La pandemia ha intensificato l’uso della tecnologia. Questo, a sua volta, ha portato a nuovi comportamenti che avranno un impatto sulla prossima transizione ecologica e sul modo in cui vivremo le nostre città e le nostre case.
Non è una novità
Abbiamo sempre adattato il nostro modo di vivere alle nuove tecnologie: la differenza ora è che il cambiamento ci è stato imposto rapidamente.
Oggi l’impatto delle nuove tecnologie riguarda più un cambiamento nella cultura che nelle abitudini.
La mutazione c’è stata, e ci ha già insegnato molto. Le aree commerciali delle città si sono svuotate, quelle residenziali sono piene ma mancano di alcuni servizi.
L’impatto sugli edifici
L’impatto a breve termine sull’architettura sarà fortissimo: le esigenze delle persone cambiano rapidamente, per questo anche gli edifici devono cambiare in fretta. Gli esempi più lampanti? La costruzione di interi ospedali in pochi giorni, o il riadattamento di strutture esistenti.
Gli hotel vengono trasformati in alloggi per soggiorni di lunga durata. I negozi vuoti sono usati come hub temporanei per uffici. Le aziende che non utilizzano i loro uffici invitano gli studenti a utilizzare parte del loro spazio durante la chiusura delle università. Perfino le navi da crociera (molto recente l’esempio di MSC) provano a riadattarsi come spazi per lo smartworking.
La pandemia ci ha reso consapevoli della necessità di flessibilità.
Costruiamo strutture che dureranno per secoli. Per mantenere il loro valore, devono essere adattabili ai cambiamenti a breve e lungo termine. E la transizione ecologica dovrà farli diventare anche più sostenibili.
L’impatto sugli spazi
La pandemia ha cambiato anche il modo in cui utilizziamo lo spazio pubblico. Camminare, andare in bicicletta, andare sui mezzi pubblici, incontrarsi nel parco, impedisce la diffusione del virus.
Parchi e spazi pubblici attraenti, piste ciclabili e percorsi pedonali sono diventati più importanti che mai per la città.
In sintesi: l’impatto della pandemia ha finalmente portato sia le persone che i politici a lavorare per una trasformazione sostenibile. Per una vera transizione ecologica. Il Covid ci ha dato, pur nella tragedia generale, lo slancio necessario a creare una società senza emissioni di carbonio.
Ecco cinque previsioni sulla direzione di questa possibile, e per molti versi desiderata trasformazione.
Qualità della vita prima della vicinanza al luogo di lavoro.
Non accetteremo più il pendolarismo per ore ogni giorno per andare al lavoro. Abbiamo imparato che molte professioni possono offrire lavoro, anche di qualità, a distanza. Gli uffici saranno ancora importanti centri per riunioni, incontri sociali e lavoro collaborativo, ma prevedo che molte aziende avranno bisogno di meno spazio in città. Prevedo anche l’ascesa delle città di medie dimensioni situate a ridosso delle cinture metropolitane, perché nelle città più piccole le persone possono trovare una migliore qualità della vita a un costo inferiore.
Ritorno alla città percorribile a piedi.
La trasformazione sostenibile richiede meno trasporti. Pertanto, la transizione ecologica ci darà una richiesta di città più miste in cui abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno a pochi passi o in bicicletta. Città da percorrere in 15 minuti, per essere sintetici.
Non vorremo viaggiare per lunghe distanze verso grandi distretti commerciali o centri commerciali che chiudono di notte. Vorremo trascorrere le nostre giornate in un ambiente fiorente e diversificato, ma più vicino a dove viviamo. Questo richiederà città più miste, percorribili anche a piedi.
La nuova ascesa della cultura.
La vendita al dettaglio gioca un ruolo importante nella città di oggi, ma la pandemia ha insegnato a tutti che si può acquistare anche a distanza. La transizione ecologica, poi, comporterà in generale l’acquisto più consapevole e meno compulsivo. Per questo il commercio probabilmente manterrà showroom più piccoli in città, mentre le scorte saranno mantenute fuori città. Con meno negozi, l’offerta sociale dovrà comprendere più offerta culturale per mantenere vivace la vita cittadina.
Librerie, ludoteche, spazi aperti di discussione, forse innovativi hub di fruizione che compenseranno un po’ I grandi multisala. Il limite è la creatività.
Bellissimi parchi e spazi pubblici
Nello scorso secolo l’impatto dell’influenza spagnola portò ad un incremento degli investimenti in parchi e spazi pubblici. Le pandemie sembrano diffondersi maggiormente in aree più densamente popolate, per questo avere più spazi aperti e organizzati serve al nostro benessere.
I parchi pubblici contribuiscono anche caratterizzare le città, contrastano l’aumento di calore nelle aree urbane e contribuiscono alla biodiversità. Ne troveremo anche di innovativi, capaci di ridefinire la differenza tra spazi chiusi e spazi aperti.
Uso efficiente delle strutture esistenti.
Gli edifici vuoti sono la morte per la vita di città, lo abbiamo visto durante la pandemia. Gli edifici vuoti sono anche uno spreco di risorse e producono meno entrate per i loro proprietari. Credo che assisteremo a un’ondata di trasformazione degli edifici esistenti.
Per abbracciare la transizione ecologica dovremo essere bravi ad usare gli edifici per più di uno scopo, evitando che restino vuoti (e inutili) per gran parte della giornata.