La domanda che tutti si fanno è sempre la stessa: “L’AI prenderà il mio posto?”. Microsoft ha deciso di rispondere analizzando dati concreti anziché fare previsioni teoriche. Il risultato è uno studio che ha esaminato 200mila conversazioni reali per identificare i lavori sicuri dall’intelligenza artificiale.
Curiosi di scoprire chi se la caverà meglio? Piccolo spoiler, poi vi elenco tutto: gli operatori di draghe, gli imbalsamatori e i riparatori di pneumatici battono nettamente programmatori e traduttori. Un ribaltamento totale delle aspettative che ridisegna completamente il futuro del mondo del lavoro.
Lo studio che ribalta tutto: 200mila conversazioni “origliare” per capire
I ricercatori di Microsoft guidati da Kiran Tomlinson hanno analizzato nove mesi di conversazioni tra utenti americani e Bing Copilot, dal gennaio al settembre 2024. Non si tratta delle solite previsioni teoriche che riempiono i giornali, ma di dati concreti su come l’intelligenza artificiale viene davvero utilizzata nel mondo reale. Lo studio pubblicato su Microsoft Research ha creato un “punteggio di applicabilità AI” per ogni professione, misurando quanto efficacemente l’intelligenza artificiale può assistere o sostituire specifiche attività lavorative.
Il team ha scoperto che gli utenti chiedono più spesso aiuto all’AI per raccogliere informazioni e scrivere, mentre l’intelligenza artificiale riesce meglio a fornire informazioni, assistenza, insegnamento e consulenza. Ma la sorpresa arriva quando si guarda a chi sono i veri vincitori in questa partita: non chi vi aspettereste.
La classifica definitiva dei lavori sicuri
Ecco la top 10 dei lavori sicuri che l’intelligenza artificiale non riuscirà a toccare, secondo Microsoft:
1. Flebotomisti – Estrarre sangue dalle vene richiede un tocco umano che nessun robot ha mai imparato (e speriamo non impari mai)
2. Assistenti sanitari domiciliari – L’empatia non si scarica da un app store, almeno per ora.
3. Operatori per la rimozione di materiali pericolosi – A quanto pare, anche l’AI più coraggiosa preferisce stare alla larga dall’amianto: qualche robot celebre lo abbiamo visto in azione tra Chernobyl e Fukushima, ma sempre con il suo supervisore umano.
4. Aiutanti imbianchini e intonacatori – Sì, tenere il pennello è ancora un’arte molto, molto umana
5. Imbalsamatori – Un lavoro dove l’intelligenza artificiale non ha letteralmente nulla da dire
6. Operatori di impianti e sistemi – Quando qualcosa si rompe davvero, serve ancora (eccome!) un essere umano
7. Chirurghi orali e maxillo-facciali – In quel campo specifico, la precisione millimetrica del bisturi umano batte ancora l’AI
8. Installatori e riparatori di vetri auto – Sostituire un parabrezza richiede ancora almeno quattro mani vere, non virtuali;
9. Ingegneri navali – Progettare navi che non affondino e assumersene la responsabilità è ancora troppo per l’intelligenza artificiale
10. Riparatori di pneumatici – Cambiare una gomma bucata resta una delle cose più umane del mondo.
Perché i lavori manuali sono diventati i più sicuri dall’intelligenza artificiale
La spiegazione è ovvia. L’intelligenza artificiale eccelle nel processare informazioni e produrre testi, ma si arena completamente quando deve interagire fisicamente con il mondo reale. Come spiega lo studio, i lavori sicuri richiedono “attività che coinvolgono componenti fisici o atletici” e sono “molto più propensi a essere assistiti dall’AI piuttosto che eseguiti da essa”.
Un dato interessante emerge dall’analisi: nel 40% delle conversazioni studiate, quello che gli utenti volevano ottenere era completamente diverso da quello che l’AI faceva per aiutarli. Questo suggerisce che l’intelligenza artificiale funziona più come assistente che come sostituto, almeno per ora.
Il nostro studio esplora quali categorie di lavoro possono utilizzare produttivamente i chatbot AI. Evidenzia dove l’AI potrebbe cambiare il modo in cui si lavora, non portare via o sostituire i lavori.

I colletti bianchi nell’era dei lavori sicuri
Il paradosso più evidente dello studio Microsoft riguarda l’istruzione. Contrariamente a quello che molti pensano, avere una laurea non garantisce più protezione dall’automazione. Anzi, i ricercatori hanno scoperto che “troviamo una maggiore applicabilità AI per le occupazioni che richiedono una laurea rispetto a quelle con requisiti più bassi”.
Le professioni più a rischio? Interpreti e traduttori al primo posto, seguiti da storici, assistenti di volo, rappresentanti di vendita e, sorpresa, scrittori e autori. Tutte professioni che fino a ieri consideravamo “intellettuali” e quindi al sicuro. Come riporta Tom’s Guide, “le competenze radicate nel lavoro fisico o che richiedono un tocco umano davvero distintivo sono attualmente meno automatizzabili”.
Ravin Jesuthasan, esperto del futuro del lavoro, spiega il fenomeno a CNBC:
“L’AI ha davvero trasformato il lavoro intellettuale e i vantaggi delle competenze si stanno riducendo drasticamente. Se sono un idraulico, siamo ancora molto lontani dal momento in cui una macchina potrà sostituirmi, perché l’insieme di impianti idraulici che devo gestire è incredibilmente vario”.
Il futuro: non tutto è perduto
Microsoft è stata attenta a precisare che un alto punteggio di applicabilità AI non significa automaticamente perdita del posto di lavoro. La ricerca pubblicata su arXiv cita l’esempio dei bancomat: quando furono introdotti, automatizzarono una funzione chiave dei cassieri di banca, ma il numero di cassieri aumentò perché le banche aprirono più filiali a costi ridotti. Le app bancarie però, quelle si, hanno fatto strage.
Un recente sondaggio Gallup mostra che sono principalmente i lavoratori intellettuali a aumentare l’uso dell’AI: il 27% la usa frequentemente al lavoro, con un aumento del 12% rispetto al 2024. I settori più attivi sono tecnologia (50%), servizi professionali (34%) e finanza (32%). Nel frattempo, l’uso frequente dell’AI da parte dei lavoratori manuali è rimasto stabile al 9%.
Ma c’è anche una prospettiva diversa da considerare. Come ho scritto in passato, stiamo entrando nell’era dell’intelligenza ibrida, dove la collaborazione tra umani e AI potrebbe creare nuove opportunità piuttosto che eliminarle. Arti e mestieri, amici. Arti e mestieri.
I lavori sicuri di oggi potrebbero non essere gli stessi di domani, ma una cosa è certa: finché avremo corpi fisici che si ammalano, case che si rompono e oggetti che hanno bisogno di riparazioni, ci sarà sempre spazio per le mani umane. E forse, alla fine, è proprio questo il punto: l’intelligenza artificiale può simulare il nostro cervello, ma non può sostituire la nostra fisicità. Non ancora, almeno.