Siamo nel 2046, in un mondo in cui le grandi compagnie di media sono le fonti dominanti di notizie. La crittografia è stata messa fuori legge in tutto il mondo. L'accesso libero e illimitato ai contenuti online è stato a lungo considerato una cosa del passato. Il passaggio della legislazione draconiana sul copyright nota come Digital Copyright Act del 2024 ha effettivamente messo gli editori di notizie nella stessa categoria di quelli che distribuiscono pornografia o film pirata.
Internet non è più facile da usare come prima. Quando si accede, si viene accolti da un pop-up che blocca i contenuti. "Il sito che hai richiesto non esiste più", dice il messaggio sullo schermo. E dice anche "stai cercando di accedere a un sito web che è stato vietato dalle nuove regole approvate dalla Commissione dei Monopoli del 2029".
Il futuro di internet? Peggio che andar di notte


Se vi sembra una scena da film distopico di fantascienza, ripensatevi. Secondo Internet Archive, il sito della biblioteca digitale americana che ospita milioni di libri, film e audio gratuiti online, questo inquietante scorcio del mondo del 2046 potrebbe non essere lontano dal diventare realtà.
La Wayback Machine è una delle pietre miliari di Internet Archive. Questa funzione archivia oltre 600 miliardi di pagine web (perfino l'esordio di Futuroprossimo, nel marzo 2006). Ora, come parte del 25° anniversario del sito, il motore di ricerca offre ai visitatori uno sguardo nuovo. Lo sguardo su un triste futuro in cui l'accesso alle informazioni diventa estremamente limitato.
Nel 25° anniversario dell'Internet Archive, guardiamo all'anno 2046. Avremo accesso a informazioni affidabili online? La conoscenza sarà libera e aperta?
Rotta verso il caos
"Questo sito contiene informazioni che sono attualmente classificate come un crimine di pensiero nella vostra regione". È quanto si legge in un banner del Ministero della Verità che appare sul contenuto principale dei siti a cui si accede tramite Way Forward Machine.
Oltre al suo nuovo motore di ricerca, Internet Archive fornisce anche una linea temporale interattiva basata sul web a partire dal 2022. Questa linea temporale mostra alcuni dei principali eventi che porteranno alla fine alla scomparsa di Internet libero nei prossimi anni. Tra gli altri l'istituzione del "Grande Firewall" nel 2034 da parte della Repubblica dell'Asia meridionale. Ancora, il defunding delle biblioteche pubbliche negli Stati Uniti nel 2037, e l'impianto della pubblicità su Internet nel 2042 (almeno non c'è la pubblicità in cielo sui satelliti).
Nel 2043, siti come Internet Archive sono stati "costretti alla clandestinità". L'anno successivo tutte le copie fisiche conosciute di 1984 di George Orwell sono state distrutte. Un attivista ha distribuito una versione digitale del libro e per questo è stato catturato e condannato all'ergastolo.
L'ottimismo, Gianni
A dare un tocco di stile alle cupe proiezioni di Internet Archive su un futuro autoritario c'è pure un uccellino. Quello di un Twitter interattivo come potrebbe apparire nel 2046 con restrizioni simili.
La nuova Wayforward Machine di Internet Archive e altri elementi a tema orwelliano sono parte di una nuova campagna per #EmpoweringLibraries, un movimento che si impegna a garantire che la conoscenza rimanga accessibile a tutti nei decenni a venire. La campagna è stata lanciata in risposta a una causa intentata di recente da quattro editori aziendali contro Internet Archive, che mira a impedire alle biblioteche di prestare le versioni digitali dei loro libri al sito o di digitalizzare le proprie collezioni e renderle disponibili al pubblico.
"Prendere in prestito libri digitali è un'ancora di salvezza per le persone che non possono accedere fisicamente a una biblioteca", si legge in una dichiarazione pubblicata sulla pagina web ufficiale della campagna. “Ma una nuova causa intentata da quattro editori aziendali contro l'Internet Archive tenta di impedire alle biblioteche di prestare le versioni digitali dei loro libri o di digitalizzare le loro collezioni. L'impatto sulle nostre comunità più vulnerabili, così come sul nostro patrimonio culturale, sarebbe grave».