Zombi, dittature, catastrofi ambientali: a giudicare da film, serie TV e libri, il futuro sembra un posto terribile. E basta leggere i commenti sui canali social, anche quelli di Futuro Prossimo. Scegliete una notizia o una tecnologia, una qualsiasi, e leggerete in maggior parte commenti agghiacciati e agghiaccianti. E se invece il futuro fosse anche pieno di speranza e soluzioni innovative ai problemi che ci affliggono? Dopo tanta distopia, lasciate un po’ di spazio a sua sorella ottimista: signori, parliamo di Protopia.
Protopia, una definizione
Pensate a un giardino. No, non quello dell’Eden, e neanche un giardino “perfettino”. Un giardino normale: è quello il modello di società protopica. Non è mai finita o perfetta: richiede cura costante, attenzione e lavoro per crescere e svilupparsi. La Protopia implica un impegno continuo verso il miglioramento, riconoscendo che ogni giorno può portare progressi, anche se piccoli, verso una società migliore. Questa visione contrasta con l’idea di un’utopia statica e irraggiungibile, o di una distopia da cui non c’è fuga, offrendo invece un percorso realistico e incrementale verso il miglioramento.

Il concetto di Protopia è stato coniato da Kevin Kelly, teorico del futurismo digitale, per sottolineare l’importanza del progresso continuo e graduale, piuttosto che la ricerca di soluzioni utopiche definitive o la resa di fronte a scenari distopici. La Protopia, come detto, si basa sull’idea che piccoli cambiamenti progressivi possano accumularsi nel tempo, portando a miglioramenti significativi nella società.
Dalla tutela delle foreste pluviali alla pulizia degli oceani, dall’intelligenza artificiale “etica” alle città sostenibili, un altro futuro è possibile. E necessario.
Una ribellione gentile contro il pessimismo
Sempre più persone guardano al futuro e al presente con pessimismo, credendo che la situazione possa solo peggiorare. Colpa del doomscrolling, e dell’iper stimolazione da brutte notizie? In parte. E poi c’è la realtà quotidiana, che pure non fa grandi sforzi per rendersi simpatica.

È triste, perché tante persone intelligenti stanno lavorando sodo per risolvere i problemi, ma basta guardarsi intorno per vedere solo distopie. Cos’è? Un esperimento sociale di programmazione predittiva, o un modo per esorcizzare la paura? Ad ogni modo, dagli zombi di “The Last of Us” ai giochi di “Hunger Games”, dall’incubo totalitario di “The Handmaid’s Tale” alle apocalissi climatiche di “The Day After Tomorrow” e “Don’t Look Up”, la nostra immaginazione del futuro sembra bloccata su scenari da incubo. L’ultima volta che abbiamo sognato un domani migliore è stato con Star Trek. Sono passati 60 anni.
Eppure c’è un bisogno enorme di mostrare un altro tipo di futuro: non un’utopia irrealistica, né una distopia senza speranza. Una protopia. Un futuro in cui l’umanità affronta con successo le grandi sfide del presente, dalla crisi climatica all’intelligenza artificiale, dalla disuguaglianza alla democrazia.

Grazie per aver scelto di viaggiare con Protopia Tours
C’è chi, come Valérie Courtois, esperta canadese di silvicoltura indigena, lavora con l’ONU e il suo governo per proteggere i parchi nazionali. O Boyan Slat, giovane imprenditore olandese che con la sua organizzazione The Ocean Cleanup sta ripulendo gli oceani dalla plastica, intercettandola nei fiumi più inquinati prima che raggiunga il mare. O ancora chi lavora per raccontare la Protopia, come Kathryn Murdoch, figlia del tycoon Rupert, che ha co-fondato una società di produzione (Futurific Studios) per far conoscere persone e progetti che stanno già costruendo pezzi di protopia.

Quanti? Tanti. Quali? Ad esempio la centrale elettrica più pulita del mondo, a Copenaghen, che trasforma i rifiuti in energia. O’uso della realtà virtuale per migliorare l’approccio al dolore. Il filo conduttore? Innovazione e speranza.
Se guardiamo la storia, tutto ciò che oggi diamo per scontato era considerato impossibile in passato. Se c’è un consiglio che dovremmo davvero ignorare, è quello di chi dice che qualcosa non si può fare.”
Boyan Slat, fondatore di The Ocean Cleanup
Proviamoci anche noi
Coltivare la Protopia può essere un toccasana contro il pessimismo imperante, ispirare il pubblico a immaginare e costruire attivamente il futuro che desidera. Per questo, esplorare visioni protopiche in vari ambiti, dalla tecnologia alla società, è un esercizio che dovremmo fare tutti. Come lo yoga, ma per l’anima. Ho fatto un po’ di compiti anch’io, proprio per questo post.
Immaginando per esempio una “Vertical Farm City”, una città del futuro in cui tutti i grattacieli ospitano fattorie verticali high-tech che coltivano cibo usando l’idroponica, risparmiando suolo e acqua.

O un “Global Empathy Network”, in cui l’intelligenza artificiale è usata per potenziare l’empatia e la collaborazione tra persone di ogni cultura, favorendo la comprensione reciproca.

Oppure ancora, un “Eco-Industrial Hub”, un ex sito industriale inquinato trasformato in un polo green, che unisce bonifiche ambientali, energie rinnovabili, manifattura circolare e innovazione sostenibile. Dimostrando che ambiente, economia e comunità possono prosperare insieme.

Sono solo alcuni esempi della Protopia che potremmo portare nell’immaginario collettivo attraverso storie avvincenti e immagini evocative. Nella speranza che, un domani, possano diventare anche realtà diffuse.
Cercasi eroi del futuro
La strada per un futuro migliore è ancora lunga e accidentata. E la protopia dovrà sempre fare i conti con l’innegabile fascino che le utopie e le distopie esercitano sulla nostra psiche. C’è qualcosa di eccitante nel pensarsi come il sopravvissuto solitario nell’apocalisse. Magari con un pastore tedesco come fedele amico, come in “Io sono leggenda”.
Ma è molto più rock un’umanità di gente che lavora insieme, e costruisce un domani migliore. Diventiamo gli antenati che il futuro merita, le persone che saranno ricordate per sempre. Piantiamo noi i semi della speranza, i cui frutti saranno raccolti negli anni a venire
In fondo, osserva Wallach, si tratta di diventare gli antenati di cui il nostro futuro ha disperatamente bisogno. Eroi quotidiani che, con il loro impegno e la loro visione, gettano semi di speranza nel terreno del presente, per raccoglierne i frutti negli anni a venire.
Come diceva il visionario architetto Buckminster Fuller, non si cambia il mondo combattendo la realtà esistente, ma costruendone una nuova che renda la precedente obsoleta.
Una realtà che ci renda orgogliosi di chiamarci, semplicemente, umani.