Tre anni. Forse meno. È quello che ci resta prima che il budget climatico per mantenere il riscaldamento sotto gli 1,5°C si esaurisca completamente. È la conclusione a cui è arrivato uno studio dell’Università di Leeds pubblicato sulla rivista Earth System Science Data. I numeri sono spietati: 130 miliardi di tonnellate di CO2. Questo è il nostro conto in banca climatico. Al ritmo attuale di emissioni, lo svuoteremo entro il 2028. Eppure, mentre scrivo queste righe, il mondo continua a bruciare combustibili fossili come se nulla fosse.
I numeri che nessuno vuole vedere
Piers Forster, direttore del Priestley Center for Climate Futures e autore principale dello studio, non usa giri di parole. I dati del 2024 mostrano che la temperatura globale ha raggiunto 1,52°C sopra i livelli preindustriali, di cui 1,36°C direttamente attribuibili alle attività umane. Il budget climatico si sta consumando più velocemente del previsto.
Il team di oltre 60 scienziati internazionali ha aggiornato dieci indicatori chiave del sistema climatico, aggiungendo per la prima volta l’innalzamento del livello del mare e le precipitazioni globali. I risultati dipingono un quadro allarmante: le emissioni di gas serra rimangono ai massimi storici con 53,6 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente all’anno.
Quando la matematica diventa profezia
La ricerca conferma che il 2024 è stato straordinariamente caldo in modo “allarmante ma non eccezionale” data la quantità di riscaldamento causato dall’uomo. Questo non è un paradosso, ma la logica conseguenza di un sistema climatico spinto oltre i suoi limiti naturali.
Tra il 2015 e il 2024, la temperatura media globale è stata 1,24°C più alta rispetto ai livelli preindustriali, e praticamente tutto questo riscaldamento è attribuibile alle attività umane. Il tasso di riscaldamento visto tra il 2012 e il 2024 è quasi raddoppiato rispetto agli anni ’70 e ’80.
Budget climatico: come dicono gli Europe, “The final countdown”
L’accordo di Parigi stabiliva l’obiettivo di limitare il riscaldamento a 1,5°C per evitare gli impatti più devastanti dei cambiamenti climatici. Ma il nostro budget climatico residuo si sta assottigliando come sabbia tra le dita. Con le emissioni attuali, abbiamo solo una probabilità del 50% di rimanere sotto questa soglia.
Karina Von Schuckmann di Mercator Ocean International spiega che l’oceano sta assorbendo il 91% del calore in eccesso causato dalle emissioni di gas serra. Questo porta a riscaldamento oceanico, innalzamento del livello del mare e intensificazione degli eventi meteorologici estremi.

Il paradosso delle emissioni record
Il 2024 ha visto emissioni fossili raggiungere 37,4 miliardi di tonnellate, con un aumento dello 0,8% rispetto al 2023. Le emissioni dell’aviazione internazionale sono tornate ai livelli pre-pandemici, mentre quelle legate ai cambiamenti di uso del suolo sono aumentate a causa della deforestazione e degli incendi aggravati da El Niño.
Joeri Rogelj del Grantham Institute avverte che la finestra per rimanere entro 1,5°C si sta chiudendo rapidamente. Ogni piccolo incremento del riscaldamento porta a eventi meteorologici estremi più frequenti e intensi.
Budget climatico e geografia del rischio
L’Italia, come tutto il Mediterraneo, si trova in prima linea. Le proiezioni della Fondazione CMCC indicano aumenti di temperatura fino a 2°C nel periodo 2021-2050, mentre nello scenario peggiore potrebbero arrivare a 5-6°C nelle zone alpine entro fine secolo.
Aimée Slangen del NIOZ Royal Netherlands Institute sottolinea che il livello del mare è aumentato di 26 mm tra il 2019 e il 2024, più del doppio del tasso medio del XX secolo. L’innalzamento del mare risponde lentamente ai cambiamenti climatici, il che significa che abbiamo già “bloccato” ulteriori aumenti nei prossimi decenni.
Il fallimento delle politiche climatiche
Lo studio evidenzia una realtà scomoda: le politiche climatiche e il ritmo dell’azione climatica non stanno tenendo il passo con ciò che serve per affrontare gli impatti crescenti. Mentre l’Unione Europea ha superato l’obiettivo di riduzione del 20% entro il 2020, raggiungendo una riduzione del 31%, a livello globale le emissioni continuano a crescere.
Come sottolineavo in un precedente articolo, la domanda non è più se le previsioni climatiche siano corrette, ma cosa possiamo fare per renderle meno catastrofiche.
Il budget climatico che cambia le regole
Il concetto di budget climatico è semplice: rappresenta la quantità massima di CO2 che possiamo emettere mantenendo una certa probabilità di limitare il riscaldamento. Non è negoziabile con l’atmosfera. I dati per il 2025-2030 determineranno quanto velocemente raggiungeremo i +1,5°C. L’ISPRA registra che in Italia le emissioni sono diminuite del 20% dal 1990, ma questo non basta per bilanciare l’aumento globale.
Il tempo delle mezze misure è finito. Il budget climatico è un cronometro che non si ferma, e il conto alla rovescia non aspetta le nostre decisioni politiche. Tre anni sono IL NULLA per cambiare il mondo: in termini di trasformazione del sistema energetico globale sono un battito di ciglia. Il nostro budget climatico ci ricorda che il pianeta tiene una contabilità inflessibile, e noi stiamo per finire in rosso mentre ci occupiamo di spararci a vicenda. Perdonate la franchezza poco scientifica, mi rendo conto: non la vedo bene.