Kylan Darnell aveva 18 anni quando ha postato il primo video su TikTok dal campus dell’Università dell’Alabama. Un video innocente per spiegare ai genitori cosa fosse la “rush week” delle confraternite. In quattro anni quel video le ha cambiato la vita: 1,2 milioni di follower, guadagni a sei cifre, fama nazionale. Ma anche un livello di odio online che ora la sta costringendo a scappare da tutto.
“Quest’anno è stato completamente diverso”, dice. E vorrei ben dire. La sua storia è lo specchio di quello che sta succedendo nei campus americani.
RushTok, da campus universitari a set televisivi
Il fenomeno RushTok è nato quasi per caso nel 2021, quando alcune studentesse dell’Alabama hanno iniziato a documentare su TikTok la tradizionale “rush week” delle confraternite femminili. Outfit coordinati, rituali centenari, amicizie patinate: tutto quello che prima restava chiuso nei campus è diventato improvvisamente virale. L’hashtag #BamaRush ha accumulato oltre 32 milioni di visualizzazioni, trasformando l’università in una sorta di reality show permanente.
Ma quello che sembrava divertimento innocuo si è presto trasformato in qualcosa di molto più complesso. A quanto pare, il processo di selezione delle confraternite è stato descritto da alcuni consulenti come “una guerra psicologica”. Le studentesse si preparano per mesi, spendendo cifre astronomiche per vestiti e consulenze, il tutto sotto l’occhio spietato di milioni di spettatori online.
I numeri del fenomeno sono impressionanti: 2.600 candidate quest’anno all’Università dell’Alabama, con una quota di partecipazione di 375 dollari non rimborsabile. Chi viene accettata paga in media 8.400 dollari a semestre per vivere nella casa della confraternita, o 4.100 dollari se vive altrove. Alcune consulenti private arrivano a chiedere 10.000 dollari per preparare le candidate al processo di selezione.
Quando i campus diventano troppo famosi per il loro bene
Il successo di RushTok ha creato un effetto domino inaspettato. Lorie Stefaneli, consulente di New York che vola ogni anno in Alabama per la rush week, racconta che un terzo delle sue clienti si iscrive all’università proprio dopo aver visto i video su TikTok. “È proprio per questo che molte vogliono andare in Alabama: perché lo vedono su TikTok”, spiega. Secondo The College Investor, il costo totale per il primo anno di membership in una confraternita può raggiungere gli 8.300 dollari, escluse le tasse universitarie.
Ma la fama ha il suo prezzo. Kylan Darnell, che con i suoi contenuti è riuscita a coprire completamente i 58.000 dollari annuali che le costa studiare fuori dal suo stato, ora parla di “un livello di odio enorme”. La pressione di vivere sotto il microscopio di milioni di follower ha iniziato a pesare sulla salute mentale delle studentesse, tanto che molte confraternite hanno deciso di correre ai ripari.
Ora molte ragazze vengono all’università solo per diventare influencer. In qualche modo interferisce con il senso di sorellanza.

Il campus dell’Alabama dichiara guerra a TikTok
La risposta delle istituzioni non si è fatta attendere. Alabama Public Radio riporta che molte confraternite hanno emanato un divieto de facto contro i post sui social media durante la rush week. Le candidate vengono espressamente informate che parlare con i media o postare contenuti online può portare all’esclusione automatica dalle confraternite più selettive.
È un cambio di rotta drastico per un fenomeno che aveva reso l’Alabama famosa in tutto il mondo. Le stesse studentesse che fino a ieri guadagnavano migliaia di dollari con sponsorizzazioni e partnership ora devono scegliere tra la fama digitale e l’appartenenza alle confraternite. Una scelta che molte non si aspettavano di dover fare.
Morgan Cadenhead, 20 anni, è diventata famosa nonostante sia stata rifiutata dalle confraternite, riuscendo a pagarsi gran parte dell’università con i guadagni dai social. Ma anche lei ha pagato un prezzo alto: dopo aver criticato il sistema delle confraternite online, è stata travolta da attacchi che l’hanno spinta a cercare lavoro… offline.
Il lato oscuro della fama
La trasformazione dei campus in palcoscenici digitali ha creato dinamiche prima impensabili. Come avevamo analizzato qui, TikTok sta ridefinendo il rapporto tra giovani e visibilità pubblica, spesso con conseguenze inaspettate. Nel caso di RushTok, l’algoritmo ha amplificato tradizioni universitarie centenarie trasformandole in contenuti virali, ma anche in bersagli per l’odio online.
Il fenomeno solleva questioni più ampie sui costi nascosti della fama digitale. Mentre alcune studentesse guadagnano abbastanza da pagarsi l’università, molte altre subiscono pressioni psicologiche enormi. I consulenti parlano di “montagne russe emotive” e molti ricevono telefonate disperate durante tutta la notte della rush week.
La sorella di Kylan, Izzy Darnell, 19 anni, continua a postare nonostante i divieti, ma ammette le preoccupazioni: “Temo quello che alcune ragazze faranno solo perché pensano di doverlo fare”. È il paradosso di una generazione cresciuta sui social che ora deve fare i conti con i limiti di questa esposizione costante.
Quello che è iniziato come una finestra divertente sulla vita universitaria americana si è trasformato in un esperimento sociale involontario sui limiti della celebrità digitale. I campus, che per secoli sono stati luoghi protetti di crescita e sperimentazione, ora devono navigare tra tradizione e trasparenza forzata, tra comunità e performance pubblica.
Forse la lezione più importante di RushTok non riguarda le confraternite o i social, ma il prezzo che paghiamo quando trasformiamo ogni aspetto della vita in contenuto: anche in luoghi che dovrebbero essere santuari di crescita personale.