Il cane P3 (sigla in codice) non camminava da sette anni. Trauma spinale, paralisi completa degli arti posteriori, nessuna sensibilità al dolore profondo. Il tipo di lesione che i veterinari imparano a riconoscere come permanente. Dopo quattro mesi di fisioterapia senza progressi, l’animale è stato incluso in un trial clinico brasiliano e ha ricevuto un’iniezione intraspinale di polilaminina, una proteina estratta dalla placenta umana. Sei mesi dopo, P3 cammina con supporto e ha recuperato la sensibilità profonda. Non è tornato esattamente come prima, ma adesso si muove, ed è una cosa straordinaria.
Altri cinque cani nello studio hanno mostrato miglioramenti simili. La ricerca condotta da Tatiana Coelho de Sampaio all’Università Federale di Rio de Janeiro rappresenta un avanzamento concreto nel trattamento delle lesioni midollari, ma il percorso verso una terapia approvata per l’uomo è ancora lungo. Lo studio pubblicato su Frontiers in Veterinary Science ad agosto 2025 dimostra sicurezza ed efficacia preliminare, ma i limiti metodologici impediscono di trarre conclusioni definitive. In altri termini, e lo scrivo con chiarezza e cognizione in causa: la polilaminina funziona, ma quanto e perché restano domande aperte.
La proteina che esiste solo per qualche settimana
La laminina è una proteina che il corpo umano produce naturalmente durante lo sviluppo embrionale. Per alcune settimane forma una rete tridimensionale che guida i neuroni nella costruzione del sistema nervoso, poi scompare. Quello che Coelho de Sampaio ha fatto è replicare in laboratorio questa struttura polimerica e reintrodurla in un midollo spinale adulto danneggiato. L’intuizione è semplice: se la laminina ha aiutato i neuroni a organizzarsi quando si stavano formando, forse può farlo anche dopo una lesione. La polilaminina viene estratta dalla placenta umana e stabilizzata in forma polimerica, una configurazione che la proteina perde quando viene isolata con i metodi tradizionali. Questa forma polimerica sembra essere cruciale per l’efficacia terapeutica.
Il meccanismo d’azione proposto è che la polilaminina, una volta iniettata nel sito della lesione, formi una sorta di impalcatura che orienta la crescita assonale attraverso la cicatrice gliale. Quest’ultima è una barriera fibrosa che si forma dopo il trauma e impedisce ai neuroni di riconnettersi. In teoria, la polilaminina dovrebbe fornire un percorso alternativo per gli assoni in rigenerazione, bypassando o attraversando la cicatrice.

Polilaminina, lo studio sui cani: risultati e limiti
Il trial clinico ha coinvolto sei cani paraplegici con lesioni spinali croniche, causate da traumi o degenerazione discale. Tutti gli animali erano paralizzati da almeno tre mesi, alcuni da anni. Prima del trattamento, ogni cane è stato sottoposto a quattro mesi di fisioterapia intensiva per stabilire una baseline motoria stabile. Solo quando i punteggi di deambulazione sono rimasti invariati per tre valutazioni consecutive, l’animale è stato incluso nel trial. Questo approccio metodologico è importante perché elimina la possibilità che i miglioramenti osservati siano dovuti a recupero spontaneo tardivo o agli effetti della fisioterapia.
I sei cani sono stati divisi in due gruppi. Il primo ha ricevuto polilaminina combinata con GDNF (fattore neurotrofico derivato dalle cellule gliali), il secondo polilaminina combinata con condroitinasi ABC, un enzima che degrada i proteoglicani inibitori presenti nella cicatrice gliale. Entrambi i gruppi hanno mostrato miglioramenti statisticamente significativi nei punteggi di deambulazione dopo sei mesi. La scala TSCIS è aumentata in media da 2,2 a 3,2 punti, mentre la scala OFS è passata da 1,5 a 3,1 punti. Cinque cani su sei hanno recuperato funzionalità motoria misurabile, uno ha recuperato perfino la sensibilità al dolore profondo.
I risultati sono promettenti, ma lo studio (va detto anche questo) presenta limiti metodologici rilevanti. Primo, il campione è ancora piccolo. Sei animali sono sufficienti per uno studio esplorativo, ma non per trarre conclusioni definitive sull’efficacia. Secondo, non c’è un gruppo placebo. Tutti i cani hanno ricevuto trattamento attivo, il che rende impossibile escludere completamente effetti placebo o miglioramenti dovuti ad altri fattori. Terzo, la polilaminina è stata sempre somministrata in combinazione con altri agenti terapeutici, quindi non è chiaro quanto del recupero osservato sia attribuibile specificamente alla proteina.
Gli autori dello studio riconoscono apertamente questi limiti. E lo scrivono nella discussione:
“Sebbene il disegno dello studio non permetta conclusioni definitive sull’effetto specifico della polilaminina, i nostri risultati forniscono evidenze che i deficit motori associati a lesioni spinali possono essere affrontati anche nella fase cronica”.
I dati umani: pochi pazienti, risultati incoraggianti
Prima dello studio sui cani, il gruppo di Coelho de Sampaio aveva condotto un trial pilota su pazienti umani con lesioni spinali acute. Circa dieci persone hanno ricevuto polilaminina entro pochi giorni dal trauma. Secondo i dati riportati da CNN Brasil, alcuni di questi pazienti hanno recuperato movimenti volontari nonostante diagnosi iniziali di lesione completa. In condizioni normali, il tasso di recupero spontaneo nelle lesioni complete non supera il 15%. Nel gruppo trattato con polilaminina, il 75% ha mostrato qualche forma di recupero motorio.
Anche questi numeri vanno presi con cautela. Il trial era in fase di sicurezza, non di efficacia. Non c’era randomizzazione, non c’era gruppo di controllo, e il numero di pazienti era troppo basso per analisi statistiche robuste. Il fatto che alcuni pazienti abbiano recuperato movimenti è notevole, ma potrebbe essere dovuto a fattori confondenti non controllati. Serve un trial clinico controllato randomizzato su scala più ampia per confermare l’efficacia.

Polilaminina, il percorso verso l’approvazione clinica: 2028 nel migliore dei casi
Il laboratorio farmaceutico brasiliano Cristália, che produce la polilaminina, ha investito 28 milioni di reais nello sviluppo del farmaco. Secondo la FAPERJ (Fondazione di sostegno alla ricerca dello Stato di Rio de Janeiro), l’azienda sta aspettando l’autorizzazione dell’Anvisa (l’agenzia regolatoria brasiliana) per avviare la fase 1 degli studi clinici, che coinvolgerà inizialmente cinque pazienti con lesioni acute. L’obiettivo è dimostrare la sicurezza del trattamento in un contesto controllato. Se questa fase avrà successo, seguiranno studi di fase 2 e 3 per valutare l’efficacia su campioni più ampi.
Il processo di approvazione richiede anni. Anche nello scenario più ottimistico, la polilaminina non sarà disponibile nei protocolli clinici standard prima del 2028. Nel frattempo, il gruppo di ricerca sta lavorando per chiarire alcuni aspetti fondamentali del meccanismo d’azione. La domanda principale è: la polilaminina da sola è sufficiente, oppure serve sempre in combinazione con altri agenti? E se serve in combinazione, quale funziona meglio?
Speranza ragionevole, non miracoli
Le lesioni del midollo spinale colpiscono circa 768.000 persone all’anno nel mondo. In Italia si registrano più di mille nuovi casi ogni anno, principalmente dovuti a incidenti stradali, cadute e infortuni sportivi. Fino a pochi decenni fa, una lesione midollare completa significava paralisi permanente senza speranze di recupero. Oggi la situazione è cambiata, ma non quanto si potrebbe pensare. La maggior parte dei progressi riguarda la gestione delle complicanze e il miglioramento della qualità della vita, non il ripristino della funzione motoria.
La polilaminina rappresenta un approccio biologico al problema, tentando di favorire la rigenerazione nervosa piuttosto che limitarsi a gestire i sintomi. È un passo avanti, ma non è la cura definitiva che i titoli a volte suggeriscono. I cani nello studio brasiliano hanno recuperato funzionalità, ma nessuno è tornato a camminare esattamente come prima. I miglioramenti osservati sono statisticamente significativi ma clinicamente ancora modesti. Un cane che passa da un punteggio di deambulazione di 2 a 3 ha recuperato qualche movimento in più, non l’autonomia completa.
Tatiana Coelho de Sampaio, in un’intervista a Estado de Minas, ha dichiarato: “Non ho più il diritto di essere conservatrice. Dopo 25 anni di ricerca, dobbiamo avanzare”. È un’affermazione che bilancia ambizione e realismo. La scienza ha fatto progressi, ma serve cautela nel comunicarli. Le persone con lesioni midollari e le loro famiglie hanno bisogno di speranze concrete, non di aspettative irrealistiche che portano poi a delusioni.
La polilaminina funziona, almeno nei modelli animali. Funzionerà nell’uomo con la stessa efficacia? Probabilmente sì, ma in quale misura non lo sappiamo ancora. Serve tempo, servono trial clinici ben disegnati, serve trasparenza sui risultati. Nel frattempo, sei cani in Brasile camminano un po’ meglio di prima. Non è tutto, ma è qualcosa.