Un nuovo studio ha scoperto che i paesi più ricchi devono agire rapidamente per fermare i combustibili fossili ed evitare le peggiori conseguenze del cambiamento climatico. Il tempo stavolta sta davvero finendo.
I ricercatori del Tyndall Center for Climate Change Research dell’Università di Manchester hanno una “data di scadenza”: 2034. È l’ultimo anno utile per fermare tutta la produzione di petrolio e gas prima della totale catastrofe climatica.
Il danno è fatto
Anche se i paesi ricchi riescono ad accordarsi, già ora lo studio conclude che c’è il 50% di possibilità di evitare un aumento della temperatura di 1,5 gradi Celsius o più oltre quel periodo di tempo. La fine dell’estrazione di combustibili fossili nei paesi ricchi nei prossimi sette anni ci dà una probabilità del 67% di avere un clima decentemente abitabile. Il rapporto, che non è stato sottoposto a peer review, arriva un anno dopo che un altro rapporto (dell’Agenzia internazionale dell’energia) suggeriva di interrompere l’esplorazione di nuovi combustibili fossili già adesso.
Questo è solo l’ultimo studio che dovrebbe (ma non lo farà) allertare i leader mondiali, che hanno vacillato sull’adozione di politiche per ridurre veramente le emissioni di carbonio e porre fine all’uso di combustibili fossili. Una colpa soprattutto per le nazioni più ricche, che hanno traccheggiato nei negoziati globali sul clima senza trovare soluzioni radicali.
Rimuovere la CO2? Non basta: o via combustibili fossili, o disastro.
Lo studio spegne anche la speranza che la rimozione dell’anidride carbonica sia sufficiente a salvarci. Le tecniche basate sulla natura come la riforestazione e le tecnologie a emissioni negative estraggono il carbonio direttamente dall’aria, e sono importanti. Tuttavia, nessuna è sufficiente tanto da sostituire “profonde e rapide riduzioni di tutta la produzione di combustibili fossili”, secondo il report.
È qui che gli autori del report sono più duri e chiari. Non si possono sostituire i tagli alle fonti fossili con politiche di tagli alla CO2. Non c’è alcun margine per aprire nuovi impianti di produzione di combustibili fossili (cosa che paesi come gli USA invece faranno, visto il numero enorme di contratti di locazione di petrolio e gas già concessi e pronti a partire).
Gli avvisi sono stati tanti, tantissimi. Le emissioni hanno continuato ad aumentare. Le tecnologie ad emissioni negative, a questo punto, sono ancora in gran parte speculative. “Il loro utilizzo su scala planetaria,” scrivono i ricercatori, “è difficile anche solo da immaginare”.
Eliminare i combustibili fossili per evitare il disastro totale
Gli autori non sostengono che queste tecnologie non avranno alcun impatto sulla mitigazione del cambiamento climatico. Anzi, serve studiare e sviluppare. Ribadiscono che da soli non bastano, però. Niente basterà, salvo l’abbattimento di gas e petrolio: abbiamo meno di 12 anni per farlo, e sembra che il mondo stia addirittura tornando indietro, nella direzione opposta.