Il recettore GPR133 era lì, nascosto nelle cellule ossee, ma nessuno sapeva cosa facesse davvero. Ora i ricercatori dell’Università di Lipsia hanno scoperto che è la chiave per riparare le ossa danneggiate dall’osteoporosi. Attivandolo con la sostanza AP503, le cellule che costruiscono tessuto osseo tornano a funzionare come quando eravamo giovani. Il risultato? Ossa più forti, meno fratture, un futuro diverso per milioni di persone. La ricerca, pubblicata su Signal Transduction and Targeted Therapy, dimostra che in 4 settimane di trattamento le ossa di topi osteoporotici sono tornate normali.
Il recettore dimenticato che costruisce le ossa
GPR133 appartiene a una famiglia di recettori ancora poco esplorata dalla scienza. Si trova sulla superficie delle cellule ossee e funziona come un interruttore: quando si attiva, stimola gli osteoblasti (le cellule che costruiscono l’osso) e rallenta gli osteoclasti (quelle che lo distruggono). Un equilibrio perfetto che con l’età si rompe, portando all’osteoporosi.
La sostanza AP503 è stata invece identificata attraverso uno screening computerizzato come stimolatore specifico del GPR133. Nei test, ha ridotto le fratture vertebrali del 73% e aumentato la densità ossea in sole 4 settimane. Il meccanismo funziona attivando una cascata di segnali che porta alla produzione di nuovo tessuto osseo, anche in età avanzata.
Come spiega la professoressa Ines Liebscher, che ha guidato lo studio:
“Quando questo recettore è compromesso da alterazioni genetiche, i topi mostrano segni di perdita di densità ossea in giovane età, simile all’osteoporosi negli esseri umani. Utilizzando la sostanza AP503, siamo riusciti ad aumentare significativamente la resistenza ossea sia nei topi sani che in quelli osteoporotici”.
Osteoporosi in Italia, i numeri di una emergenza silenziosa
L’osteoporosi non è solo un problema di qualche anziano. Secondo i dati ISTAT 2022, il 7,9% della popolazione italiana ne soffre: il 2,3% degli uomini e il 13,2% delle donne. Ma i numeri crescono drammaticamente con l’età, fino a raggiungere il 30,8% oltre i 74 anni.
Tradotto in cifre assolute, parliamo di circa 5 milioni di persone colpite, di cui l’80% sono donne in post-menopausa. Ogni anno si verificano circa 100.000 ricoveri per fratture del collo del femore, con un alto tasso di mortalità e disabilità. Un’emergenza sanitaria che costa al sistema sanitario nazionale oltre 9,4 miliardi di euro all’anno, più di broncopneumopatia cronica ostruttiva e ictus ischemico.
Come funziona il nuovo meccanismo di riparazione
La scoperta ribalta l’approccio tradizionale all’osteoporosi. Invece di rallentare la distruzione ossea, AP503 riaccende la costruzione. Il recettore GPR133 risponde a due stimoli: le forze meccaniche (come l’esercizio fisico) e l’interazione con la proteina PTK7. Quando AP503 lo attiva artificialmente, scatena una reazione che aumenta i livelli di cAMP nelle cellule, attivando la via di segnalazione della β-catenina.
Il risultato è spettacolare: gli osteoblasti tornano a lavorare intensamente, producendo nuovo collagene e depositando minerali per irrobustire la struttura ossea. Contemporaneamente, viene aumentata la produzione di osteoprotegerina, una molecola che “blocca” l’attivazione degli osteoclasti distruttivi.
Nei test sui topi, l’effetto è stato evidente già dopo una settimana di trattamento. L’analisi al microscopio ha mostrato un aumento significativo del numero di osteoblasti e una riduzione degli osteoclasti. Ma la vera sorpresa è arrivata dai test biomeccanici: le ossa trattate con AP503 sono risultate più resistenti anche agli stress meccanici.

Sinergia con esercizio fisico e prospettive future
Una scoperta interessante riguarda l’interazione tra AP503 e attività fisica. I ricercatori hanno dimostrato che il recettore GPR133 risponde naturalmente alle forze meccaniche generate dall’esercizio. Questo significa che combinare il trattamento farmacologico con l’attività fisica potrebbe amplificare gli effetti benefici.
Come sottolinea la dottoressa Juliane Lehmann, prima autrice dello studio: “Il rafforzamento parallelo delle ossa dimostrato ora evidenzia ancora una volta il grande potenziale che questo recettore ha nella medicina per le persone che invecchiano”. Come vi avevamo già raccontato 2 anni fa, i ricercatori di Lipsia avevano già dimostrato che l’attivazione di GPR133 rafforza anche i muscoli scheletrici.
Osteoporosi, dalla ricerca alla clinica: quando arriveranno i farmaci?
La strada verso i test clinici sull’uomo è ancora lunga, ma le premesse sono incoraggianti. AP503 ha dimostrato efficacia anche nel modello di osteoporosi post-menopausale, creato rimuovendo le ovaie ai topi femmina. Dopo 4 settimane di trattamento, tutti i parametri ossei erano tornati a livelli normali.
Il team di Lipsia sta già lavorando su diversi progetti per esplorare l’uso di AP503 in varie malattie e per approfondire il ruolo del GPR133 nell’organismo. L’obiettivo è sviluppare una nuova classe di farmaci per l’osteoporosi, potenzialmente con meno effetti collaterali rispetto alle terapie attuali.
Per i 200 milioni di persone nel mondo che soffrono di osteoporosi, questa ricerca rappresenta più di una speranza: è la dimostrazione che le ossa fragili non sono un destino inevitabile dell’invecchiamento. La natura ha nascosto nelle nostre cellule il meccanismo per ripararle. E ora abbiamo trovato una chiave.