Gli astronomi hanno raccolto 8 "possibili "tecno-firme" di origine intelligente: segnali spaziali che potrebbero rappresentare il primo indizio di vita intelligente oltre la nostra. E sebbene non sappiamo ancora con certezza cosa questi segnali possano significare, anche il loro semplice rilevamento è un enorme passo avanti nella ricerca di vita extraterrestre. Prima di darvi tre ragioni per cui questa potrebbe essere "la volta buona", faccio un piccolo recap per chi non ha seguito la vicenda.
Cosa è successo esattamente
Un team di esperti dell'Università di Toronto guidato da Peter Ma ha usato un algoritmo di intelligenza artificiale (AI) sviluppato insieme agli astronomi del SETI Institute, a Breakthrough Listen e a istituti di ricerca scientifica di tutto il mondo per esaminare 820 stelle in un'area che non pensavano potesse avere alcuna potenziale attività.
E quello che hanno rilevato li ha sbalorditi. L'algoritmo è stato "addestrato" a differenziare il rumore causato dall'uomo da potenziali segnali "intelligenti", e ha rilevato 8 segnali estremamente interessanti da una distanza compresa tra 30 e 90 anni luce.

Segnali di vita nello spazio: potrebbe essere la volta buona
La domanda è sempre quella: "siamo soli nell'universo?". Per qualcuno ovvia, e razionalmente lo è. Per tanti ricercatori, però, è pesante come un macigno al punto che per fortuna costringe alla prudenza e al buon senso. Con tutte le cautele del caso, ci sono almeno tre ragioni che rendono questi segnali (presentati in uno studio su Nature Astronomy, ve lo linko qui) dei seri candidati.
Prima: si tratta di segnali "a banda stretta", e quelli di origine naturale generano segnali ad ampio spettro. Seconda: i segnali sono dotati di una "pendenza", indice che la loro origine sta accelerando rispetto alle nostre antenne. Questo rende molto improbabile che provengano dal nostro pianeta, magari come interferenze dei nostri stessi macchinari. Terza: i segnali sono apparsi solo nelle osservazioni ON-source e non in quelle OFF-source, altro fattore che esclude ogni interferenza radio umana, che si verifica invece in entrambe le tipologie di osservazioni.
Oltre questi 8 segnali, nell'attesa di capirci di più, ce n'è un altro che sicuramente proviene dal nostro pianeta: è quello che parla di ricerca e machine learning. Questo lavoro dimostra il potere delle nuove tecnologie anche nel campo dell'astronomia: ci permetteranno di elaborare molti più dati. E un giorno, magari, non ci saranno più dubbi.