Un lampo illumina la foresta panamense per una frazione di secondo. Quello che succede dopo è invisibile all’occhio umano, ma letale: la scarica elettrica si propaga da albero ad albero in un effetto domino, raggiungendo piante distanti anche 45 metri. Quando il tuono si spegne, 3,5 alberi sono già condannati. Molti moriranno nei giorni seguenti, senza mostrare segni evidenti del colpo fatale. È la carneficina silenziosa che da decenni sfugge agli scienziati, ma che ora un team dell’Università Tecnica di Monaco è riuscito a quantificare: 320 milioni di alberi annualmente abbattuti dai fulmini.
Fulmini sugli alberi: il primo modello globale della strage
La ricerca, pubblicata su Global Change Biology, rappresenta la prima stima scientifica su scala planetaria di un fenomeno che finora era stato studiato solo localmente. Andreas Krause e il suo team dell’Università Tecnica di Monaco hanno sviluppato il modello LPJ-GUESS, integrandolo con dati raccolti nelle foreste di Panama e informazioni sui fulmini a livello mondiale.
I risultati sono sconvolgenti per la loro portata: ogni anno i fulmini uccidono direttamente tra 301 e 340 milioni di alberi, pari al 2,1-2,9% della perdita annuale di biomassa vegetale. Si tratta di una cifra che non include gli alberi distrutti dagli incendi boschivi innescati dai fulmini stessi, rendendo l’impatto complessivo ancora più devastante.
“Ora siamo in grado non solo di stimare quanti alberi muoiono ogni anno a causa dei fulmini, ma anche di identificare le regioni più colpite”, spiega Krause. Il modello ha rivelato che le foreste tropicali sono le più vulnerabili, con l’Africa che registra i tassi di mortalità più elevati al mondo.
L’effetto flashover: quando un fulmine ne uccide molti
Il segreto della devastazione provocata dai fulmini sugli alberi risiede in un fenomeno chiamato flashover. Quando una scarica elettrica colpisce un albero, può attraversare l’aria e raggiungere le chiome di alberi vicini, estendendo la zona di impatto fino a 45 metri di distanza dal punto di caduta iniziale.
Questo meccanismo spiega perché ogni fulmine uccide in media 3,5 alberi, creando zone di devastazione molto più ampie di quanto si immaginasse. Il fenomeno è particolarmente pronunciato nelle foreste tropicali, dove la densità degli alberi e l’umidità favoriscono la propagazione delle scariche elettriche.
Nelle foreste tropicali, i fulmini rappresentano una delle principali cause di mortalità degli alberi, soprattutto tra gli esemplari più grandi e antichi, che svolgono un ruolo cruciale nell’immagazzinamento del carbonio.
La temperatura al centro di un fulmine può raggiungere i 30.000 gradi Fahrenheit (oltre 16.600°C), causando la vaporizzazione istantanea della linfa degli alberi. Questa esplosione interna provoca spaccature longitudinali nella corteccia e può danneggiare l’intero sistema vascolare della pianta, condannandola a una morte che può verificarsi giorni o settimane dopo l’impatto.

Impatto climatico nascosto: un miliardo di tonnellate di CO2
La morte di 320 milioni di alberi all’anno a causa dei fulmini sugli alberi comporta conseguenze climatiche significative. Lo studio stima che questo fenomeno provoca l’emissione di 0,77-1,09 miliardi di tonnellate di CO2 annue, un valore paragonabile alle emissioni prodotte dalla combustione di piante vive negli incendi boschivi.
Le foreste globali attualmente immagazzinano 870 gigatonnellate di carbonio e ne assorbono 3,5 gigatonnellate ogni anno, pari a quasi la metà delle emissioni generate dalle attività umane. La perdita di milioni di alberi a causa dei fulmini riduce significativamente questa capacità di assorbimento, accelerando i cambiamenti climatici.
Il paradosso è che i modelli climatici prevedono un aumento della frequenza dei fulmini nei prossimi decenni. Attualmente la mortalità indotta dai fulmini è più elevata nelle regioni tropicali, ma l’incremento delle scariche elettriche interesserà principalmente le aree a media e alta latitudine.
Perché gli alberi sono bersagli perfetti per i fulmini
Gli alberi rappresentano bersagli ideali per i fulmini a causa della loro altezza e della loro natura conduttiva. Le scariche elettriche cercano sempre il percorso più breve verso il suolo, e negli ambienti naturali gli alberi sono spesso le strutture più elevate disponibili.
Il processo inizia nelle nuvole temporalesche, dove l’attrito tra particelle di ghiaccio e vapore acqueo genera enormi differenze di potenziale elettrico. Quando la tensione diventa insostenibile, il fulmine si scaglia verso terra seguendo la via di minor resistenza, che frequentemente passa attraverso gli alberi più alti.
Non tutti gli alberi colpiti mostrano immediatamente i segni del danno. Come hanno scoperto i ricercatori nelle foreste amazzoniche, alcuni esemplari possono apparire perfettamente sani dopo essere stati colpiti, per poi morire giorni dopo a causa dei danni interni al sistema vascolare.
Con l’intensificarsi dei cambiamenti climatici e l’aumento previsto dell’attività temporalesca, questo fenomeno finora trascurato potrebbe diventare uno dei fattori più critici per la sopravvivenza delle foreste mondiali. La ricerca dell’Università Tecnica di Monaco è solo l’inizio di una nuova comprensione dell’impatto dei fulmini sugli ecosistemi forestali globali.