Il controllo è un’illusione. Ma quando questa illusione crolla di colpo, il cervello cerca disperatamente di ricostruirla. Un po’ come un sistema di sicurezza che, dopo un’irruzione, inizia a suonare allarmi per ogni ombra. È quello che è successo nei kibbutz israeliani dopo il 7 ottobre: sopravvissuti che controllavano le serrature decine di volte al giorno, persone che si lavavano le mani fino a ferirsi. Rituali ossessivi nati dal nulla, in chi prima non ne aveva mai avuti. Il trauma può davvero provocare anche un disturbo ossessivo-compulsivo? Per la prima volta, uno studio lo ha dimostrato.
Il primo studio a dimostrarlo
La tragedia degli attacchi del 7 ottobre 2023 ha fornito ai ricercatori un’opportunità scientifica forse unica. Il team guidato dal Professor Eyal Kalanthroff dell’Università Ebraica di Gerusalemme e dalla Professoressa Helen Blair Simpson della Columbia University ha seguito 132 adulti israeliani tra i quattro e sei mesi dopo gli attacchi, scoprendo qualcosa di inedito.
I risultati, pubblicati su Psychotherapy and Psychosomatics, sono cristallini: il 40% dei sopravvissuti direttamente esposti alla violenza ha sviluppato sintomi compatibili con il disturbo ossessivo-compulsivo, contro appena il 7% del gruppo di controllo formato da israeliani che vivevano lontano dalle zone colpite.

Ma c’è un dato ancora più significativo: il 24% dell’intero gruppo di sopravvissuti ha manifestato sintomi ossessivo-compulsivi completamente nuovi, mai esistiti prima del trauma. Nel gruppo di controllo questa percentuale scende sotto il 2%. È la prima volta che la scienza riesce a tracciare una linea causale diretta tra un evento traumatico specifico e l’insorgenza del disturbo ossessivo-compulsivo.
Disturbo ossessivo-compulsivo: quando il controllo diventa ossessione
Il disturbo ossessivo-compulsivo colpisce normalmente il 2-3% della popolazione. Si manifesta attraverso pensieri intrusivi (ossessioni) e comportamenti ripetitivi (compulsioni) che la persona non riesce a controllare, nonostante comprenda la loro irrazionalità.
Il sintomo più comune emerso tra i sopravvissuti del 7 ottobre? Il controllo compulsivo. Verificare ripetutamente serrature, finestre, sistemi di sicurezza. Un tentativo disperato del cervello di ristabilire un senso di controllo dopo aver sperimentato la totale vulnerabilità. Un po’ come se l’evento traumatico avesse danneggiato il “termostato” mentale che nel cervello regola ansia e percezione del pericolo.
Lo studio ha anche rivelato che la gravità dei sintomi del disturbo post-traumatico da stress prediceva direttamente l’intensità delle manifestazioni ossessivo-compulsive. Più severo il PTSD, più probabili i rituali compulsivi. Un collegamento che gli esperti dell’IPSICO definiscono “rivoluzionario per la comprensione di entrambi i disturbi”.
Le conseguenze di ogni violenza
È necessario essere chiari su un punto: questo studio documenta l’orrore vissuto da civili innocenti, vittime di una violenza ingiustificabile. Le famiglie sterminate nei kibbutz, i bambini uccisi, le donne violentate, gli anziani e gli altri civili rapiti meritano tutta la nostra compassione e il dolore per il loro trauma è legittimo e profondo.
Tuttavia, sarebbe intellettualmente disonesto ignorare che la risposta militare israeliana a Gaza ha generato un trauma collettivo di proporzioni enormemente maggiori: oltre 60.000 morti palestinesi, la distruzione sistematica di ospedali, scuole e infrastrutture civili. I traumi non hanno nazionalità, e la scienza ci insegna che ogni atto di violenza sui civili produce conseguenze psicologiche devastanti che si estendono per generazioni. Come sottolinea una meta-analisi del 2021, l’esposizione a traumi infantili aumenta significativamente il rischio di sviluppare disturbi ossessivo-compulsivi nell’età adulta. La violenza genera violenza, e anche i traumi si moltiplicano.

PTSD e disturbo ossessivo compulsivo, verso nuove strategie terapeutiche
La scoperta ha implicazioni terapeutiche immediate. La professoressa Simpson avverte che
“il trattamento per i disturbi correlati al trauma deve essere più olistico. I clinici dovrebbero considerare i sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo insieme allo stress post-traumatico, perché trascurarli significa lasciare le persone senza trattamento per una condizione che può influenzare profondamente le loro vite”.
La ricerca, come conferma l’Istituto Beck, suggerisce che i sopravvissuti ad abusi e traumi necessitano di protocolli terapeutici specifici che affrontino contemporaneamente PTSD e sintomatologia ossessivo-compulsiva.
Il trauma non si limita a ferire: trasforma. E comprendere queste trasformazioni è il primo passo per curarle, che si tratti dei sopravvissuti israeliani del 7 ottobre o dei bambini palestinesi cresciuti sotto le bombe. Quelli, si intende, che hanno avuto la sorte di sopravvivere.