Chiudete gli occhi e pensate al luogo che più vi manca. Quello che vi fa sorridere con una punta di malinconia, quello dove vorreste tornare almeno una volta. Fatto? Ora rispondete sinceramente: c’è acqua in quel posto? Un mare, un lago, un fiume? Se la risposta è sì, non siete strani. Anzi, siete perfettamente normali. Un nuovo studio dell’Università di Cambridge ha appena svelato qualcosa di sorprendente sulla nostalgia umana: i luoghi blu dominano i nostri ricordi più cari. Perché? Vediamo.
La nostalgia preferisce l’azzurro
I numeri parlano chiaro. Elisabeta Militaru, che ha guidato la ricerca durante il suo dottorato al Dipartimento di Psicologia di Cambridge, ha scoperto che i luoghi blu rappresentano oltre un terzo di tutti i ricordi nostalgici. Nel dettaglio: il 26% dei residenti britannici e il 20% di quelli americani identificano coste e oceani come luoghi nostalgici. Aggiungendo fiumi e laghi, la percentuale sale al 35% per il Regno Unito e al 30% per gli Stati Uniti.
In confronto, le aree agricole rappresentano solo il 10% dei luoghi nostalgici sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti. Anche montagne e foreste si fermano al 10% ciascuna.
N.d.r: forse non è un caso che alcune delle canzoni d’amore più celebri abbiano il mare come protagonista: da “Sapore di sale” di Gino Paoli a “Questi posti davanti al mare” di Pino Daniele, l’acqua sembra essere da sempre la colonna sonora dei nostri sentimenti più profondi.
“Ci aspettavamo che le persone provassero più spesso nostalgia per i luoghi verdi, dato che molti studi sottolineano i benefici psicologici degli ambienti naturali verdi”, spiega Militaru.
“Siamo rimasti sorpresi nel scoprire che i luoghi blu sono la caratteristica distintiva della nostalgia dei luoghi”.
Perché l’acqua ci commuove di più
La spiegazione scientifica di questa preferenza risiede nelle proprietà visive uniche dei paesaggi acquatici. I luoghi blu tendono a essere più luminosi, con colori più saturi e un contrasto più elevato rispetto agli ambienti verdi o grigi urbani. Queste caratteristiche visive sono note per evocare risposte emotive e possono migliorare la sensazione di piacere estetico.
Militaru indica anche il potenziale potere della “proprietà frattale” di un paesaggio, che si riferisce a quanto spesso gli elementi di una scena si ripetono visivamente.
“La ricerca passata suggerisce che i paesaggi con struttura frattale moderata, come le coste, tendono a generare emozioni positive”, continua la ricercatrice.
Le persone non amano contorni estremamente caotici del tipo che potreste vedere nel mezzo della foresta, dove non si ha un senso di apertura. Allo stesso tempo, non gradiscono nemmeno una complessità troppo scarsa. Con uno skyline urbano, per esempio, ci sono pochissime interruzioni nel modello della scena. Mare, fiumi e laghi potrebbero offrirci la complessità visiva ottimale.
I nostri risultati si aggiungono alla crescente evidenza che i luoghi blu sono associati a un maggiore benessere psicologico

I benefici psicologici della nostalgia acquatica
Lo studio, pubblicato su Current Research in Ecological and Social Psychology, ha coinvolto circa 800 residenti statunitensi e 200 britannici, con età compresa tra 18 e 94 anni. I partecipanti sono stati invitati a identificare e descrivere i luoghi per cui provavano nostalgia, permettendo ai ricercatori di isolare le caratteristiche distintive di questi posti confrontandoli con luoghi ordinari.
Quando le persone riflettono su un luogo nostalgico, sperimentano benefici psicologici significativi. Si sentono più connesse agli altri, le loro vite sembrano più significative, la loro autostima aumenta, così come il loro senso di autenticità. Non a caso, anche Enrico Ruggeri cantava “Il mare d’inverno” come metafora di sentimenti profondi e inalterabili.
“La nostalgia porta i luoghi a fuoco, proprio come una lente d’ingrandimento”, spiega Militaru. “I luoghi significativi tendono a essere fisicamente lontani da noi, eppure la nostalgia li riporta a fuoco e, così facendo, collega il nostro sé passato al nostro sé presente e futuro”.
La ricerca ha anche rivelato che i luoghi nostalgici sono più spesso situati vicino all’acqua e fisicamente lontani, anche se si sentono psicologicamente vicini ai partecipanti. Questo spiega perché brani come “Caruso” di Lucio Dalla, ambientato a Sorrento con vista sul mare, riescano a toccare corde così profonde dell’animo umano.
Implicazioni per urbanistica e salute mentale
Le scoperte hanno implicazioni pratiche significative, specialmente per la pianificazione urbana e la salute mentale. Lo studio suggerisce che preservare l’accesso agli spazi blu (laghi, fiumi, spiagge) può essere una strategia importante per la salute pubblica.
“La nostra ricerca suggerisce che l’accesso a coste, fiumi, parchi e paesaggi naturali dovrebbe essere prioritario, specialmente nelle aree urbane dense”, argomenta Militaru.
La nostalgia può anche essere utilizzata per identificare aree importanti per le comunità locali, dato che molti luoghi nostalgici sono relativamente piccoli.
Nel XVII secolo, la nostalgia aveva una reputazione negativa ed era considerata una malattia della mente. L’indagine scientifica ha cambiato questa prospettiva. Ora sappiamo che la nostalgia è una risorsa psicologica che emerge quando affrontiamo disagi psicologici, come sentirsi soli o socialmente esclusi. La ricerca emergente trova che la nostalgia può anche avere un ruolo positivo nella cura delle persone con demenza.
Il nostro cervello, a quanto pare, è programmato per trovare nell’acqua non solo bellezza, ma anche consolazione e significato profondo.