Il cosiddetto Segnale Wow del 15 agosto 1977 aveva tutte le caratteristiche sbagliate per essere naturale: frequenza di 1420 MHz, durata di 72 secondi, intensità 30 volte superiore al rumore di fondo. Gli astronomi hanno cercato spiegazioni per quasi mezzo secolo. Ora, una nuova analisi dei dati originali rivela dettagli scioccanti: il segnale era molto più potente di quanto stimato, ma la sua vera origine cambia completamente la nostra comprensione di quel famoso momento. La verità dietro il mistero più grande della radioastronomia è emersa grazie a tecnologie moderne, e quello che abbiamo scoperto è affascinante e definitivo.
Segnale Wow, la scoperta che ha cambiato tutto
Quella mattina del 18 agosto 1977, Jerry Ehman non immaginava di aver trovato il santo graal della ricerca extraterrestre. Mentre esaminava i tabulati del radiotelescopio Big Ear dell’Ohio State University, i suoi occhi si posarono su una sequenza alfanumerica che non aveva mai visto prima: 6EQUJ5. L’intensità del segnale era impressionante, 30 volte superiore al normale rumore di fondo cosmico. Senza pensarci due volte, Ehman cerchiò quei caratteri con una penna rossa e scrisse a margine una parola che sarebbe diventata leggendaria: “Wow!”.
Il Segnale Wow sembrava avere tutte le carte in regola per essere il primo messaggio alieno della storia. La frequenza di 1420 MHz corrispondeva quasi perfettamente alla riga di emissione dell’idrogeno neutro, quella che i ricercatori SETI considerano la “frequenza universale” per eccellenza. Se una civiltà extraterrestre avesse voluto attirare l’attenzione, quella sarebbe stata la scelta più logica.
Il radiotelescopio Big Ear utilizzava due antenne separate che osservavano la stessa porzione di cielo a distanza di tre minuti l’una dall’altra. Se il Segnale Wow fosse provenuto da una sorgente fissa nello spazio, entrambe le antenne avrebbero dovuto rilevarlo. Invece, solo una delle due lo captò, suggerendo fin dall’inizio che si trattasse di qualcosa di molto particolare.
Mezzo secolo di teorie sbagliate
Nei decenni successivi, il Segnale Wow è diventato il simbolo della ricerca di vita extraterrestre. Scienziati di tutto il mondo hanno puntato i loro telescopi verso la costellazione del Sagittario, da dove sembrava provenire la trasmissione, ma senza mai ottenere risultati. Robert Gray provò con l’array META, poi con il Very Large Array e infine con il radiotelescopio di Hobart. Niente. Il segnale era sparito per sempre.
Le teorie si sono moltiplicate negli anni. Antonio Paris del St. Petersburg College aveva proposto nel 2016 che due comete, la 266P/Christensen e la 335P/Gibbs, fossero responsabili dell’emissione. Ma la sua ipotesi non aveva convinto molti colleghi, incluso lo stesso Ehman. Se fossero state davvero le comete, il segnale sarebbe dovuto durare molto più a lungo e essere rilevato da entrambe le antenne del Big Ear.

La verità nascosta nei dati
La svolta è arrivata grazie al progetto “Arecibo Wow!” guidato da Abel Méndez del Laboratorio di Abitabilità Planetaria dell’Università di Porto Rico. Tra il 2017 e il 2020, il team ha utilizzato il potente radiotelescopio di Arecibo per cercare segnali simili a quello del 1977, ma con tecnologie molto più avanzate. I risultati pubblicati hanno finalmente fornito la spiegazione che mancava da quasi mezzo secolo.
Il team di Méndez ha scoperto segnali simili al Segnale Wow, ma molto più deboli e provenienti da direzioni multiple. Questi nuovi dati hanno permesso di ricostruire quello che era realmente accaduto nel 1977. Il segnale originale non era un messaggio alieno, ma il risultato di un evento cosmico estremamente raro: l’emissione stimolata della riga dell’idrogeno causata da una potente fonte di radiazione transitoria.
Cosa è successo davvero nel 1977? Una magnetar (stella di neutroni con campi magnetici estremi) o un ripetitore gamma soft ha emesso un’esplosione di energia che ha attraversato una nube di idrogeno freddo nello spazio. Questa radiazione ha stimolato l’emissione dell’idrogeno, creando un potente “laser naturale” che per 72 secondi ha illuminato quella porzione di cielo.
Perché il Segnale Wow non tornerà mai
La scoperta di Méndez spiega perfettamente perché il Segnale Wow non si è mai più ripetuto, e mai si ripeterà. L’allineamento necessario per osservare questo fenomeno è talmente preciso da essere praticamente irripetibile: serve una fonte di radiazione transitoria, una nube di idrogeno freddo nella posizione esatta e la Terra che si trova nel punto giusto per osservare il tutto. È come vincere alla lotteria cosmica.
Le magnetar sono tra gli oggetti più violenti dell’universo. Quando eruttano, rilasciano in pochi secondi più energia di quanta ne produca il Sole in migliaia di anni. Ma questi eventi sono imprevedibili e di breve durata. La probabilità che si verifichi nuovamente lo stesso allineamento del 1977 è praticamente zero.
Questa scoperta ha anche importanti implicazioni per la ricerca SETI. Come sottolinea lo studio, l’universo è pieno di fenomeni naturali che possono imitare segnali artificiali. Prima di gridare al contatto alieno, è fondamentale escludere tutte le possibili spiegazioni astrofisiche, per quanto rare possano essere.
Il Segnale Wow rappresenta anche la prima registrazione confermata di un maser astronomico nella riga dell’idrogeno. Come spiegavamo in questo articolo sui protocolli per il primo contatto, eventi come questo ci insegnano quanto sia complesso distinguere tra fenomeni naturali e possibili tecnofirme extraterrestri. Alla fine, il Segnale Wow non era il messaggio che aspettavamo, ma qualcosa di altrettanto straordinario: la testimonianza di un evento cosmico talmente raro che potremmo non rivedere mai più. A volte la realtà supera anche la fantasia più audace.
E chissà, magari il prossimo segnale che capiteremo sarà davvero quello giusto.