Una foto della retina, trenta secondi e il medico sa già se il tuo cuore rischia l’infarto nei prossimi anni, se la tua età biologica è più avanzata di quella anagrafica, se quella sensazione di “sentirsi vecchi” ha basi concrete.
Un gruppo di ricercatori della McMaster University e del Population Health Research Institute ha analizzato le scansioni retiniche di 74mila persone scoprendo che i vasi sanguigni dell’occhio raccontano storie che il resto del corpo cerca di nascondere. Ramificazioni scarse, geometrie semplificate: non è solo questione di vista. È il tuo orologio biologico che accelera, visibile in quella rete minuscola che innerva la retina. E i riscontri non lasciano spazio a dubbi.
La retina come mappa del corpo
“Collegando scansioni retiniche, genetica e biomarker nel sangue, abbiamo scoperto percorsi molecolari che spiegano come l’invecchiamento colpisce il sistema vascolare”, spiega Marie Pigeyre, professoressa associata al Dipartimento di Medicina della McMaster e autrice senior dello studio pubblicato su Science Advances il 24 ottobre 2025.
L’occhio offre un accesso unico al sistema circolatorio. I cambiamenti nei vasi retinici riflettono quelli che avvengono in tutto il corpo, specialmente nei piccoli vasi. Un po’ come guardare attraverso una finestra illuminata: vedi cosa succede dentro senza dover entrare.
I ricercatori hanno analizzato immagini retiniche, profili genetici e campioni di sangue provenienti da quattro studi su larga scala: il Canadian Longitudinal Study on Aging, il Genetics of Diabetes Audit and Research Tayside Study, la UK Biobank e lo studio Prospective Urban Rural Epidemiological del PHRI. Il risultato? Chi presenta vasi retinici meno ramificati e con struttura più semplice ha maggiori probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari. E non solo: queste stesse persone mostrano segni di invecchiamento accelerato dell’età biologica, tra cui infiammazione aumentata e aspettativa di vita ridotta.
Età biologica e rischio cardiovascolare, quando i vasi parlano chiaro
Oggi valutare condizioni legate all’invecchiamento come malattie cardiache, ictus e demenza richiede batterie di test complessi. I ricercatori sperano che l’imaging retinico possa semplificare questo processo, offrendo una misura veloce e accessibile sia dell’età biologica che del rischio cardiovascolare. Certo, al momento le scansioni sono solo una parte del quadro clinico più ampio, ma il potenziale è notevole.
Un’analisi più profonda dei biomarker nel sangue e dei dati genetici ha rivelato meccanismi biologici che potrebbero guidare questi cambiamenti.
Sono state identificate diverse proteine chiave legate all’infiammazione e all’invecchiamento vascolare, suggerendo nuove strade per lo sviluppo di farmaci. Tra le molecole più interessanti figurano MMP12 e il recettore IgG-Fc IIb, entrambe associate a danni legati all’età nei vasi sanguigni.
“I nostri risultati indicano potenziali bersagli farmacologici per rallentare l’invecchiamento vascolare, ridurre il carico di malattie cardiovascolari e, in definitiva, migliorare l’aspettativa di vita”, afferma Pigeyre.
Vecchi esami, nuove risposte
La bellezza di questo approccio sta nella semplicità. Come vi abbiamo già raccontato, le scansioni retiniche non sono una novità. Vengono già usate per diagnosticare problemi agli occhi, ma il loro potenziale va ben oltre l’oftalmologia. Studi precedenti hanno dimostrato che l’intelligenza artificiale può analizzare immagini della retina per prevedere rischi di infarto e ictus entro cinque anni. Ora sappiamo che queste immagini rivelano anche quanto velocemente sta aumentando la nostra età biologica.
Il finanziamento del progetto è arrivato dai Canadian Institutes of Health Research, dall’E.J. Moran Campbell Internal Career Research Award della McMaster University e dall’Early Career Research Award di Hamilton Health Sciences. Le analisi delle immagini retiniche condotte attraverso il CLSA hanno ricevuto ulteriore supporto da un fondo per nuovi ricercatori di HHS.
Età biologica ed altre spie, l’oculomica a caccia di indizi del corpo
Questa ricerca si inserisce in un filone sempre più robusto: l’oculomica, la disciplina che combina imaging ad alta risoluzione dell’occhio con intelligenza artificiale per anticipare diagnosi di malattie che sembrano non avere nulla a che fare con la vista. Alzheimer, Parkinson, diabete di tipo 2, persino alcuni tumori: tutto lascia un’impronta nella retina. E l’età biologica, quella vera, quella che conta più degli anni sulla carta d’identità, si legge nella complessità dei vasi che la nutrono.
Il prossimo passo? Rendere queste scansioni parte della routine clinica. Non per sostituire gli esami tradizionali, ma per affiancarli con uno strumento più rapido, meno invasivo e potenzialmente più accessibile.
In fondo, gli occhi hanno sempre raccontato molto di noi. Adesso hanno iniziato a parlare anche di quanto tempo ci resta.