I ricercatori del Buck Institute, in collaborazione con i colleghi della Stanford University, affermano di aver creato il primo “orologio fruibile” in grado di capire quando è probabile che arrivi la morte, che può aiutare a prolungare la vita: l’orologio infiammatorio dell’invecchiamento, o iAge.
Le metriche immunitarie standard da usare per identificare gli individui più a rischio di sviluppare malattie croniche dell’invecchiamento singole o multiple sono state gravemente carenti. Da qui nasce lo sforzo di David Furman, professore associato al Buck Institute for Research e direttore del 1001 Immunomes Project alla Stanford University. Lo sforzo di sfruttare il machine learning per scoprire i segreti dell’invecchiamento studiando il sangue di 1.001 individui. Uno studio che ha portato all’emersione di questo “orologio” dell’invecchiamento.
Portare la biologia nel nostro approccio completamente imparziale ci ha permesso di identificare una serie di parametri. Tra tutti, una piccola proteina immunitaria coinvolta nell’infiammazione cronica sistemica legata all’età e nell’invecchiamento cardiaco. Ora abbiamo i mezzi per rilevare la disfunzione e un percorso di intervento prima che si verifichi una patologia conclamata.
La chiave di tutto? Si chiama CXCL9
La chiave della scoperta del team? Si chiama CXCL9. È una chemochina solubile che viene chiamata in azione quando sono richiesti linfociti nel sito di un’infezione. I ricercatori hanno dimostrato che CXCL9 regola più geni implicati nell’infiammazione ed è coinvolta in senescenza cellulare, invecchiamento vascolare e rimodellamento cardiaco avverso. Il primo autore Nazish Sayed, spiega che con questo “orologio” è possibile determinare l’età del sistema immunitario di una persona. Un mezzo per misurare la sua salute, e anche il tempo che la separa dall’ultimo viaggio.
In media, i centenari hanno un’età immunitaria di 40 anni più giovane di quella che è considerata ‘normale’. Abbiamo un valore anomalo, un uomo di 105 anni super sano (che vive in Italia) che ha il sistema immunitario di un 25enne.
David Furman commentando i risultati dello studio
Un orologio per monitorare e prevedere le malattie croniche
Furman ha affermato che l’iAge di una persona può essere utilizzato per monitorare il rischio di sviluppare una serie di malattie croniche, inclusa la fragilità legata all’età. “Utilizzando iAge è possibile prevedere con sette anni di anticipo chi svilupperà fragilità”, ha detto dei risultati dello studio. “Questo lascia molto spazio per gli interventi”.
Sta diventando chiaro che dobbiamo prestare maggiore attenzione al sistema immunitario con l’età, dato che quasi tutte le malattie legate all’età hanno l’infiammazione come parte principale della sua eziologia
La scoperta di questo “orologio della vita e della morte” potrebbe anche avere implicazioni nel rallentare l’invecchiamento stesso, data l’importanza di CXCL9. In una recente ricerca la chemochina ha mostrato di invertire la perdita di funzione nell’invecchiamento delle cellule endoteliali (il materiale che riveste i vasi sanguigni e linfatici) sia nell’uomo che nei topi.