Un braccio robotico si muove con precisione millimetrica sulla pelle. Nessun tremore, nessuna esitazione, nessun “ops, mi è scivolata la mano”. Il cliente è rilassato: sa che la macchina non sbaglierà mai. Benvenuti ad Austin, dove il primo studio di tatuaggi robot al mondo ha aperto i battenti con una promessa audace: arte perfetta senza dolore umano.
Blackdot non è solo una macchina, è una dichiarazione di guerra alle imperfezioni. E forse, chissà, anche agli artisti tradizionali.
Robot tatuaggi, quando la precisione incontra l’arte
La startup Blackdot, fondata dall’imprenditore Joel Pennington, ha sviluppato quello che definisce il primo sistema di tatuaggi completamente automatizzato al mondo. Il robot utilizza l’intelligenza artificiale e la visione computerizzata per applicare tatuaggi con una precisione che lascia a bocca aperta anche i veterani del settore. I punti che crea hanno un diametro di soli 0,25 millimetri, più piccoli del diametro di un capello umano.
Il processo inizia con alcuni punti di prova microscopici sulla pelle del cliente. La macchina analizza questi punti confrontandoli con un database di tipi di pelle diversi, determinando così il numero esatto di perforazioni e la profondità necessaria per ottenere il risultato perfetto. Come spiega la stessa azienda, ogni cliente riceve un trattamento personalizzato basato sulle caratteristiche uniche della propria pelle.
Il nostro dispositivo automatizzato è un po’ come la LASIK del tatuaggio. La precisione è estremamente alta.
Tatuaggi robot: addio al dolore e agli errori?
Una delle promesse più audaci di Blackdot riguarda il dolore. I clienti che hanno provato il sistema riferiscono di aver sentito molto meno disagio rispetto ai tatuaggi tradizionali. Il motivo è semplice: il robot perfora la pelle a una profondità inferiore rispetto a quanto farebbe un tatuatore umano, mantenendo comunque la qualità del risultato finale. Un sistema di aspirazione rimuove continuamente l’inchiostro in eccesso, eliminando la necessità di pulire costantemente l’area.

Il robot Blackdot è alto 1,3 metri e pesa poco più di 33 chilogrammi. Può lavorare su parti del corpo relativamente piatte come braccia e gambe, mentre altre aree come il petto e la schiena sono ancora in fase di sviluppo. Secondo gli sviluppatori, il sistema può completare tatuaggi complessi in una frazione del tempo richiesto da un artista umano.
Ancora: la precisione della macchina permette di realizzare disegni estremamente dettagliati che sarebbero impossibili da eseguire a mano. Steve Godoy, veterano dell’industria con 37 anni di esperienza, ha descritto un minuscolo tatuaggio della Gioconda realizzato da Blackdot come “una categoria a sé stante, una forma d’arte specifica”.
Ma quanto costa farsi tatuare da un robot?
Ecco dove le cose si complicano. Un tatuaggio robot di Blackdot può costare fino a 10.000 dollari. Il prezzo include la commissione per il design (da 400 a 3.500 dollari) e la tariffa di esecuzione (da 600 a 2.000 dollari). Come riporta KXAN, lo studio di Austin è già prenotato fino a marzo 2026, nonostante i prezzi da capogiro.
Il costo elevato riflette la natura sperimentale della tecnologia e il target di clientela esclusivo che Blackdot sta cercando di raggiungere. Si tratta principalmente di collezionisti d’arte, celebrità e appassionati di tecnologia disposti a pagare per essere tra i primi a sperimentare questa innovazione.

La risposta degli artisti tradizionali
Non tutti, ovviamente, sono entusiasti dell’arrivo dei robot per tatuaggi. Bobby Johnson e Aaron Davis, veterani del programma “Ink Master”, hanno definito la tecnologia “ridicola” e paragonabile a una catena di montaggio. Come riportato da TMZ, sostengono che manchi il cuore e la passione che solo un artista umano può offrire.
C’è qualcosa di romantico nell’idea del tatuatore che studia il vostro corpo, che adatta il disegno alle vostre curve, che vi racconta storie mentre lavora. L’odore dell’inchiostro, il ronzio della macchinetta, quel rapporto quasi intimo che si crea tra artista e cliente. Blackdot promette di eliminare tutto questo in favore della perfezione tecnica.
Forse non è necessariamente e totalmente un male. Come sottolinea Pennington, l’obiettivo non è sostituire i tatuatori tradizionali, ma creare una nuova categoria di arte corporea. Come evidenziavo in questo articolo, l’automazione non sempre significa la fine di una professione, ma spesso la sua evoluzione.
I robot per tatuaggi rappresentano un passo audace verso il futuro, ma portano con sé domande fondamentali sul valore dell’imperfezione umana nell’arte. Forse la vera domanda non è se questa tecnologia sostituirà i tatuatori tradizionali, ma se siamo pronti a rinunciare al calore umano per la perfezione meccanica.
E soprattutto: siamo disposti a pagare 10.000 dollari per scoprirlo?