Sei sedute. Meno di cinque minuti l’una. Radiazioni che rappresentano appena il 5% di quelle usate per un tumore. E dopo quattro mesi, il 70% dei pazienti con osteoartrite del ginocchio riferisce meno dolore, più mobilità, una vita migliore.
Lo studio coreano presentato all’ASTRO Annual Meeting di San Francisco cambia quello che sapevamo sulla radioterapia a basse dosi: non serve solo per i tumori. Può funzionare anche contro l’artrosi, quella condizione che affligge oltre milioni di italiani (32 milioni di americani!). Un’opzione intermedia tra antidolorifici inefficaci e protesi invasive. Qualcosa che si colloca esattamente dove serviva: nel mezzo.
Il trial coreano che cambia le carte in tavola
Il team guidato da Byoung Hyuck Kim della Seoul National University College of Medicine ha condotto un trial controllato randomizzato su 114 pazienti con osteoartrite lieve-moderata del ginocchio. Tre gruppi: uno ha ricevuto radiazioni a bassa dose (3 Gy), uno a dose bassissima (0.3 Gy), il terzo un trattamento placebo senza radiazioni reali. Nessuno sapeva in quale gruppo si trovasse. Sei sessioni per tutti, con un vincolo: solo paracetamolo come antidolorifico, nient’altro. Questo per evitare che i farmaci mascherassero l’effetto delle radiazioni, come spiegato nel comunicato ufficiale dell’American Society for Radiation Oncology.
Dopo quattro mesi, il 70% del gruppo a bassa dose ha ottenuto miglioramenti significativi in dolore, funzionalità fisica e condizione generale. Il gruppo placebo si è fermato al 42%. Il gruppo a dose bassissima al 58%, ma senza differenze statisticamente rilevanti rispetto al placebo. Nessun effetto collaterale legato alle radiazioni è stato segnalato in alcun gruppo.
Osteoartrite, come funzionano le radiazioni a basse dosi
L’osteoartrite inizia con un’infiammazione articolare. Questa crea un ambiente in cui degli enzimi degradano progressivamente il tessuto cartilagineo. Le radiazioni a basse dosi hanno un effetto antinfiammatorio documentato, e riducono anche la percezione del dolore. Non rigenerano la cartilagine già persa, ma spegnono il processo infiammatorio che continua a danneggiarla. È tipo un estintore, non una macchina del tempo: ferma il fuoco, non ricostruisce la casa.
Come ha spiegato Kim:
“Per l’osteoartrite severa, dove l’articolazione è fisicamente distrutta e la cartilagine è già sparita, le radiazioni non rigenereranno il tessuto. Ma per persone con malattia lieve-moderata, questo approccio potrebbe ritardare la necessità di una sostituzione articolare”.

Il problema del placebo (e perché conta)
Un particolare interessante dello studio? Il 42% del gruppo placebo ha riportato miglioramenti. Senza ricevere alcuna radiazione. Come riportato su Medical Xpress, questo tasso di risposta placebo è coerente con altri trial su osteoartrite che testano iniezioni o farmaci. Kim ha commentato: “È stato sorprendente, e sottolinea quanto siano importanti i design controllati con placebo nella ricerca sull’osteoartrite. Dobbiamo esaminarlo più da vicino in studi futuri”.
Ma il 70% contro il 42% resta una differenza statisticamente significativa (p=0.014). Le radiazioni funzionano. Non è solo suggestione.
Europa avanti, America indietro
In Germania e Spagna la radioterapia a basse dosi per il dolore articolare si usa da decenni. È una prassi consolidata. Ma negli Stati Uniti e in molti altri paesi, inclusa l’Italia, questa opzione terapeutica è praticamente sconosciuta. Il motivo? Mancavano trial controllati di alta qualità. E c’è un problema di percezione: quando senti “radiazioni”, pensi “cancro” o “Chernobyl”. Non pensi “trattamento sicuro per l’artrosi”.
“C’è un’idea sbagliata secondo cui le radiazioni terapeutiche vengono sempre somministrate ad alte dosi”, ha chiarito Kim.
“Ma per l’osteoartrite, le dosi sono solo una piccola frazione di quelle che usiamo per il cancro, e il trattamento colpisce articolazioni posizionate lontano dagli organi vitali, il che riduce la probabilità di effetti collaterali”.
Secondo uno studio retrospettivo tedesco su 1037 pazienti pubblicato su Radiation Oncology, la radioterapia a basse dosi per la gonartrite dolorosa aveva mostrato efficacia nell’82.5% dei casi con segni severi di malattia, contro il 77-78% dei casi lieve-moderati. Dati promettenti, ma in quel caso mancava il controllo placebo.
Radioterapia per osteoartrite, cosa succede adesso
Il team coreano continua a monitorare i pazienti per 12 mesi, per vedere quanto durano i benefici e se ci sono correlazioni con le immagini articolari. Sono in programma trial più ampi, inclusi studi comparativi con le iniezioni e analisi costo-efficacia. Kim è convinto che nella pratica clinica reale, combinando le radiazioni con fisioterapia, controllo del peso ed esercizio, i risultati potrebbero essere ancora migliori.
L’osteoartrite, ribadisco, non è reversibile. Ma rallentarla, ridurre il dolore, ritardare la protesi: questi sono obiettivi concreti. Come vi raccontavo in questo articolo, esistono approcci sperimentali per rigenerare la cartilagine usando tessuto prelevato dal naso del paziente. Ma sono ancora in fase di sperimentazione. Le radiazioni a basse dosi, invece, sono disponibili. Servono solo linee guida e consapevolezza
Sei sedute. Meno del 5% delle radiazioni oncologiche. Miglioramenti nel 70% dei casi. Zero tossicità. Forse la risposta per l’osteoartrite era lì, nel mezzo, dove nessuno guardava. Tra le pillole e la protesi, c’erano le radiazioni. Bastava saperlo.