Il progresso di una civiltà si può facilmente valutare dalla qualità e dall’efficacia delle sue invenzioni, dagli avanzamenti tecnici e tecnologici che ne hanno alimentato l’evoluzione come citato qui su FuturoProssimo, ma anche dal grado di consapevolezza raggiunto dalle persone.
Di fronte all’enormità di una nuova scoperta, o dinnanzi al lancio di un nuovo manufatto innovativo che cambierà per sempre la vita degli esseri umani, gli individui giungono infatti alla conclusione che il loro destino, insieme all’avanzamento complessivo della civiltà, è totalmente nelle loro mani. O meglio, nella profondità del loro ingegno. In una congiuntura storica segnata da grandi incertezze e da traumi sociali destinati a durare a lungo, anche più del previsto, le persone avvertono infatti il bisogno di rafforzare il loro senso d’appartenenza alla collettività, al genere umano, inteso come specie dotata di intelletto e dunque di tutti gli strumenti necessari con cui forgiare il proprio destino, giungendo sempre all’elaborazione di nuovi metodi pratici con cui migliorare la vita quotidiana degli individui. Per le persone comuni, assaporare il nuovo frutto dell’avanzamento tecnologico rappresenta una potente iniezione di fiducia per il futuro, al quale si guarda con più ottimismo, quasi serenamente, nella consapevolezza di essere parte integrante di una civiltà progredita e perfettamente padrona della propria sorte.
Uno degli effetti della pandemia, a livello globale, è stato l’innescamento di un fortissimo desiderio di riscatto, sia da parte dei singoli individui, con il loro bagaglio di traumi e di drammi personali, sia su un livello più ampio, da parte di tutti gli esseri umani nella loro interezza, come se tutta la specie stesse cercando di gridare al mondo il proprio desiderio di ripartire e di ricominciare a credere nel futuro, con quel briciolo di speranza che il Covid-19 e tutti i suoi effetti nefasti avevano quasi del tutto estinto. In questo senso, ogni nuova scoperta scientifica o tecnologica sarà salutata con estremo entusiasmo da tutti, specialmente in questo periodo, in un’epoca in cui ogni singolo individuo desidera ricevere rassicurazioni continue sull’ingegno e sull’affidabilità della propria specie.
Nuove frontiere per l’energia di fusione
Ciò che è stato raggiunto dalla Cina mostrato qui da ilGiornale, da questo punto di vista, ha davvero pochi eguali al mondo. Negli scorsi giorni, un ricercatore cinese appartenente a un importante Istituto scientifico ha annunciato che gli scienziati di Pechino, nel corso di un esperimento portato a termine negli ultimi giorni di dicembre, sono riusciti a estendere il tempo di funzionamento del “Sole artificiale” cinese, il Tokamak, un reattore sperimentale di energia a fusione magnetica che si trova nella città di Hefei. Il funzionamento continuo del plasma ad alta temperatura, pochi giorni fa, ha raggiunto infatti i 1.056 secondi, frantumando ogni record precedente nello stesso settore. Nel corso dell’esperimento, come ha spiegato il ricercatore Gong Xianzu dell’Institute of Plasma Physics of the Chinese Academy of Sciences, il plasma ha raggiunto una temperatura di 70 milioni di gradi Celsius, gettando così le basi per il futuro impiego di un reattore a fusione. Questa tecnologia, in ultima analisi, si pone l’obiettivo di dare vita a una fusione nucleare del tutto simile a quella del Sole, sfruttando alcune risorse naturali già presenti sul pianeta Terra (come il deuterio). Proprio per questo motivo, per la possibilità di poter attingere a risorse naturali, e dunque illimitate, l’energia di fusione inizia ad essere considerata come la miglior energia possibile per il futuro della razza umana.
Una super-pellicola pieghevole
Ma le scoperte cinesi non finiscono qui: l’University of Science and Technology of China, negli scorsi giorni, ha rivelato che alcuni ricercatori della facoltà hanno creato una nuova, straordinaria pellicola trasparente e pieghevole ad alte prestazioni, traendo ispirazione dalla struttura e dai processi compositivi della carta di riso, usata prevalentemente per usi artistici. Osservando attentamente la composizione di questa carta, costituita perlopiù da paglia e bucce, i ricercatori hanno concluso che le microfibre e le nanofibre della carta di riso sono in grado di assicurare un’altissima resistenza e un’elevata flessibilità, due caratteristiche estremamente utili per una pellicola trasparente. Oltre a presentare una maggiore stabilità dal punto di vista termico, questa pellicola si differenzia da quelle più tradizionali anche per la capacità di ritornare sempre alla sua forma originale, anche dopo essere stata piegata o arrotolata.
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Volenti o nolenti, anche in un periodo drammatico come quello che stiamo vivendo, il nostro destino sarà sempre segnato dal progresso tecnologico e dalle persone che lo rendono possibile.