Cinquanta grammi. Tanto pesa il meteorite Northwest Africa 12264, acquistato nel 2018 da un rivenditore in Marocco per pochi soldi. Eppure questo frammento di roccia spaziale sta riscrivendo la storia della formazione del nostro sistema solare. Un team di ricercatori ha scoperto che questo meteorite proviene dai protopianeti del sistema solare esterno e ha un’età di 4,569 miliardi di anni. Un dato che demolisce decenni di teorie sulla formazione planetaria: perché secondo la scienza ufficiale, i protopianeti esterni si sarebbero dovuti formare molto dopo quelli interni.
Un meteorite che manda in frantumi la cronologia planetaria
La scoperta, pubblicata su Communications Earth & Environment, è il frutto di un’analisi isotopica dettagliata condotta dal team guidato da Ben Rider-Stokes dell’Open University di Milton Keynes. I ricercatori hanno utilizzato tecniche avanzate di spettrometria di massa per determinare l’età del meteorite attraverso la datazione piombo-piombo e alluminio-magnesio.
Il meteorite è stato classificato come dunite, un tipo di roccia tipicamente trovata nel mantello terrestre, composta per il 95% da olivina. La sua composizione isotopica di cromo e ossigeno lo colloca inequivocabilmente nel gruppo delle condriti carbonacee, materiale proveniente dal sistema solare esterno. Questo posizionamento geografico cosmico è cruciale per comprendere l’importanza della scoperta.
L’analisi ha rivelato un’età di 4,569.8 ± 4.6 milioni di anni attraverso la datazione piombo-piombo, mentre il metodo alluminio-magnesio ha fornito un’età di 4,564.44 ± 0.30 milioni di anni. Entrambe le datazioni collocano la formazione di questo protopianeta esterno in un periodo molto più antico di quanto previsto dalle teorie attuali.
I protopianeti nascevano davvero insieme
Fino a oggi, gli scienziati credevano che i protopianeti del sistema solare interno si fossero formati circa 4,566 miliardi di anni fa, mentre quelli esterni avessero seguito circa 3 milioni di anni dopo, intorno ai 4,563 miliardi di anni fa. La ragione di questo ritardo era attribuita alla presenza di maggiori quantità di acqua e ghiaccio nei protopianeti esterni, che avrebbero rallentato i processi di riscaldamento e fusione necessari per la differenziazione planetaria.
Pensavamo che le condizioni ghiacciate nel sistema solare esterno ritardassero la formazione dei pianeti rocciosi, ma le nostre scoperte mostrano che si stavano formando altrettanto rapidamente di quelli più vicini al Sole
Come spiega Rider-Stokes, intervistato da Phys.org: “Pensavamo che le condizioni ghiacciate nel sistema solare esterno ritardassero la formazione dei pianeti rocciosi, ma le nostre scoperte mostrano che si stavano formando altrettanto rapidamente di quelli più vicini al Sole”. La scoperta dimostra che l’accrescimento e la differenziazione dei protopianeti furono processi simultanei in tutto il sistema solare.
La connessione con altri protopianeti antichi
L’età di Northwest Africa 12264 è particolarmente significativa perché è più antica di quella delle angrite, alcune delle rocce basaltiche più antiche del sistema solare interno. Questo significa che il protopianeta da cui proviene questo meteorite si è formato, differenziato e poi frantumato in un arco temporale estremamente rapido. Il team ha identificato possibili collegamenti con altri meteoriti del sistema solare esterno, incluso il gruppo metallico South Byron Trio, che mostra composizioni isotopiche simili.
La ricerca suggerisce che Northwest Africa 12264 potrebbe rappresentare il primo campione di materiale del mantello di questo gruppo di protopianeti, espandendo la nostra conoscenza dai soli campioni di nucleo (meteoriti ferrosi) e del confine nucleo-mantello (pallasiti) già noti. Come vi raccontavo in questo articolo, i dischi protoplanetari avevano strutture complesse che favorivano la formazione simultanea di corpi planetari.

Cosa significa per la teoria della formazione planetaria
La scoperta ha implicazioni profonde per la nostra comprensione della formazione del sistema solare. I risultati sono consistenti con le osservazioni moderne dei dischi protoplanetari realizzate dall’Atacama Large Millimeter Array (ALMA), che mostrano strutture complesse con anelli di polvere ben definiti a distanze sostanziali dalle stelle ospiti. Queste strutture suggeriscono che la formazione di planetesimi a grandi distanze eliocentriche potrebbe essere stata comune nel sistema solare primordiale.
Il team ha anche identificato un altro meteorite, NWA 7822, che presenta caratteristiche simili ma composizioni isotopiche diverse, suggerendo che almeno due corpi distinti nel sistema solare esterno hanno sperimentato una differenziazione estesa. Questo indica che i processi di differenziazione su scala protoplanetaria nella regione carboniosa esterna potrebbero essere stati più diffusi di quanto precedentemente ipotizzato.
L’analisi di Michael Garrett, coautore dello studio, sottolinea come “imparando come i nostri segnali viaggiano nello spazio, otteniamo preziose intuizioni su come proteggere lo spettro radio per le comunicazioni e progettare futuri sistemi”. I metodi sviluppati per analizzare questi campioni antichi possono essere applicati anche ad altri campi della ricerca spaziale.
Il futuro della ricerca sui protopianeti
Questa scoperta apre nuove strade per la ricerca sulla formazione planetaria e potrebbe aiutare a spiegare alcune caratteristiche del nostro sistema solare che finora sembravano anomale. La presenza di materiale così antico nel sistema solare esterno suggerisce che i processi di accrescimento rapido non fossero limitati alle regioni interne, ma fossero un fenomeno diffuso in tutto il disco protoplanetario.
I ricercatori pianificano di continuare l’analisi di altri meteoriti simili per costruire un quadro più completo della cronologia della formazione planetaria. Come riportato da The Debrief, la scoperta “sfida il paradigma attuale, che postula che i protopianeti nel sistema solare esterno si siano accumulati più lentamente e abbiano subito la differenziazione più tardi delle loro controparti del sistema solare interno”.
Northwest Africa 12264 ci ricorda che a volte le scoperte più significative possono nascere dai reperti più umili. Un frammento di roccia da 50 grammi, acquistato in un mercato marocchino, ha fornito indizi cruciali sui primi momenti della formazione del nostro sistema solare. La storia dei protopianeti è molto più complessa e affascinante di quanto immaginassimo.
Quando pensiamo alla formazione del sistema solare, dovremmo immaginare un processo molto più sincronizzato e rapido di quanto credessimo. I protopianeti non aspettavano il loro turno per formarsi, ma nascevano contemporaneamente in una danza cosmica che ha dato origine al nostro mondo attuale.