Quando Zuckerberg parla di qualcosa è perchè l’ha lungamente studiata. E quindi Facebook in settimana ci ha offerto una prima occhiata di quel “metaverso” che il CEO considera come “il successore di Internet”, che la sua azienda da 354 miliardi di dollari abbraccerà in Toto.
Ricordate Facebook Horizon? Quella piattaforma in realtà virtuale di cui vi parlai (tra i primi in Italia) tempo fa? Bene, Big F ha partorito “Workrooms“, un sistema di ambienti lavorativi. Sale riunioni in realtà virtuale, amici miei.
Un altro passo avanti di una internet non semplicemente da guardare, ma da attraversare. Un passo costituito dal partecipare ad una riunione di lavoro con un visore di realtà virtuale. Cosa vi aspettavate? L’avanguardia della prossima fase comincia dal lavoro, sissignore.

Workrooms, ovvero “Primum: sgobbare”
Questo lancio di Workrooms mi porta a due tetre considerazioni.
La prima: è la realizzazione che il metaverso “utopico” della fantascienza (un mix di fisico e virtuale in uno spazio online condiviso) è un triste piccolo ufficio chiuso da lavagne bianche fluttuanti. Il metaverso è “l’ufficioverso”. E “l’ufficioverso” è noioso. Gli incontri sono noiosi. È vero o no? Ecco.
La seconda: come tante innovazioni spacciate per magnifici cambiamenti, questo “internet incarnato” che Zuckerberg propala è (per ora) tutt’altro che rivoluzionario. Ci avevano promesso macchine volanti e una balena VR che saltava fuori da un campo da basket. Quello che vedo è solo un altro modo per partecipare alle riunioni di lavoro a cui sono già stanco di partecipare.
Si, scommetto che Workrooms è caruccio da usare. Ci cambia la vita? Non lo so. Penso di no. “Un diverso tipo di esperienza di produttività” non è la prima cosa che mi viene in mente quando penso al “metaverso”.
I passi avanti del colosso di Menlo Park

All’inizio di questa primavera Facebook ha rivelato un dispositivo da polso indossabile e un device in grado di decifrare gli impulsi neuronali dal cervello alla mano. Questa sì che era una roba da fantascienza! Questo mi piace! Non Workrooms, amigo. Non le riunioni di lavoro. Nessuno vuole più incontri di lavoro, giusto? (come aggrapparsi disperatamente agli ultimi giorni di ferie).
Eppure Andrew Bosworth, responsabile AR / VR di Facebook e leader del nuovo team “metaverso”, ne è entusiasta:
Penso che Workrooms potrebbe essere l’applicazione VR più intensa che esiste, in termini di esperienza, immediatezza e usabilità.
Andrew Bosworth
Forse è solo un problema mio la tristezza che provo pensando al fatto che l’esperienza VR attualmente più ambiziosa e “intensa” sia solo un modo leggermente migliore per discutere l’ennesimo briefing con un cliente.
E poi, trattandosi di Facebook, Workrooms solleva la questione spinosa che-sapete-voi
Una critica comune alle incursioni di Facebook nelle nuove tecnologie è il pessimo curriculum dell’azienda sulla privacy.
Se non possiamo fidarci di Facebook sui social media, che usiamo per dare il buongiornissimo (kafféé?) agli amici delle superiori, come possiamo fidarci se l’interfaccia diventano delle telecamere che installiamo nelle nostre case, o delle cuffie che ci mettiamo sul viso?
Se l’idea che Facebook elabori i video delle vostre conversazioni in famiglia vi dà sui nervi, pensate a Workrooms e a riunioni di lavoro in cui potrebbero essere discusse informazioni riservate o proprietarie…
Ad ogni modo, per ora, c’è qualcosa che mi atterrisce molto più dell’idea che qualcuno violi la mia privacy.
E se, molto più semplicemente, questa “internet reale” fosse solo di una noia mortale?