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Come sfrutteremo gli asteroidi quando avremo imparato a “catturarli”?

Gli asteroidi sono là fuori, e sono tanti, con il loro carico di insidie... e di ricchezze. Come possiamo evitare le prime e sfruttare le seconde?

Gianluca Ricciodi Gianluca Riccio
in Spazio
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asteroidi

Rappresentazione artistica dell'asteroide ricco di metalli Psiche, che una navicella spaziale della NASA visiterà alla fine di questo decennio. (Credito immagine: Maxar/ASU/P. Rubin/NASA/JPL-Caltech)

24 Agosto 2021
⚪ Si legge in 4 minuti
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“C’è del marcio in Danimarca”, scrisse Shakespeare. “C’è dell’oro negli asteroidi!” scrivo io (mi piace vincere facile). Letteralmente: gli asteroidi hanno oro più che sufficiente, oltre ad altri metalli, per costituire una fortuna pazzesca di generazioni. E non è l’unica cosa profittevole degli asteroidi!

Bene. Come potremmo ricavare tali metalli da questi asteroidi lontani?

Forse il modo migliore è portare le rocce spaziali sulla Terra.

La maggior parte dei metalli che usiamo nella nostra vita quotidiana sono sepolti nelle profondità della Terra. E quando dico “in profondità”, dico seriamente: quando il nostro pianeta era ancora fuso, quasi tutti i metalli pesanti affondavano nel nucleo, piuttosto difficile da raggiungere. Le vene accessibili di oro, zinco, platino e altri metalli preziosi provenivano invece da successivi impatti di asteroidi sulla superficie terrestre.

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Quegli asteroidi sono i resti frammentati di “quasi pianeti”, ma contengono tutte le stesse miscele dei pianeti. E non serve scavare nei loro nuclei per ottenerle: l’asteroide 16 Psyche, ad esempio, contiene circa 10 miliardi di miliardi di chili (22 miliardi di miliardi di libbre) di nichel e ferro. Ci servirebbero per… TUTTO: dal cemento armato al cellulari.

Asteroidi come Psiche potrebbero, da soli, soddisfare il nostro fabbisogno industriale per diversi milioni di anni.

asteroidi
Bennu, uno degli asteroidi “osservati speciali” dal nostro pianeta.

Asteroidi: sono veloci e (di solito) distanti

Il problema principale degli asteroidi, però, è che sono lontani e sfuggenti. Viaggiano velocissimi a grandi distanza (per certi versi è meglio). Fate conto che per entrare in orbita, un razzo deve cambiare la sua velocità da zero a 8 chilometri al secondo (5 miglia al secondo). Per incontrarsi con un asteroide medio, il razzo deve quasi raddoppiare la velocità. Serve accelerare di ulteriori 5,5 chilometri al secondo (3,4 miglia al secondo).

Questo richiede quasi tanto carburante quanto il lancio stesso. Il razzo dovrebbe trasportare tutto questo peso morto aumentando i costi in modo esorbitante. Senza contare quelli proibitivi di un’operazione di estrazione remota.

Una volta agganciato, i cercatori di asteroidi dovrebbero poi affrontare una scelta difficile: provare a raffinare il minerale proprio lì sul posto. Questo comporterebbe la creazione di un intero impianto di raffinazione. In alternativa, spedire il minerale grezzo sulla Terra, con tutti gli sprechi che comporterebbe.

Portare la pagnotta a casa

E se invece di agganciare asteroidi lontani, estrarne minerali e riportarli sulla Terra… non portassimo direttamente (piano piano) gli asteroidi stessi sulla Terra? La missione Asteroid Redirect Mission (ARM) della NASA si proponeva di fare proprio questo. L’obiettivo era afferrare un masso di 4 metri (13 piedi) da un asteroide vicino e riportarlo nello spazio cislunare (tra le orbite della Terra e della luna), dove avremmo potuto studiarlo a nostro piacimento.

Per spostare il masso, ARM avrebbe sfruttato la propulsione elettrica solare, con pannelli solari che assorbono la luce del sole e la convertono in elettricità. Quell’elettricità, a sua volta, avrebbe alimentato un motore a ioni. Non sarebbe stato granchè veloce, ma sarebbe stato efficiente e alla fine avrebbe portato a termine il lavoro.

Sfortunatamente, nel 2017, la NASA ha cancellato la missione ARM. Alcune delle tecnologie critiche per la cattura degli asteroidi sono finite in altri progetti, come la missione OSIRIS-REx sull’asteroide Bennu, e la NASA continua a indagare e utilizzare motori ionici. Se correttamente ridimensionata, una versione futura di ARM potrebbe potenzialmente inviare grandi pezzi di asteroidi, se non interi piccoli asteroidi, nello spazio esterno vicino.

A caccia di grosse pepite spaz…. ehm, asteroidi!

In effetti, uno studio recente ha trovato una dozzina di potenziali asteroidi, che vanno da 2 a 20 metri di diametro (da6,6 a 66 piedi). Potrebbero essere portati nell’orbita vicina alla Terra con un cambiamento di velocità inferiore a 500 metri al secondo (1.640 piedi al secondo). E gli schemi di propulsione elettrica solare escogitati per ARM sarebbero perfettamente in grado di farlo, anche se ci vorrebbe un po’ di tempo.

Portando questi asteroidi in aree relativamente più vicine alla Terra, molte delle difficoltà dell’estrazione di minerali si ridurrebbero. Basta confrontare la facilità di raggiungere l’orbita terrestre bassa, o anche la luna, con quella di raggiungere Marte. L’estrema distanza del Pianeta Rosso dalla Terra presenta enormi sfide logistiche, ingegneristiche e tecniche che stiamo ancora cercando di risolvere, mentre abbiamo mantenuto una presenza umana continua nell’orbita terrestre bassa per oltre due decenni.

Un asteroide cislunare sarebbe molto più facile da studiare e molto più facile da testare su diverse strategie di estrazione. Inoltre, le sue risorse sarebbero molto più facili da riportare sulla Terra.

Salva il mondo e guadagna

Ci avrete sicuramente pensato. Sviluppare e perfezionare questa tecnologia non servirebbe solo ad estrarre immense fortune dagli asteroidi, ma anche a deviarne il corso. Se possiamo modificare con successo la velocità e l’orbita di asteroidi innocui, possiamo potenzialmente farlo per pericolosi asteroidi che insidiano la Terra. La propulsione elettrica solare, ad esempio, potrebbe essere la migliore possibilità per l’umanità di evitare la calamità.

Spero che le ricerche nel campo riprendano con più decisione di prima.

Tags: asteroidi
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