La Cina ha un problema con i furti di carta igienica dai gabinetti pubblici. Immagino non sia la sola, ma ha trovato una soluzione tecnologica nel 2023: distributori col QR code. Come funzionano? Entri nel gabinetto pubblico, scansioni, il QR Code con lo smartphone e scegli: o paghi, o guardi una pubblicità, altrimenti niente carta. Il sistema è gestito da una società tech locale in partnership con il municipio.
E come è andata? Beh, bene. I dati mostrano una riduzione dei costi del 45% per la manutenzione. I dati però non raccontano tutto. I video sui social cinesi mostrano anziani che non sanno usare lo smartphone, mamme con bambini piccoli che perdono minuti preziosi e altre situazioni tragicomiche. Il problema non è la tecnologia: è il presupposto. Si assume che tutti abbiano uno smartphone sempre carico. Ma non è così, e c’è anche un paradosso: la quantità minima di carta erogata spinge molti a fare due scansioni. Aumentando il tempo e i dati raccolti. Lo spreco non diminuisce, si trasforma da risorsa fisica a risorsa digitale. E gli inserzionisti pagano per quei secondi di attenzione.
Il gabinetto, in sintesi, diventa un touchpoint pubblicitario e la privacy un ricordo. Ogni tuo gesto è tracciato. Misurato. Venduto agli inserzionisti. Il gabinetto non è più un luogo privato. È una piattaforma pubblicitaria. E il prodotto, ancora una volta, sei tu: nel momento del bisogno, è il caso di dirlo.
Lo spreco si trasforma in tempo
I distributori di carta igienica smart sono installati in mille gabinetti pubblici cinesi. Shanghai ha aperto le danze per prima, ed ora sono diffusi in tutte le città più grandi. Funzionano tutti nello stesso modo: scansioni il QR code, guardi 30 secondi di pubblicità, ottieni 40 cm di carta igienica. Oppure paghi poco meno di 0,10€ per 80 cm. Le società tech che gestiscono i dati? Due colossi: Tencent e Alibaba. Ogni scansione è geolocalizzata, ogni pubblicità è targettizzata.
Il Ministero delle Risorse Pubbliche difende il progetto: “Preveniamo lo spreco e i furti”. E i numeri gli danno ragione: il consumo è calato del 60%. Ma i numeri non misurano l’esclusione. Le persone anziane senza smartphone non possono accedere. I turisti stranieri non possono accedere.
Gabinetti pubblici cinesi, il costo della gratuità è l’attenzione
Il sistema funziona come un qualsiasi modello freemium. La carta igienica è “gratuita” se paghi con la tua attenzione, e gli inserzionisti comprano quei secondi. Il prezzo è simbolico, ma il vero costo è nell’esposizione. I dati raccolti includono: posizione, durata della sessione, quantità di carta richiesta, tipo di pubblicità visualizzata. Il profilo utente si arricchisce di dettagli… intimi, e questo profilo viene venduto. Il modello è replicabile. Potrebbe arrivare in Europa: alcuni aeroporti già sperimentano distributori simili, ma senza pubblicità obbligatoria.
La differenza è il grado di coercizione. In Cina, non c’è alternativa. Il distributore tradizionale è stato rimosso. Devi scegliere tra pubblicità o pagamento. È un monopolio tecnologico su un bisogno primario, e la scusa ecologica è un packaging. Il vero obiettivo è monetizzare ogni istante del quotidiano. Anche quelli che non volevi condividere. In altri termini, oriente e occidente si influenzano negativamente come due discoli a scuola, prendendo ciascuno le cattive abitudini dell’altro.
Dati ufficiali del progetto pilota cinese: 1.000 distributori installati a Shanghai fino al 2024. 60% di riduzione del consumo dichiarata dal Governo. 45% di risparmio sui costi di manutenzione. 30 secondi di pubblicità obbligatoria per ottenere 40-50 cm di carta. 0,5 RMB (0,07€) per saltare la pubblicità e ottenere 80 cm. 40% degli utenti over 60 anni non riesce a completare la procedura (dati non ufficiali raccolti da attivisti locali). 15% di aumento del tempo medio di permanenza nei gabinetti pubblici.
Il paradosso della quantità minima
La quantità di carta igienica erogata è studiata per essere insufficiente. 40-50 cm non bastano: serve almeno il doppio (change my mind). Questo costringe l’utente a ripetere la procedura. Due pubblicità, due scansioni, due profilazioni. Il sistema è progettato per massimizzare i contatti pubblicitari, non per ottimizzare il servizio. È un dark pattern applicato alla carta igienica. E la scusa ecologica si sfascia: il doppio consumo di tempo e dati annulla i benefici della riduzione del consumo di carta. Lo spreco si trasforma. Da materiale a temporale. Da prodotto a informazione. E la disuguaglianza aumenta: vi sembrerà incredibile, ma c’è chi può permettersi di pagare 0,07 euro e “salta la fila”: chi non può, aspetta. E guarda pubblicità. Il gabinetto pubblico diventa un filtro socio-tecnologico.
Meglio la carta gratis che l’attenzione a pagamento
Il modello cinese potrebbe essere replicato. Gli aeroporti europei già sperimentano distributori a pagamento. Ma senza pubblicità obbligatoria. La differenza è la scelta. In Europa puoi ancora trovare carta gratis. In Cina, no. Il distributore tradizionale è stato rimosso. È un monopolio tecnologico su un bisogno primario. E la scusa ecologica è un packaging. Il vero obiettivo è monetizzare ogni istante del quotidiano. Anche quelli che non volevi condividere.
Il risultato è una società dove non esiste più uno spazio non commerciale. Il gabinetto era l’ultimo baluardo. Ora è caduto. E la domanda non è se questo modello funzioni. Funziona. La domanda è cosa siamo disposti a sacrificare per un risparmio di carta che non esiste. La risposta è nella quantità di dati che siamo pronti a cedere. E nel tempo che siamo disposti a perdere. Perché il tempo è la vera risorsa che si consuma. E non è rinnovabile.
Il dato più inquietante? Il 60% di riduzione del consumo di carta dichiarato dal Governo cinese si traduce in un 40% di aumento del tempo medio di permanenza nei gabinetti pubblici. E il 15% degli utenti limita l’uso di acqua e carta per evitare la procedura QR. Un effetto collaterale: l’igiene pubblica peggiora. E soprattutto, le grandi aziende tech hanno accesso a più di 10 milioni di dati biometrici e comportamentali al giorno. Solo in Cina.
Il sistema QR code nei gabinetti pubblici è un successo commerciale, non un successo ecologico
Sconfigge i furti ma crea nuove disuguaglianze. Espone la privacy, monetizza anche l’intimità. Non so come la vediate voi, ma per me la Cina ha risolto un problema piccolo creandone uno più grande. Ha sostituito lo spreco di carta con lo spreco di tempo e dati. E ha dimostrato che non esiste limite alla monetizzazione: nemmeno la dignità personale è un ostacolo.
Il futuro degli spazi pubblici passa da qui. Da distributori smart che ti chiedono attenzione in cambio di un servizio che dovrebbe essere garantito. E per l’arrivo in Europa, secondo me è solo questione di tempo. Quanto saremo disposti a pagare noi? Non in denaro, dico. In dati, in tempo, in libertà di non essere osservati nemmeno quando siamo soli. Meglio portarsi la carta da casa.
O tornare al passato, quando si rubava solo carta, e non si perdeva l’anima.
TL;DR – La Cina ha installato distributori QR code nei gabinetti pubblici. Carta igienica solo dopo pubblicità o pagamento (0,07€). Scopo: prevenire furti e spreco. Risultato: esclude anziani e chi non ha smartphone. Aumenta il tempo di permanenza. Trasforma l’utente in prodotto da vendere agli inserzionisti. Il 60% di risparmio carta si traduce in 40% di aumento tempo speso. La privacy scompare. Il modello è replicabile. E non è una soluzione ecologica. È un’opportunità commerciale. Una riflessione: non esiste più spazio non commerciale. Nemmeno il gabinetto.
Per approfondire come la sorveglianza sta cambiando gli spazi pubblici, leggi la nostra analisi su “Città smart e privacy: quanto siamo disposti a cedere”
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