La sterilità maschile ha un volto spietato: quello dei campioni di sperma che al microscopio sembrano deserti di detriti cellulari. Niente movimento, niente vita, niente futuro. Almeno fino a oggi. Perché lo stesso tipo di intelligenza artificiale che usiamo per esplorare galassie lontane ora scandaglia questi deserti microscopici e ci trova quello che nessun tecnico era riuscito a vedere.
Una tecnologia nata per le stelle che ridà speranza sulla Terra, un’ora di analisi AI contro anni di ricerche umane fallite. Non è poetico?
Quando l’astronomia incontra la sterilità umana
Zev Williams e il suo team della Columbia University Fertility Center hanno passato cinque anni a sviluppare qualcosa di incredibile. STAR (Sperm Tracking and Recovery) usa gli stessi algoritmi che gli astrofisici impiegano per individuare nuove stelle nell’immensità cosmica.
“Se riesci a guardare un cielo pieno di miliardi di stelle e trovarne una nuova, forse puoi usare lo stesso approccio per guardare tra miliardi di cellule e trovare quella specifica che stai cercando”, spiega Williams in un’intervista a TIME.
Come funziona – una telecamera ad alta velocità cattura oltre 8 milioni di immagini di un campione seminale in meno di un’ora. L’intelligenza artificiale analizza ogni frame, distinguendo i detriti cellulari dai preziosi spermatozoi che si nascondono tra le macerie biologiche. Quando trova una cellula utile, un robot la estrae in millisecondi, preservandola per la fecondazione assistita.

La coppia che ha sfidato l’impossibile
Rosie (nome di fantasia per proteggere la privacy) e suo marito rappresentano il volto umano di questa rivoluzione tecnologica. Diciotto anni di tentativi, quindici cicli di fecondazione in vitro falliti, viaggi in cliniche di tutto il mondo. La diagnosi era chiara e brutale: azoospermia, assenza totale di spermatozoi rilevabili nel liquido seminale. Una condizione che colpisce circa il 10-15% degli uomini con problemi di infertilità, spesso considerata una sentenza definitiva.
Nel marzo 2025, STAR ha analizzato un campione del marito di Rosie e ha trovato tre spermatozoi vitali. Tre. Abbastanza per fecondare gli ovuli e dare vita al primo embrione concepito con questa tecnologia.
“Mi ci sono voluti due giorni per credere di essere davvero incinta”, ha raccontato Rosie alla CNN. “Mi sveglio ancora la mattina e faccio fatica a crederci.”
Sterilità maschile: il deserto che nasconde l’oasi
L’azoospermia è una delle forme più severe di sterilità maschile. Mentre un millilitro di sperma normale contiene tra i 15 e i 200 milioni di spermatozoi, gli uomini con questa condizione ne hanno zero rilevabili. Almeno così sembrava fino a oggi. I tecnici di laboratorio più esperti possono passare giorni interi a esaminare campioni al microscopio senza trovare nulla di utilizzabile.
“Un paziente ha fornito un campione, e tecnici altamente qualificati hanno cercato per due giorni senza trovare spermatozoi”, racconta Williams. “Abbiamo fatto analizzare lo stesso campione dal sistema STAR. In un’ora ha trovato 44 spermatozoi.” Il confronto è impietoso: dove l’occhio umano si arrende dopo quarantotto ore, l’intelligenza artificiale trova decine di cellule vitali in sessanta minuti.
La tecnologia che cambia le regole del gioco
STAR non è solo veloce, è anche delicato. I metodi tradizionali per la ricerca di spermatozoi spesso usano coloranti, laser o centrifugazione che possono danneggiare le cellule rendendole inutilizzabili. Il sistema della Columbia evita tutti questi processi aggressivi, utilizzando solo imaging ottico e microfluidica per isolare le cellule senza danneggiarle.
Il costo dell’intero processo si aggira sui 3.000 dollari, una frazione rispetto alle costose procedure chirurgiche di estrazione testicolare che spesso falliscono. Attualmente STAR è disponibile solo alla Columbia University, ma Williams e il suo team stanno lavorando per condividere la tecnologia con altre cliniche della fertilità.
Il futuro della lotta alla sterilità
Come sottolineavo in questo articolo, la ricerca contro l’infertilità sta facendo passi da gigante. STAR rappresenta uno di quei momenti in cui la tecnologia più avanzata incontra il bisogno umano più antico: procreare.
Non tutti gli esperti sono completamente convinti. Gianpiero Palermo, pioniere della microiniezione spermatica, avverte che alcuni uomini potrebbero comunque non avere spermatozoi recuperabili. Ma Williams è ottimista:
“Con il nostro metodo, molti uomini a cui è stato detto che non avevano possibilità di avere un figlio biologico ora ce l’hanno.”
La storia di Rosie è solo l’inizio. Una coppia che aspettava da diciotto anni ora aspetta il primo figlio. La sterilità, almeno in alcuni casi, non è più una condanna a vita. È solo un problema che aspettava la tecnologia giusta per essere risolto.