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Medicina, Società

Nuova Zelanda, le autorità accelerano ancora sulla fine di fumo e tabacco

Non solo i consumatori: vanno "colpiti" (e aiutati nella transizione) anche i rivenditori: la guerra al tabacco della Nuova Zelanda si intensifica col contributo della scienza.

16 Novembre 2021
Gianluca RiccioGianluca Riccio
⚪ 2 minuti
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fine tabacco

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Come sapete, in Australia è guerra aperta al fumo. Ve ne ho parlato qui: tutti gli sforzi dei governi locali si concentrano sui consumatori, per rendere il fumo una pratica non solo deprecabile, ma deprecata entro 3 anni. Oggi nella "lotta al tabacco" entra in gioco anche Coral Gartner, professore associato della UQ School of Public Health. E lo fa da uno scranno importante, essendo direttore del Centro di eccellenza della ricerca NHMRC sul raggiungimento dell'endgame del tabacco.

Il prossimo bersaglio? Non più i consumatori, ma direttamente i venditori di fumo e tabacco

"Chiediamo ai governi di concentrarsi sulla fornitura al dettaglio, che è il collegamento fondamentale tra produttori e consumatori", dice il dott. Gartner. "Questo è il prossimo passo naturale verso il controllo dell'uso del tabacco, ed è supportato da un numero crescente di organizzazioni di difesa del controllo del tabacco ".

Una tendenza che trovo molto importante e nobile. E non è isolata: la lotta al fumo guadagna sempre più slancio a livello internazionale: dal primo gennaio 2022 anche alcuni consigli comunali USA mettono fine alle vendite di tabacco. In Olanda, invece, già approvate leggi che impediscono ai supermercati di vendere sigarette a partire dal 2024.

fine del tabacco

"Ce lo dice la scienza"

Il Dr. Gartner ha affermato che i ricercatori hanno evidenziato diversi motivi per cui i governi dovrebbero introdurre date certe per la fine della vendita di tabacco. Dovrebbero anche aiutare i rivenditori a effettuare la transizione verso una società senza fumo.

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I rilievi degli scienziati sono raccolti in un interessante articolo prospettico sul Medical Journal of Australia.

Non è soltanto una questione culturale, come vedete. È anche una questione tecnica: la pericolosità di qualsiasi principio attivo va adeguata alla sua reperibilità. La maggior parte dei governi mondiali è in ritardo perfino rispetto all'opinione pubblica. Uno dei dati interessanti di questa ricerca è quello che mostra le opinioni popolari: il 50% dei cittadini di Australia, Nuova Zelanda, Inghilterra, Canada e Hong Kong vuole che la vendita di tabacco venga gradualmente eliminata.

Se l'obiettivo dichiarato è quello di ridurre i fumatori sotto il 5% della popolazione entro il 2030, serve agire su più fronti. E in Europa come siamo messi, a parte l'Olanda?

Tags: fumotabacco


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