Uno studio ventennale appena pubblicato su JAMA dimostra che ridurre l’esposizione all’arsenico nell’acqua potabile abbatte la mortalità per malattie croniche fino al 54%. I ricercatori hanno seguito 11.746 adulti in Bangladesh dal 2000 al 2022, confrontando chi ha cambiato fonte idrica con chi è rimasto esposto. Risultato: meno arsenico uguale meno morti per cancro, cuore, patologie cardiovascolari. Anche chi era stato esposto per anni ha beneficiato del passaggio all’acqua pulita.
I numeri dello studio: -54% morti con acqua pulita
Il team guidato da Fen Wu della NYU e da Joseph Graziano della Columbia University ha monitorato oltre 10.000 pozzi nel distretto di Araihazar, in Bangladesh. Dal 2000 sono partiti gli interventi: analisi dell’acqua, etichettatura dei pozzi contaminati (rosso per quelli sopra i limiti, verde per quelli sicuri), educazione sanitaria, perforazione di pozzi più profondi. In vent’anni la concentrazione media di arsenico nei pozzi è scesa da 102 a 32 microgrammi per litro, e i livelli nell’urina dei partecipanti sono crollati da 283 a 132 microgrammi per grammo di creatinina.
Lo studio ha registrato 1.401 morti per malattie croniche: 730 cardiovascolari, 256 tumori. Per ogni riduzione di 197 microgrammi/g di arsenico urinario, la mortalità totale è calata del 22%, quella oncologica del 20%, quella cardiovascolare del 23%. Chi è passato da livelli alti a livelli bassi ha avuto tassi di mortalità identici a chi non era mai stato esposto. Chi è rimasto ai pozzi contaminati non ha visto alcuna riduzione del rischio.
L’OMS ha definito la crisi dell’arsenico in Bangladesh “il più grande avvelenamento di massa della storia”. Circa 50 milioni di persone nel Paese bevono acqua con livelli sopra i 10 µg/L (limite raccomandato). Le analisi confermano che il beneficio non dipende da fattori socioeconomici: è solo l’acqua pulita che salva vite.
Quanto arsenico beviamo nell’acqua in Italia, Europa e USA?
Il limite legale è lo stesso ovunque: 10 microgrammi per litro (µg/L o ppb). È stato fissato dall’OMS nel 1993 e adottato dall’Unione Europea (direttiva 98/83/CE) e dagli Stati Uniti (EPA, 2001). Un po’ come dire: questa è la soglia che bilancia costi e sicurezza. L’OMS stessa però suggerisce di puntare a valori sotto i 5 µg/L, idealmente vicini allo zero.
In Italia, le zone critiche sono quelle di origine vulcanica: Lazio (Viterbo, Latina), Toscana (Livorno, Siena, Pisa), Campania, Lombardia, Trentino-Alto Adige. Fino al 2012 alcuni comuni hanno ottenuto deroghe che permettevano livelli fino a 50 µg/L, cinque volte il limite. Nel 2021 la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia per i comuni di Bagnoregio, Civitella d’Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ronciglione e Tuscania, dove arsenico e fluoruro superavano ancora le soglie di sicurezza.
Negli Stati Uniti, l’EPA ha abbassato il limite da 50 a 10 ppb solo nel 2001, con obbligo di conformità solo dal 2006. Le zone più colpite sono gli Stati occidentali (Nevada, Arizona, Nuovo Messico), dove le falde artesiane pescano in rocce ricche di minerali arsenicali. Oltre 100 milioni di americani si riforniscono da pozzi privati, spesso non monitorati.
Ridurre l’arsenico nell’acqua conviene sempre, anche a livelli “legali”
Il dato più interessante dello studio? La riduzione dell’arsenico porta benefici anche partendo da livelli moderati, sotto i 200 µg/L. Studi precedenti su Taiwan e Cile avevano dimostrato l’effetto solo con contaminazioni estreme (oltre 600 µg/L). Questo significa che anche nelle aree dove l’acqua rispetta i limiti di legge, abbassare ulteriormente i livelli potrebbe salvare vite.
Le analisi mostrano una relazione dose-risposta lineare: più riduci, più guadagni in salute. Se tutti i partecipanti fossero passati da alta a bassa esposizione, fino a un terzo dei decessi cronici sarebbe stato prevenibile. L’arsenico non ha sapore, non ha odore, non si vede. Può passare decenni dentro un corpo senza dare segnali, ma alla fine presenta il conto: tumori a vescica, polmoni, reni, fegato; infarti, ictus, malattie renali croniche.
In Bangladesh ora esiste NOLKUP, un’app gratuita sviluppata dai ricercatori con oltre 6 milioni di test sui pozzi. Gli utenti cercano il pozzo più vicino, verificano arsenico e profondità, trovano fonti sicure nelle vicinanze. Un modo per trasformare vent’anni di dati in prevenzione concreta.
La lezione è chiara: investire nell’acqua pulita funziona. Non serve aspettare generazioni. Chi oggi beve acqua con arsenico e domani passa a una fonte sicura, azzera il rischio nell’arco di pochi anni. Un cambio di pozzo, un filtro dearsenificatore, un acquedotto nuovo. Soluzioni tecniche che, come dimostrano i dati del Bangladesh, possono tagliare la mortalità della metà. Restare fermi, invece, costa vite.
(Grazie al dott.Giovanni Ghirga, ISDE Italia, per la gentilissima segnalazione)