Vi siete mai chiesti come sarebbe se un robot potesse portare avanti una gravidanza al posto vostro? Beh, in Cina ci stanno lavorando sul serio. Si chiama parto robotico, e no, non è un’invenzione da film. È un progetto concreto, con un prototipo pronto per il 2026.
Il robot, sviluppato da Kaiwa Technology, ha un utero artificiale nel quale il feto cresce immerso in un liquido amniotico sintetico, nutrito tramite un tubo. Sarebbe (forse) la fine della maternità surrogata, ma c’è molto altro da considerare: dalle implicazioni psicologiche per il bambino alle questioni legali sulla genitorialità. Ed è solo l’inizio.
Come funziona il parto robotico
Il progetto, guidato dal dottor Zhang Qifeng, prevede un umanoide dotato di un utero artificiale incorporato nell’addome. Parafrasando un comedian degli anni 80, a proposito del fattore di forma: “non lo capisco ma mi adeguo”.
All’interno, il feto si sviluppa in un ambiente che replica le condizioni del grembo materno: liquido amniotico artificiale, nutrizione tramite un tubo che simula il cordone ombelicale, e un sistema di monitoraggio costante. Secondo quanto riportato da Interesting Engineering, il robot è progettato per interagire con i genitori, simulando persino i movimenti di una gravidanza naturale (inizio a spiegarmi il fattore di forma, ma mi inquieta lo stesso). Il prototipo, che dovrebbe debuttare nel 2026, promette di offrire una soluzione alle coppie sterili, ma solleva anche interrogativi etici e legali.
Il vero punto di svolta sarà capire se questa tecnologia potrà garantire uno sviluppo fetale sicuro e completo, senza rischi per la salute del bambino.
Il dottor Zhang ha spiegato che la tecnologia è già matura in laboratorio, ma deve ancora essere integrata in un formato umanoide per consentire un’interazione reale tra persona e macchina. Hai detto niente.
Il costo stimato, ad ogni modo, è di circa 100.000 yuan (14.000 dollari), una frazione di quanto richiesto per una maternità surrogata negli Stati Uniti, dove i costi possono superare i 200.000 dollari. Tuttavia, Energy Reporters sottolinea che molti dettagli tecnici, come la fertilizzazione dell’ovulo e l’impianto nell’utero artificiale, non sono ancora stati resi pubblici.
A febbraio 2024 recensivo in questo articolo un film per la tv che, sorprendentemente, tratteggiava parecchi dettagli di questa tecnologia, specie riguardo all’interazione con i genitori “remoti”. Si chiama “Figli dell’intelligenza artificiale”, e vi invito a vederlo. Ancora una volta, più che programmazione predittiva, le opere di ingegno sono forti intercettori di futuro, e più che anticiparlo lo ispirano.

Le implicazioni etiche del parto robotico
Le questioni etiche sono al centro del dibattito. L’avvento di un utero artificiale solleverà domande sulla definizione stessa di genitorialità e sul legame affettivo tra genitori e figli (specie la madre). Gli esperti, come riportato da PMC, avvertono che non si conoscono ancora gli effetti psicologici a lungo termine. Inoltre, c’è il rischio che questa tecnologia venga utilizzata per scopi non medici, come la selezione genetica o la commercializzazione della riproduzione.
Un altro aspetto critico è la regolamentazione. In Cina, le autorità della provincia di Guangdong stanno già discutendo con Kaiwa Technology per definire un quadro normativo che tuteli i diritti di tutti gli attori coinvolti. Come sottolineato da NDTV, il progetto ha già scatenato un accesissimo dibattito online, con opinioni divise tra chi vede una grande opportunità per le coppie sterili e chi teme una deriva verso una società in cui la gravidanza diventa un processo industriale.
Il rischio è che il parto robotico possa essere percepito come una soluzione “fredda” e meccanica, priva dell’elemento umano che caratterizza la maternità.
Le reazioni del pubblico e della comunità scientifica
La notizia ha diviso l’opinione pubblica. Su piattaforme come Weibo, molti utenti hanno espresso entusiasmo per la possibilità di avere figli senza dover affrontare una gravidanza naturale, soprattutto in un paese dove l’infertilità è in aumento. Altri, però, si chiedono se sia etico delegare la gestazione a una macchina. Alcuni commenti online riflettono la paura che questa tecnologia possa portare a una mercificazione della vita umana.
Anche la comunità scientifica è divisa. Mentre alcuni ricercatori vedono nel parto robotico una svolta per la medicina riproduttiva, altri mettono in guardia contro i rischi di una tecnologia ancora immatura. TandF Online evidenzia che, nonostante i progressi, l’ectogenesi completa (la gestazione artificiale dall’inizio alla fine) resto un obiettivo costellato di incognite.
Il vero test sarà capire se la società è pronta ad accettare una trasformazione così radicale del concetto di famiglia e riproduzione, e non nascondo di pensare che forse questo lavoro serve anzitutto a tastare il polso. Perché, per quello che vale il mio parere, e ovviamente posso sbagliarmi, intravedo zero possibilità che un sistema del genere possa funzionare già nel 2026. Qifeng però ne è convinto, e mi perdonerete se per sottolinearlo meglio vi cito le sue esatte parole, in inglese.
“The artificial womb technology is already in a mature stage, and now it needs to be implanted in the robot’s abdomen so that a real person and the robot can interact to achieve pregnancy, allowing the fetus to grow inside.”
— Zhang Qifeng, founder of Kaiwa Technology
Parto robotico: cosa pensare?
In Cina, dove il tasso di infertilità è in costante aumento, il parto robotico potrebbe rappresentare una soluzione concreta per molte coppie. Secondo i dati riportati da Times of India, il progetto di Zhang Qifeng si inserisce in un contesto in cui la scienza e la tecnologia sono sempre più al servizio della società. Tuttavia, il successo di questa innovazione dipenderà anche dalla capacità di affrontare le preoccupazioni etiche e di garantire che la tecnologia sia accessibile a tutti, senza creare nuove disuguaglianze.
Il dottor Zhang ha affermato che il suo obiettivo è aiutare le coppie a realizzare il sogno di avere un figlio, ma ha anche riconosciuto la necessità di un dibattito aperto e trasparente. Come scrivevo in un precedente articolo, la Cina sta investendo massicciamente in robotica e intelligenza artificiale, ma il vero successo di queste innovazioni dipenderà dalla loro capacità di integrarsi nel tessuto sociale senza stravolgerne i valori.
In attesa del debutto del prototipo nel 2026, il mondo osserva con curiosità e apprezzamento questa nuova frontiera della scienza. Ma una domanda rimane aperta: siamo davvero pronti a un futuro in cui la gravidanza non sarà più un’esperienza esclusivamente umana?