva interrogativi profondi sul futuro: cosa succede alla sovranità quando il territorio fisico scompare? I tuvaluani diventeranno apolidi o la digitalizzazione dello Stato garantirà continuità giuridica? Tuvalu sta scrivendo un capitolo della storia che speriamo rimanga unico, ma che potrebbe diventare tristemente comune nei prossimi decenni.
Il mare sale, le nazioni scompaiono, la diplomazia si adatta. Benvenuti nell’era dei visti climatici.