Un container standard, parcheggiato in un campo deserto. All’interno, un fascio di luce invisibile si accende e, in pochi secondi, 200 droni vengono neutralizzati uno dopo l’altro, senza proiettili, senza rumore. È la dimostrazione del nuovo laser anti-droni Apollo High Energy Laser Weapon (HELW) di Electro Optic Systems (EOS), presentato ufficialmente al DSEI 2025 a Londra.
Come abbiamo spiegato in questo articolo, i laser militari hanno spesso deluso le aspettative, ma Apollo sembra fare sul serio: 150 kW di potenza, capacità di abbattere 50 droni al minuto e un costo per “sparo” vicino allo zero.
Come funziona il laser anti-droni Apollo: un container, un fascio di luce e un massacro (di velivoli)
Apollo non è solo un laser, ma un sistema integrato che combina:
- Un fascio laser da 100-150 kW, scalabile a seconda delle esigenze;
- Una copertura a 360 gradi, capace di colpire droni fino a 3 km di distanza e disturbare i sensori di velivoli più grandi fino a 15 km;
- Un sistema autonomo che, una volta caricato, può effettuare oltre 200 ingaggi senza bisogno di ricarica esterna.
Il segreto? La velocità della luce. Mentre un missile impiega secondi per raggiungere il bersaglio, il laser di Apollo colpisce istantaneamente, con una precisione millimetrica. Inoltre, il sistema è modulare: può essere montato su veicoli, integrato in reti di difesa NATO o utilizzato come unità standalone (The Defense News).
“I laser ad alta energia rispondono a un’esigenza urgente: difendersi da sciami di droni a un costo sostenibile”, ha spiegato il CEO di EOS, Dr. Andreas Schwer. E non è un caso che il laser anti-droni Apollo sia già stato venduto a un paese NATO (non specificato).
Il costo della guerra: perché Apollo è un cambio di paradigma
Un drone commerciale modificato per scopi militari può costare poche migliaia di euro, ma intercettarlo con un missile tradizionale (come un Patriot o un Stinger) può arrivare a 200.000 dollari a colpo. Apollo, invece, spende solo l’energia necessaria per il fascio laser: meno di 2 euro a “sparo”.
Chiaro il concetto? La vera rivoluzione non è tanto tecnologica, ma economica. E certo, c’è un rovescio della medaglia: se Apollo può neutralizzare 200 droni, cosa succede quando il nemico ne manda 201? O, peggio, un missile contro il container che lo ospita? La risposta, per ora, è affidata alla ridondanza: il sistema può essere integrato in reti di difesa multilivello, dove laser, cannoni e missili lavorano insieme.
Il futuro della guerra: droni vs laser anti-droni
Apollo non è solo un’arma, ma come detto è un cambio di paradigma. Fino a oggi, la difesa aerea si basava su missili costosi e limitati nel numero. Ora, con i laser, si passa a un modello illimitato: basta avere energia elettrica. E non è un caso che anche la Corea del Sud stia sviluppando sistemi simili per contrastare i droni nordcoreani, o che l’UE stia investendo 320 milioni di euro in laser ad alta potenza (AFP).
Ma la domanda è: quando i droni diventeranno resistenti ai laser? Alcuni esperti, come Hong Sung-pyo dell’Istituto coreano per gli affari militari, avvertono che “le armi laser non sono ancora state testate in condizioni reali di guerra”. E poi c’è il problema della portata: Apollo è efficace fino a 3 km, ma i droni possono essere lanciati da molto più lontano.
Conclusione: la luce come arma, tra promesse e limiti
Apollo è un passo avanti straordinario, ma non è la soluzione definitiva. È un tassello in una guerra sempre più asimmetrica, dove la tecnologia corre più veloce delle regole. Mentre i laser diventano sempre più potenti (la Romania sta già testando un sistema da 10 petawatt, fonte AFP), la domanda resta: chi vincerà la corsa tra droni e laser?
Una cosa è certa: la guerra del futuro non sarà fatta di missili e carri armati, ma di fascio di luce e intelligenza artificiale. E, come sempre, il vero problema non sarà la tecnologia, ma chi deciderà come usarla.