30 milioni di dollari: è la cifra raccolta da due startup della Silicon Valley per fare una roba che negli USA, cioè dove sono stati raccolti i fondi, è vietata: modificare geneticamente embrioni umani destinati alla nascita. Preventive e Manhattan Genomics, queste le due startup, lavorano con la tecnologia CRISPR per riscrivere il DNA prima che un bambino venga al mondo. Tra i finanziatori ci sono nomi che pesano: Sam Altman di OpenAI, Brian Armstrong di Coinbase, Peter Thiel di PayPal. L’obiettivo dichiarato è prevenire malattie ereditarie come l’anemia falciforme o la fibrosi cistica, e siccome la FDA americana vieta qualsiasi sperimentazione clinica su embrioni modificati, le startup stanno cercando giurisdizioni più permissive. Emirati Arabi, Honduras. Luoghi dove le regole sono scritte con meno rigore e i controlli etici pesano meno dei brevetti. Inizia l’era dei “bambini OGM” alla luce del sole?
Le startup che vogliono creare bambini geneticamente modificati
Preventive, fondata dallo scienziato Lucas Harrington (allievo della pioniera CRISPR e premio Nobel Jennifer Doudna), ha sede a San Francisco e secondo il Wall Street Journal avrebbe già valutato la possibilità di operare negli Emirati Arabi Uniti. Manhattan Genomics, co-fondata da Cathy Tie (soprannominata “Biotech Barbie” dai media), punta invece all’Honduras. Tie ha una storia particolare: è stata brevemente sposata con He Jiankui, lo scienziato cinese che nel 2018 creò le prime bambine geneticamente modificate e finì in prigione per tre anni.
La tecnologia è la stessa: CRISPR-Cas9, le forbici molecolari che tagliano e riscrivono sequenze di DNA con precisione chirurgica. Come abbiamo raccontato analizzando le terapie CRISPR in arrivo, la tecnica ha già dimostrato efficacia nel trattare malattie del sangue negli adulti: applicarla agli embrioni, ovviamente, è un salto di scala completamente diverso.
Bambini OGM, perché sono vietati negli USA
La FDA non può approvare trial clinici che prevedano l’impianto di embrioni modificati. Non è questione di burocrazia: il problema sono le modifiche ereditabili. Quando tagli e incolli il DNA di un embrione, quelle modifiche passano alle generazioni future. Per sempre. Secondo uno studio pubblicato su Nature, il 40% degli embrioni trattati con CRISPR presenta anomalie: macrodelezioni, riarrangiamenti cromosomici, persino perdita di interi cromosomi.
Arthur Caplan, bioeticista della NYU, lo spiega con una metafora forte: “Nessuno dovrebbe uccidere o deformare un bambino solo perché sperava di renderlo un violinista migliore”. Il riferimento non è casuale. Le startup parlano di curare malattie, ma la tecnologia dello screening poligenico permetterebbe già oggi di selezionare embrioni in base a caratteristiche fisiche o cognitive. Altezza, colore degli occhi, predisposizione all’intelligenza. È giusto? È sbagliato?
Il precedente cinese e il piano di Armstrong
He Jiankui annunciò nel 2018 la nascita di Lulu e Nana, gemelle con DNA modificato per resistere all’HIV. Il mondo scientifico reagì con orrore. La Cina lo condannò a tre anni di carcere per “pratica illegale della medicina”. Ma He è uscito e ha ripreso a lavorare sull’editing genetico. Ora la sua ex moglie guida Manhattan Genomics con il sostegno di Peter Thiel.
Secondo il Wall Street Journal, Brian Armstrong avrebbe proposto una strategia precisa: lavorare in segreto, poi “scioccare il mondo” presentando un bambino geneticamente modificato e perfettamente sano. Una portavoce di Armstrong ha smentito, definendolo “un piano pessimo”. Ma il dubbio resta: se la tecnologia funzionasse davvero, quanta pressione ci vorrebbe per farla accettare?
Bambini OGM, la questione non è solo etica
Il problema non è se la tecnologia funzionerà. Perchè, sapete, probabilmente funzionerà. CRISPR migliora ogni anno: base editing, prime editing, tecniche sempre più precise. Il problema, semmai, è chi avrà accesso. Una terapia CRISPR costa centinaia di migliaia di dollari: l’editing embrionale non sarà diverso. Immaginate un mondo dove solo i ricchi possono “liberare i propri figli” dalle malattie genetiche. O peggio: possono selezionare tratti desiderabili.
Stephen Hawking aveva avvertito che incontrare civiltà tecnologicamente superiori raramente finisce bene per quella meno avanzata. Vale anche all’interno della stessa specie? Se una classe sociale può modificare geneticamente i propri figli e l’altra no, stiamo parlando di evoluzione guidata dal capitale. Ad ogni modo, magari tenendo in mente un allargamento a tutti in una fase successiva, secondo un sondaggio citato da Nature la maggioranza degli americani sarebbe favorevole all’editing genetico per prevenire malattie.
Lo stesso Lucas Harrington, fondatore di Preventive, è chiaro: “Non abbiamo intenzione di affrettare i tempi. Pubblicheremo tutti i risultati, positivi o negativi”. Ma la “trasparenza” è fin troppo facile quando i soldi sono già in banca e i laboratori sono in paesi dove i comitati etici hanno meno peso della camera di commercio.
Servono regole, non divieti
Michael Garrett, bioeticista dell’Arizona State University, l’ha detto chiaramente: “Questo è un momento pericoloso”. Non perché la scienza sia cattiva, ma perché sta avanzando più veloce delle istituzioni. I bambini geneticamente modificati potrebbero arrivare prima che ci sia un consenso globale su come regolamentarli.
La tecnologia esiste. I soldi ci sono. Le startup hanno trovato giurisdizioni compiacenti. Vogliamo decidere insieme come usarla, o ancora una volta dobbiamo lasciare che sia il mercato a decidere per noi? Perché quando il primo bambino OGM nascerà (e nascerà), sarà troppo tardi per discutere se era una buona idea o no.