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Sonnet155, la borsa temporanea in pelle di frutta fatta con bucce scartate

Due designer tedeschi sviluppano una busta (ma soprattutto una filiera di produzione) basata sugli scarti di bucce di frutta e fibre cellulose. Efficiente, elegante, sostenibile. Fa ben sperare.

Gianluca Ricciodi Gianluca Riccio
in Ambiente
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Sonnet155, la borsa temporanea in  pelle di frutta fatta con bucce scartate
28 Aprile 2021
⚪ Si legge in 4 minuti
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Gli studenti berlinesi di design Lobke Beckfeld e Johanna Hehemeyer-Cürten hanno sviluppato una borsa traslucida fatta con bucce di frutta, che si dissolve in acqua e può essere usata per fertilizzare le piante quando non è più necessaria.

Sonnet155 è composta da due diversi materiali di scarto postindustriali: bucce di frutta rimaste dalla produzione di succhi e fibre di cellulosa provenienti da una fabbrica tessile locale.

Bucce
Le bucce formano una vera e propria “pelle” di frutta, che viene poi cucita in forma di borsa.

Una borsa fatta di bucce

Sebbene assomigli a una borsa con manici, una sorta di shopper, il prodotto ha una durata più vicina a una busta per la spesa.

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Per dirla in breve, è progettata per degradarsi naturalmente con l’usura, ben prima che possa essere compostato o riciclato.

Abbiamo progettato la borsa in “pelle di frutta” come un’evoluzione della normale borsa di carta ma crediamo piacerà alle persone e sarà usata e amata finché non inizierà a dissolversi

Johanna Hehemeyer-Cürten, Weißensee Academy of Art di Berlino
Bucce
Forma e dimensioni possono essere varie: la texture di ciascuna borsa è unica, perché fatta con le minuscole fibre di cellulosa

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Ok, è una borsa temporanea, fatta con bucce di frutta. Però l’approccio è magnifico: la forma elegante trasforma il materiale in un prodotto desiderabile, che rappresenta la sostenibilità come un plus, piuttosto che un sacrificio.

L’ingrediente chiave di Sonnet155 è la pectina, l’agente gelificante usato anche per le confetture, estratto dalle pareti cellulari dei frutti di scarto e usato come un legante naturale.

Bucce di frutta
Pelle? Stoffa? No. Bucce.

Le bucce di frutta sono rinforzate con fibre di cellulosa lunghe più di cinque millimetri, scartate nel processo di produzione tessile industriale perché troppo corte per diventare un tessuto.

Combinato con acqua tiepida, il composto viene lasciato stagionare in uno stampo per cinque giorni prima di essere cucito insieme.

Un materiale “vivente”

La percentuale di cellulosa, la lunghezza e la densità delle fibre, determinano la struttura, il livello di traslucenza e la resistenza del materiale.

I pigmenti naturali della “borsa di bucce” offrono una gamma di colori da chiari a scuri, da traslucidi a opachi e da opachi a luccicanti e la struttura dello stampo può rendere il materiale opaco o lucido.

La corsa ai biomateriali riciclabili: non solo bucce

Non solo borse e bucce nel panorama della ricerca sui materiali sostenibili. Tra i tanti casi trattati, due molto interessanti dalla frutta. Lo studio italiano Carlo Ratti Associati ha sviluppato un prototipo di macchina per spremere le arance che trasforma le bucce di scarto in bicchieri di bioplastica. L’ingegnere Carvey Ehren Maigue ha trasformato frutta e verdura di scarto in pannelli solari in grado di generare energia pulita dalla luce ultravioletta.

Nessun colore se non quello naturale, per poter separare facilmente i due ingredienti a fine ciclo.

Quando è troppo consumato per essere utilizzato, il materiale può essere sciolto in acqua tiepida e usato per creare una nuova borsa della stessa qualità.

Beckfeld e Hehemeyer-Cürten, che stanno completando i loro master alla Weißensee Academy of Art di Berlino, cercano produttori con cui collaborare per rendere Sonnet155 disponibile in commercio.

Tags: BiomaterialiBuccefruttasostenibilità
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