Quante volte avete guardato un video online chiedendovi se fosse vero? Presto questa domanda potrebbe diventare obsoleta. Un gruppo di ricercatori di Cornell ha appena svelato un metodo tanto elegante quanto geniale per smascherare i video falsi: nascondere codici segreti direttamente nella normale illuminazione.
La scoperta arriva proprio quando ne abbiamo più bisogno. Le truffe e la disinformazione legata ai deepfake stanno raggiungendo livelli mai visti prima. I ricercatori dell’Università di Cornell hanno sviluppato una tecnologia chiamata “illuminazione noise-coded” che potrebbe finalmente dare un vantaggio decisivo a chi combatte la disinformazione digitale.
Come funziona la luce che smaschera i video falsi
Il sistema ideato da Peter Michael (a destra nella foto copertina di questo articolo) e dal team guidato dal professor Abe Davis (a sinistra nella foto) funziona con una semplicità disarmante. Invece di cercare di riconoscere i deepfake dopo la loro creazione, la tecnologia li rende praticamente impossibili da realizzare in modo convincente. Il trucco sta nel programmare le sorgenti luminose per emettere fluttuazioni di intensità pseudo-casuale, invisibili all’occhio umano ma perfettamente rilevabili dalle telecamere.
Ogni fonte di luce codificata porta con sé un codice segreto unico. Quando qualcuno riprende una scena sotto questa illuminazione, il video risultante contiene automaticamente una “impronta digitale” nascosta. La ricerca, pubblicata su ACM Transactions on Graphics, dimostra che qualsiasi tentativo di manipolazione del video altera inevitabilmente questi codici nascosti, rendendo la contraffazione immediatamente individuabile.
Ogni watermark contiene una versione a bassa fedeltà e datata del video non manipolato sotto un’illuminazione leggermente diversa. Li chiamiamo “video codice”. Quando qualcuno manipola un video, le parti manipolate iniziano a contraddire quello che vediamo in questi video codice, permettendoci di vedere dove sono stati fatti i cambiamenti.

La tecnologia che rende inutili tutti i video falsi
La genialità del sistema sta nella sua natura proattiva. Mentre la maggior parte delle tecnologie anti-deepfake cerca di identificare le contraffazioni dopo che sono state create, l’illuminazione noise-coded previene il problema alla radice. È come avere un notaio digitale invisibile che autentica ogni fotogramma del video nel momento stesso in cui viene registrato.
Il sistema può essere implementato in schermi di computer, lampade fotografiche e sistemi di illuminazione integrati negli edifici. Per le luci più vecchie, basta aggiungere un chip delle dimensioni di un francobollo per controllare l’intensità secondo il codice segreto. La tecnologia funziona anche in ambienti esterni, sebbene i movimenti rapidi e la luce solare intensa possano limitarne l’efficacia.

Perché è impossibile aggirare questo sistema
La vera forza della tecnologia di Cornell risiede nella sua resistenza agli attacchi. Anche se un hacker sapesse che il sistema viene utilizzato e riuscisse a decifrare alcuni codici, il suo lavoro diventerebbe exponenzialmente più difficile.
Come spiega Davis:
“Anche se un avversario conosce la tecnica e riesce a capire i codici, il suo compito diventa molto più difficile. Invece di falsificare la luce per un solo video, deve falsificare ogni video codice separatamente, e tutte queste falsificazioni devono essere coerenti tra loro”.
I ricercatori hanno testato il metodo contro una vasta gamma di manipolazioni: dai cambi di velocità e accelerazione ai face swap e ai deepfake più sofisticati. La tecnica si è dimostrata robusta contro segnali sotto la soglia di percezione umana, movimento di soggetti e telecamere, flash fotografici e diversi livelli di compressione video.
Dove vedremo per primi il meccanismo contro i video falsi
Gli scenari di applicazione più promettenti riguardano eventi ad alto rischio come conferenze stampa, interviste televisive e presentazioni pubbliche. Immaginate una sala stampa della Casa Bianca dove tutte le luci sono programmate con codici unici. Se in seguito circolasse un video virale con dichiarazioni controverse, gli investigatori potrebbero verificarne l’autenticità semplicemente analizzando i codici luminosi registrati.
L’implementazione pratica potrebbe iniziare dalle sale conferenze aziendali e dalle aule universitarie. Come vi raccontavo parlando dei deepfake nelle videoconferenze, la tecnologia potrebbe rivoluzionare anche il mondo del lavoro a distanza, garantendo l’autenticità delle riunioni virtuali più importanti.
La ricerca è stata presentata alla conferenza SIGGRAPH 2025 di Vancouver il 10 agosto, e ha segnato probabilmente l’inizio di una nuova era nella lotta contro la disinformazione digitale. Per la prima volta, la luce stessa diventa custode della verità, trasformando ogni ambiente illuminato in una fortezza inespugnabile contro l’inganno digitale.
E pensare che tutto è iniziato osservando il tremolio delle luci fluorescenti in un laboratorio universitario. A volte le soluzioni più geniali nascono dai dettagli che tutti vedono ma nessuno nota davvero.