Khoji Wesselius lo sentiva nell’aria. Quel profumo oleoso che arriva con il vento, nei giorni di trattamento. Patate da semina, barbabietole, grano. I campi intorno al suo villaggio nei Paesi Bassi vengono spruzzati da decenni. Lui ci aveva fatto l’abitudine, quasi come una “tradizione” del paesaggio rurale. Poi si è offerto volontario per un esperimento sull’esposizione ai pesticidi.
Gli hanno dato un braccialetto al silicone da tenere al polso per una settimana. E hanno scoperto che aveva otto pesticidi diversi assorbiti attraverso la pelle e altri tre nel sangue, nelle urine, nelle feci. Undici sostanze chimiche in totale. Sua moglie, più attenta al biologico, sette. “Ero contaminato”, dice. E no, non è un caso isolato. È la norma.
Esposizione ai pesticidi, lo studio che nessuno voleva vedere
Il team guidato da Paul Scheepers, epidemiologo molecolare dell’Università Radboud, ha fatto indossare braccialetti al silicone a 641 persone in dieci paesi europei. Obiettivo? Misurare l’esposizione ai pesticidi attraverso vie non alimentari: inalazione e assorbimento cutaneo.
I risultati, presentati al National Astronomy Meeting 2025 della Royal Astronomical Society a Durham, sono chiari. Hanno testato 193 sostanze. Ne hanno rilevate 173. Sono stati trovati pesticidi in ogni singolo braccialetto. Nessuna eccezione. La media: 20 sostanze a persona.
Gli agricoltori non biologici avevano 36 pesticidi addosso. Gli agricoltori biologici e chi vive vicino ai campi seguivano con numeri simili. I consumatori urbani, lontani dall’agricoltura, 17.
La differenza esiste, ma è più sottile di quanto si pensi. Come conferma uno studio tedesco recente, i pesticidi si diffondono molto più lontano dal punto di applicazione: il 97% dei campioni di suolo e vegetazione raccolti lungo 180 chilometri risultava contaminato.
Quello che respiriamo quando pensiamo di essere al sicuro
I regolatori monitorano l’assunzione alimentare dei pesticidi con molta attenzione. Residui sulla frutta, sulla verdura, nei cereali. Ma l’esposizione ai pesticidi per via non alimentare è stata incredibilmente ignorata per decenni. Eppure respiriamo queste sostanze.
Le assorbiamo attraverso la pelle. Il vento le trasporta per chilometri. Secondo una ricerca pubblicata su Nature, ad esempio, i pesticidi sono stati rilevati nei prati alpini della Val Venosta fino a 2.300 metri di altitudine. Il fungicida fluazinam è stato trovato nel 98% dei campioni analizzati, anche nelle aree più remote.
“Non possiamo evitare l’esposizione ai pesticidi: sono nel nostro ambiente diretto”, spiega Scheepers. “A questo punto serve capire quante di queste sostanze vengono assorbite dall’organismo”. Ha ragione: i braccialetti al silicone catturano l’esposizione esterna, ma non dicono quanto penetra nel corpo. Tuttavia, campioni di sangue, urine e feci dei partecipanti hanno confermato la presenza interna di queste sostanze. Wesselius e sua moglie ne sono la prova.
Il ritorno dei fantasmi chimici
La parte più inquietante dello studio riguarda i pesticidi vietati. Il DDT, bandito da decenni per motivi sanitari, è stato comunemente rilevato nei braccialetti sotto forma di metaboliti di degradazione. Anche dieldrin e propoxur, insetticidi proibiti, sono comparsi nei campioni. Queste sostanze persistono nell’ambiente per anni. Si accumulano nel suolo, nelle acque, nei sedimenti. Poi risalgono la catena alimentare o vengono rimesse in circolo dal vento e dalle piogge.
Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications che ha analizzato oltre 1.700 ricerche scientifiche e 20.212 dati sperimentali, l’esposizione ai pesticidi causa effetti negativi su numerosi organismi non target, dalle piante ai microorganismi, dagli insetti ai vertebrati. I danni compromettono crescita, riproduzione, comportamento e processi fisiologici. E per gli esseri umani? Fino al 50% della frutta venduta nell’Unione Europea contiene residui di pesticidi che possono creare seri problemi di salute.
Il cocktail che nessuno ha autorizzato
La presenza di pesticidi nei braccialetti non indica effetti diretti sulla salute. Ma il numero di sostanze diverse preoccupa. I ricercatori parlano di “cocktail chimici”. Miscele di più principi attivi che interagiscono tra loro. Gli studi sugli effetti combinati sono rari. I test di autorizzazione valutano ogni pesticida singolarmente, non le combinazioni. Eppure le persone sono esposte a decine di sostanze contemporaneamente. Alcuni studi suggeriscono che certe miscele amplificano gli effetti sul corpo umano oltre quanto previsto dall’esposizione isolata.
Un nuovo studio pubblicato su Nature Communications ha rivelato che i pesticidi possono accumularsi nel microbiota intestinale, alterando il metabolismo batterico. L’esposizione induce variazioni in centinaia di metaboliti prodotti dai batteri intestinali, con potenziali effetti infiammatori sull’organismo.
Alcune specie microbiche accumulano i pesticidi, prolungando la loro presenza nell’ospite.
Esposizione ai pesticidi, l’illusione della distanza
Wesselius vive circondato da campi trattati con glifosato e neonicotinoidi. Alcuni “vicini” di campo non considerano la direzione del vento quando spruzzano. “Ogni volta che vedo un trattore con l’impianto di irrorazione provo questa sensazione inquietante di essere avvelenato”, racconta.
Ma anche chi pensa di essere al sicuro in città dovrebbe riflettere. I 17 pesticidi rilevati nei braccialetti dei consumatori urbani non sono pochi. Arrivano dall’aria, dall’acqua, dal cibo. Si spostano con il vento per centinaia di chilometri.
L’Unione Europea aveva proposto di dimezzare l’uso dei pesticidi entro il 2030. La proposta è stata ritirata nel 2024 dopo le proteste degli agricoltori. Il dibattito continua. Da una parte la necessità di proteggere i raccolti e garantire la produttività. Dall’altra i rischi documentati per la salute umana e la biodiversità.
Bartosz Wielgomas, capo del dipartimento di tossicologia della Medical University of Gdańsk, definisce i risultati dello studio “di grande valore” ma sottolinea che potrebbero persino sottostimare l’esposizione reale, dato che i braccialetti non assorbono tutte le sostanze allo stesso modo.
Sapere non basta, ma è un inizio
Wesselius ha deciso di mangiare più biologico dopo aver visto i risultati. “Non è piacevole saperlo”, dice. “Ma è ancora peggio continuare questa pratica senza rendersene conto”. Lo studio non fornisce soluzioni immediate. Ma rende visibile qualcosa che era invisibile. L’esposizione ai pesticidi non è limitata agli agricoltori o a chi vive in campagna. È diffusa, costante, inevitabile. E finché questi dati resteranno nell’ombra, sarà difficile chiedere politiche più incisive. Se avete a cuore il futuro, diffondeteli: copiateli e incollateli ovunque, non c’è bisogno di citarci: non ci interessa questo.
I pesticidi hanno aiutato il mondo a produrre più cibo usando meno spazio. Ma hanno anche sporcato le regioni in cui vengono spruzzati riducendo la biodiversità necessaria per mantenere gli ecosistemi in equilibrio. La questione ora non è più se dovremmo nasconderci, ma come gestire un’esposizione che è già parte della nostra vita quotidiana.