Avete mai provato a discutere di auto elettriche con un nostalgico del fossile? Vi sarà capitato di sentire frasi come “ma l’idrogeno è il futuro” oppure “i biocarburanti sono più puliti”. Milena Gabanelli, nel suo ultimo Dataroom, ha fatto quello che andava fatto da tempo: ha messo nero su bianco i numeri reali. Risultato? L’idrogeno richiede tre volte più energia dell’elettrico, i biocarburanti costano fino a 5 euro al litro, e l’efficienza delle auto a batteria è già ad alti livelli. Fine della discussione. Anzi, iniziamo ora: seguitemi.
Quando i numeri zittiscono le chiacchiere
Il Dataroom della giornalista emiliana ha fatto quello che la politica non riesce a fare da anni: ha spazzato via le bugie con la forza brutale dei dati. Mentre Matteo Salvini continua ad attaccare i divieti di circolazione per i diesel Euro 5, Gabanelli e Rita Querzé della redazione Economia del Corriere hanno tirato fuori i numeri dello studio Ricardo per la Federazione Internazionale dell’Automobile.
I risultati sono impietosi: le auto elettriche emettono già oggi 100 grammi di CO2 per chilometro contro i 267 delle auto a benzina e i 197 delle diesel ibride. Non sono proiezioni future, non è wishful thinking, non è “fuffa ecologista”. Sono i dati del Life Cycle Assessment, l’analisi “dalla culla alla tomba” che considera produzione, uso e smaltimento del veicolo.
Il quadro è chiaro: l’elettrico ha già vinto. Chi continua a predicare la “neutralità tecnologica” sta solo prendendo tempo per rimandare l’inevitabile. E sta dicendo un mucchio di sciocchezze.
L’idrogeno? Una bella illusione costosa
Uno dei miti più resistenti è quello dell’auto a idrogeno come alternativa pulita. L’idrogeno “emette solo vapore acqueo”, dicono i suoi sostenitori. Peccato che produrre idrogeno richieda tre volte più energia rispetto a ricaricare direttamente una batteria. È un po’ come dire che è meglio fare il giro dell’isolato per andare dal vicino di casa.
In Italia circolano solo 65 auto a idrogeno, servite da due sole stazioni di rifornimento (a Mestre e Bolzano). La Strategia Nazionale prevede 40 distributori entro il 2026, ma nello stesso documento si ammette che l’idrogeno “non è competitivo nel trasporto leggero”. Traduzione: è una tecnologia che cerca disperatamente un problema da risolvere.
I biocarburanti e l’e-fuel: sogni da 5 euro al litro
I carburanti sintetici, spacciati come soluzione magica dai lobbisti del petrolio, nascondono un piccolo dettaglio: costano dai 3 ai 5 euro al litro. Sono ottenuti combinando idrogeno con CO2 catturata, un processo che richiede quantità enormi di energia e produce costi proibitivi.
L’idea è suggestiva: la CO2 emessa durante l’uso equivale a quella assorbita nella produzione. Il problema è che nel frattempo avete speso quanto un aperitivo al Billionaire per ogni litro di carburante.
Non solo Gabanelli e studi esteri: anche la scienza italiana conferma il verdetto
Non si tratta solo di ricerche internazionali. Lo studio commissionato dal professor Bruno Notarnicola per il Ministero dell’Ambiente arriva alle stesse conclusioni. L’analisi del Life Cycle Assessment conferma che “le auto elettrificate risultano significativamente più ecocompatibili di quelle a combustione interna”.
Anche l’International Council on Clean Transportation, l’organizzazione che ha smascherato lo scandalo Volkswagen, certifica che
“i veicoli elettrici sono diverse volte più efficienti nel convertire energia in propulsione rispetto a benzina e diesel”.

L’efficienza che non mente
Il dato più devastante per i nostalgici del petrolio riguarda l’efficienza energetica. Le auto elettriche convertono il 77% dell’energia immessa in movimento. Quelle a benzina appena il 20%, disperdendo il resto sotto forma di calore. È come confrontare un chirurgo con un macellaio: con tutto il rispetto per quest’ultimo, se si tratta di operare qualcuno al fegato io non ho tanti dubbi.
Entro il 2050, mentre l’elettrico raggiungerà l’81% di efficienza, l’idrogeno si fermerà al 42% e gli e-fuel al misero 16%. Come abbiamo raccontato in precedenza, la Norvegia ha già dimostrato che il futuro elettrico non è fantascienza: le auto a batteria hanno già superato quelle a benzina.
Il bluff della neutralità tecnologica
La “neutralità tecnologica” è diventata l’ultima trincea di chi non vuole ammettere la sconfitta. È un termine elegante per dire: “Continuiamo a bruciare petrolio mentre facciamo finta di valutare alternative inesistenti”.
La Gabanelli ha smascherato questo gioco con una precisione chirurgica: “Non si usi il paravento della neutralità tecnologica per continuare con le guerre ideologiche”. La transizione sarà difficile e avrà un prezzo, ma “raccontando ai cittadini le cose come stanno”.
L’Europa che non si volta indietro
Se l’Italia tentenna, l’Europa ha già scelto. Il ban 2035 per i veicoli termici non è negoziabile per aziende come Volvo e Ikea, che hanno firmato una lettera aperta per mantenere l’obiettivo: “È sia fattibile che necessario”. E il legittimo disprezzo per tante folli iniziative di Von der Leyen e compagni non cambiano la realtà dei fatti: nelle nostre città le auto fossili uccidono le persone a milioni ogni anno.
E se c’è un modo per stare meglio, non è che ci rinuncio perché questa cosa vogliono cavalcarla personaggi politici che non sopporto. L’auto elettrica va incentivata e sostenuta con politiche dei prezzi più eque per tutti, e piani infrastrutturali per impianti di ricarica e rete energetica.
Il dibattito non è più se l’elettrico vincerà, ma quanto tempo perderemo ancora a fingere che esistano alternative credibili. La risposta è netta: i dati non mentono, le ideologie sì.
Milena Gabanelli ha fatto quello che i politici non osano fare, e quello che a volte lei stessa non fa su altri argomenti: ha detto la verità senza sconti. L’auto elettrica non è perfetta, ma è l’unica tecnologia disponibile oggi che funziona davvero. Tutto il resto sono chiacchiere da bar, costose e inquinanti.