Un numero sempre crescente di economisti afferma che il mondo dovrebbe intraprendere "un'azione immediata e drastica" per affrontare il cambiamento climatico, secondo un sondaggio pubblicato martedì.
E non è una questione legata solo alla salute del pianeta e delle persone (cosa che per me già basterebbe e avanzerebbe, peraltro). È una questione anche di convenienza economica.
Costi insostenibili

Non intervenire contro i cambiamenti climatici potrebbe costare al mondo circa 1,7 trilioni di dollari all'anno entro i prossimi 4 anni. E il danno crescerebbe fino a circa TRENTA trilioni all'anno entro i prossimi 50 anni, secondo le stime dei 738 economisti di tutto il mondo intervistati dall'Institute for Policy Integrity della New York University.
"La gente scherza sul fatto che gli economisti non siano mai d'accordo," dice Derek Sylvan, direttore strategico dell'Istituto, tra gli autori del sondaggio. "Questa volta sul vantaggio economico delle azioni per il clima il consenso è molto forte"
Ben tre quarti degli intervistati hanno concordato fermamente che un'azione drastica vada intrapresa immediatamente. È un aumento del 50% rispetto agli economisti intervistati dallo stesso istituto appena 6 anni fa.
Sul raggiungimento delle emissioni nette zero entro il 2050, due terzi degli economisti intervistati hanno concordato sulla convenienza delle azioni sul clima. Convenienza, sissignore. Per questi economisti i costi di investimento verso tale obiettivo globale sarebbero superati dai benefici economici.
I benefici delle azioni sul clima e delle emissioni zero

I benefici della transizione ecologica includerebbero la prevenzione dei disastri naturali, la conservazione delle infrastrutture e dei beni costieri e la protezione delle forniture alimentari. Risparmi notevoli.
Perchè questo accada, però, gli scienziati avvertono che il traguardo va tagliato entro il 2050.
Il consenso enorme degli economisti

Sono sorpreso dal fatto che così tanti economisti vedano gli investimenti verso le emissioni zero come "economicamente desiderabili", anche sul breve periodo. Questo è un segnale fondamentale, secondo me, di un mondo che inizia a cambiare decisamente direzione.
La maggior parte degli economisti internazionali del clima interpellati per il sondaggio ha affermato di essere più preoccupata per il cambiamento climatico negli ultimi cinque anni. La ragione più comune che hanno fornito è stata l'escalation dei recenti eventi meteorologici estremi, che hanno incluso incendi e ondate di calore legati al clima.
Il mondo ha visto più di 7.300 gravi disastri naturali tra il 2000 e il 2019, che hanno ucciso circa 1,2 milioni di persone e fatto danni per circa 3 trilioni di danni, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri. Nei 20 anni precedenti invece erano circa 4.200 i disastri, e hanno portato a 1,19 milioni di morti e 1,6 trilioni di dollari di perdite.
Chi ci "perde" investendo sulla lotta ai cambiamenti climatici si sa. Anche chi ci perde, però.
Le disparità economiche rendono difficile applicare semplici analisi costi-benefici. Una famiglia povera subirà perdite economiche maggiori di una famiglia ricca.
I danni climatici a Bill Gates o Jeff Bezos sono molto minori di quelli subiti da una famiglia di quattro persone che vive al di sotto della soglia di povertà. Ed è una valutazione, questa, che non è solo materia per economisti, anzi.