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30 Novembre 2020
in Spazio

Un’arca genetica di Noè nello spazio

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Un’arca genetica di Noè nello spazio
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Tags: Colonizzazione spazialeesplorazione spaziale

Le minacce esistenziali alla vita sulla Terra non mancano. Come potrebbe essere una moderna Arca di Noè per salvare le nostre specie?

Gianluca Ricciodi Gianluca Riccio
4 minuti di lettura

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Ci sono molte minacce esistenziali alla vita sulla Terra. Una pandemia globale ancora più mortale di COVID-19. Un effetto serra che fa evaporare l’atmosfera, come può essere successo su Venere (ma per colpa nostra). L’impatto di un asteroide gigante più grande di quello che ha ucciso i dinosauri. Continuate voi.

Queste catastrofi richiamano alla mente la necessità di preservare la preziosa diversità della vita terrestre, nello spirito della storia biblica sull’Arca di Noè. Ma come potrebbe essere una moderna arca di Noè per preservare l’umanità?

La riflessione parte da una domanda in fondo collaterale: la corsa allo spazio è buona per l’umanità? In tanti sono preoccupati per i rischi militari di una corsa allo spazio tra Cina e Stati Uniti (ai ferri corti non solo su questo).

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Non so se questa rivalità sulla gestione di luoghi così remoti potrebbe scatenare dei conflitti qui. Suppongo però che non ci sarebbero minacce militari alla Terra a seguito dell’insediamento su Marte o dell’imbarco in un viaggio verso altre stelle.

Ad esempio, una civiltà sull’esopianeta abitabile più vicino, Proxima Centauri b, non conoscerà il risultato delle presidenziali USA del 2020 (a momenti neanche noi) fino all’inizio del 2025, perché i segnali radio impiegano 4.244 anni per arrivarci alla velocità della luce.

L’attuale corsa allo spazio è guidata dall’orgoglio nazionale e dagli interessi commerciali nello stesso spirito con cui gli oceani furono esplorati nel XV e XVI secolo.

Se alle navi fosse stato vietato di lasciare l’Europa per scopi commerciali solo a causa della minaccia militare che le marine potevano rappresentare, sarebbe cambiato tutto. Le Americhe non sarebbero mai state colonizzate da una corsa tra Portogallo e Spagna, seguite dalla Olanda, Inghilterra, Francia e Russia nel XVII e XVIII secolo.

Come scoprire ancora nuovi mondi?

L’unico modo per scoprire “nuovi mondi” come le Americhe è attraverso l’esplorazione di nuovi territori, con rischi associati.

I viaggi spaziali si estendono oltre i confini delle nazioni. Sono missioni guidate dall’economia globale con l’obiettivo di migliorare la comunicazione e la navigazione. O di monitorare i modelli meteorologici e il cambiamento climatico. Di stabilirsi sulla Luna o Marte, visitare lo spazio, minare asteroidi. O ancora deviare oggetti che attraversano la Terra e rimuovere oggetti artificiali e detriti spaziali.

La libera concorrenza tra gli attori del settore commerciale, come SpaceX o Blue Origin, andrebbe a vantaggio dell’umanità solo a lungo termine.

Una nuova Arca di Noè

Un professore dell’Università di Cambridge, Jeremy Butterfield, ha reagito alla sollecitazione del dibattito con implicita ironia. “Bella domanda. A lungo termine , dovremo lasciare tutti la Terra perché non sarà abitabile. Non c’è dubbio che lo spazio sia il nostro destino ultimo perché le condizioni inevitabilmente si deterioreranno sulla Terra.”

Jeremy Butterfield

Per questo motivo non c’è in fondo qualcosa di più pratico e urgente dell’ambizione di realizzare una moderna Arca di Noè per salvare le nostre specie dall’estinzione.

Come potrebbe essere?

Una moderna Arca di Noè non avrebbe bisogno di trasportare campioni di tutte le forme di vita terrestre. Non c’è motivo di costruire un’enorme imbarcazione che trasporti umani, elefanti, balene, uccelli e così via.

Grazie alla scienza e alla tecnologia moderna, la nuova Arca di Noè potrebbe essere piccola: un Cubo con un sistema informatico avanzato. Un piccolo cubo, si, dotato di intelligenza artificiale che memorizza le informazioni complete sul DNA di tutte le specie sulla Terra. Un sistema integrato da una stampante 3-D in grado di produrre i semi della vita quando lo si desidera.

Questa piattaforma potrebbe parcheggiare in un luogo sicuro che riceva abbastanza calore solare, e conterrebbe le materie prime per la chimica della vita.

Abbiamo già inviato i cosiddetti “dischi d’oro” nello spazio interstellare sulle sonde Voyager lanciate nel 1977.

I dischi includevano suoni e immagini che ritraggono la diversità della vita e della cultura sulla Terra, come un “messaggio in una bottiglia” per una civiltà intelligente. Senza sapere dove potrebbe essere tale civiltà, o se il nostro messaggio sarà mai ricevuto.

La nuova Arca di Noè sarebbe decisamente più sofisticata. Porterebbe un “messaggio” vivo e vegeto.

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L’autore

Gianluca Riccio, copywriter e giornalista - Classe 1975, è direttore creativo di un'agenzia pubblicitaria, è affiliato ad Italian Institute for the Future, World Future Society e H+, Network dei Transumanisti Italiani.

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