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Tecnologia

Archiviazione dati, entro il 2030 potremmo metterli in "cartucce" di DNA

L'archiviazione dati su DNA ci permetterà di conservare lo scibile umano presente e futuro in modo duraturo ed ecologico: ecco a che punto siamo.

17 Dicembre 2022
Gianluca RiccioGianluca Riccio
⚪ 4 minuti
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Gli sforzi per espandere la capacità di archiviazione dei dati stanno spingendo l'utilizzo delle attuali tecnologie (dischi rigidi HDD, unità solide SSD ecc.) al limite delle loro capacità, per i dati che possono contenere e per lo spazio che possono occupare. Per questo la "corsa" all'archiviazione dei dati nel DNA prosegue a tutto spiano.

Conservare dati nel DNA: a che punto siamo?

Immaginate di poter trasformare ogni singolo dato che avete in una sequenza di basi del DNA. Potreste inserire questi filamenti di DNA sintetizzati in un minuscolo spazio, diciamo 1 millimtero cubo. Sapete quanti dati potremmo metterci, secondo gli ultimi studi? 9 terabyte. E per leggere questi dati? Semplice, basta sequenziare il DNA per ottenere il codice binario originale. Non c'è bisogno di dire che questo processo di memorizzazione del DNA presenta una serie di vantaggi incredibili rispetto ai metodi tradizionali. Ok, l'ho fatta molto facile, ma a che punto siamo davvero con lo sviluppo di questa tecnologia?

archiviazione dati DNA

Vi presento Biomemory

Alla start-up francese Biomemory sono certi che il DNA, considerato una tecnologia a prova di futuro per l'archiviazione dati, non arriverà abbastanza presto da affrontare il rapido aumento dei contenuti che stiamo producendo. Secondo le loro stime, infatti, entro il 2025 l'umanità avrà generato 175 zettabyte di dati. Una cifra con 21 zeri, per intenderci. Alex Mouradian, CEO di Biomemory, fornisce maggiori dettagli su questa rivoluzionaria innovazione nell'archiviazione dei dati.

Due parole su questa startup per l'archiviazione dati "biologica":

fondata nel luglio 2021 da tre esperti del settore: Stéphane Lemaire, Pierre Crozet e Erfane Arwani, la startup è "figlia" delle ricerche condotte presso il Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) e la Sorbonne Université, dove Lemaire e il suo team hanno sviluppato un innovativo metodo di archiviazione dei dati tramite l'uso del DNA. Metodo che ha poi portato alla creazione di una tecnologia brevettata, chiamata "DNA Drive".

Questa tecnologia permette di archiviare fisicamente i dati su lunghe molecole di DNA biocompatibili e bioprotette. Una soluzione di archiviazione dati durevole, con una capacità praticamente illimitata e la possibilità di essere facilmente copiata biologicamente a un costo molto basso. Biomemory si sta ora concentrando su miniaturizzazione e automazione di un dispositivo di assemblaggio di DNA microfluidico integrato e continuo, con l'obiettivo di raggiungere mercati intermedi.

L'articolo prosegue dopo i link correlati

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archiviazione dati DNA
Una cartuccia dati a DNA "immaginata" dall'intelligenza artificiale.

Archiviazione dati nel DNA: quanto ci vorrà?

Come immaginerete, non è facile. Per rendere pratico l'uso del DNA come supporto di archiviazione, dobbiamo essere in grado di sintetizzarlo su larga scala e a un costo accessibile. Attualmente, il costo dell'archiviazione del DNA negli oligonucleotidi è superiore a € 1000/MB, il che ha impedito l'utilizzo di questa tecnologia per l'archiviazione massiva dei dati. Tuttavia, quando riusciremo a sintetizzare il DNA su scala (molto) più elevata e a un costo inferiore, potremo finalmente sfruttare il potenziale di questo materiale per l'archiviazione dei nostri dati in modo sicuro e affidabile. E con la riduzione al minimo dei tassi di errore, potremmo essere certi che le nostre informazioni saranno conservate intatte per anni e anni a venire.

"Entro il 2030," dice Mouradian, "ci impegneremo a creare un dispositivo che possa funzionare autonomamente e che si adatti alle dimensioni attuali dei data center, in particolare dei server rack. Questo strumento sarà in grado di accettare diverse tipologie di materiali di consumo, come le cartucce d'inchiostro DNA, che lo faranno funzionare al meglio e lo rendono interoperabile con altri dispositivi nella catena del valore dei dati."

Un "ritorno al futuro", insomma. Ripartiremo da computer grandi come armadi, ma invece di grandi nastri e schede perforate gestirà DNA, e tutta l'informazione del mondo "da qui all'eternità".

Tags: datiDNAGenetica


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