Lentamente nel corso degli ultimi anni, e un po’ più speditamente negli scorsi mesi, la tecnologia ha iniziato ad orientarsi su soluzioni che permettano alle persone di comunicare tra loro senza usare le parole. Al loro posto, trasmissioni elettroniche attraverso dispositivi capaci di codificare le nostre onde cerebrali in informazioni.
Esatto. È una telepatia assistita da computer. Una telepatia elettronica. E può diventare tra non molto uno dei più redditizi business del pianeta.
Ad aprile, un team di scienziati dell’Università di Washington e della Carnegie Mellon University ha pubblicato sulla rivista Nature un paper per dettagliare le fasi di un ambizioso esperimento condotto poco prima.
Telepatia artificiale: lo studio
Tre volontari hanno lavorato insieme per giocare una versione semplificata del videogame Tetris. Due dei ricercatori avevano accesso alla vista completa dello schermo e dei blocchi da incastrare nel popolare puzzle.
Usando il pensiero, inviavano mentalmente i comandi “telepatici” ad un terzo ricercatore il cui schermo non mostrava la posizione dei blocchi. Il terzo ricercatore proseguiva il gioco “sentendo” i comandi inviati dagli altri due.
Il follow up dello studio
Cinque mesi più tardi, questo settembre, la società medica Synchron ha annunciato di aver testato con successo uno stadio più avanzato della tecnologia “telepatica”. Una tecnologia basata su un sensore che per la prima volta non necessita, per essere impiantato, che sia fatto un piccolo foro nel cranio dell’utente. Non è roba da poco. La telepatia tra due persone (o più) diventa un’opzione vantaggiosa, a fronte di una procedura non invasiva.
Il sottile, flessibile gruppo di sensori elettrici di Synchron, anche detto “stentrode”, viaggia attraverso il flusso sanguigno verso il cervello, si parcheggia nei suoi paraggi e inizia a leggere l’attività neurale. Telepatia mentale, insomma, certo, ma elettronica.
Lo stentrode può trasmettere a distanza i dati ad altri dispositivi: protesi “intelligenti”, o altri impianti che si trovano nel cervello di altri e producono capacità telepatiche.
Mettete insieme lo studio di aprile e quello di settembre, sempre sulla comunicazione telepatica. Mettete insieme la comunicazione cervello-cervello con lo stentrode non invasivo e avrete davanti il quadro potenziale di una sicura e relativamente economica forma di telepatia artificiale elettronica.
È tutto già qui
“La tecnologia di base non è così futuristica come ci si aspetterebbe,” dice Jacob Robinson, neuro ingegnere della Rice University a proposito delle prossime interfacce cervello-computer che permetteranno, tra le altre cose, anche questa forma tecnologica di contatto telepatico.
Certo, nella forma attuale appaiono davvero primitive ed in alcuni casi un po’ cruente. Voglio dire, Elon Musk può presentare la sua “macchina cucitrice” di Neuralink nel modo più affascinante possibile, ma dovrà sempre convincermi a fare una finestrella in testa e attaccare dei fili al mio cervello per diventare telepatico. A parte tutto, però, sono tecnologie che mostrano già un’efficacia. Non sorprende, perciò, che i Big come Facebook siano entrati in partita, anche con soluzioni più “pulite”.
Oggi i nostri dispostivi richiedono una enorme attività di digitazione, e attenzione (a volte anche fatale: poi parleremo degli incidenti da lettura di smartphone). I cellulari di domani scriveranno sotto la nostra dettatura mentale. Quelli dopo, beh… quelli dopo potrebbero non essere neanche cellulari. Potremmo abbonarci ad un servizio di telepatia elettronica, con chiamate illimitate tra mente e mente. Utilizzare la telepatia come fare telefonate normali oggi. Ci saranno anche offerte di telepatia gratis, immagino, ma si potranno percepire meno cose.
L’avvento di Menlo Park e la telepatia online
Nel 2017, Facebook lanciò la sua iniziativa interna per costruire “un dispositivo indossabile e non invasivo” che permettesse alle persone di scrivere semplicemente immaginando di farlo.
Il gigante dei social ha finanziato anche ricercatori esterni (come il neurochirurgo Eddie Chang dell’Università della California) e acquisito promettenti startup come CTRL Labs.
Gli sforzi di Facebook hanno iniziato a mostrare risultati nel luglio 2019, quando Chang ed altri membri del team hanno annunciato di aver prodotto la traduzione dell’attività cerebrale in testo con una precisione del 76%.
La strada ancora da fare verso la telepatia elettronica
La strada da fare? Sintetizzo: un conto è inviare un comando per volta, seppure tra tre cervelli diversi (e con l’81% di accuratezza), un altro è codificare e trasmettere messaggi complessi.
Il team BrainNet (questo il nome del gruppo) utilizza le tecnologie EEG e TMS. Entrambe non invasive ma un po’ imprecise. Gli impianti chirurgici sono più accurati, ma non presentano ancora garanzie per la salute.
Ci sono anche questioni etiche, prime fra tutte quelle relative ai rischi di manipolazione mentale o di annullamento della privacy.
I dubbi e le questioni non rallentano lo sviluppo, però: i progressi degli scienziati e delle aziende stanno portando la telepatia da semplice fantasia a una potenziale tecnologia commerciale. Alla telepatia topi veri e propri di laboratorio, ricercatori che dedicano l’anima alla causa, stanno arrivando davvero.