Il JetZero Z4 non ha le ali. O meglio, è tutto un’ala gigante che vola nel cielo. Questo aereo dalla forma strana promette di tagliare il consumo di carburante del 50% rispetto ai jet tradizionali, e ora vuole fare ancora di più: eliminare completamente le emissioni usando idrogeno liquido.
La startup americana ha appena siglato un accordo con i francesi di SHZ Advanced Technologies per adattare i loro serbatoi criogenici brevettati al design “aile volante” dello Z4. L’idrogeno deve essere conservato a -253°C, una temperatura che renderebbe il ghiaccio secco un fornelletto. Ma la forma particolare del JetZero Z4, con la fusoliera che diventa parte dell’ala, offre spazio perfetto per questi serbatoi speciali senza rubare posti ai passeggeri.
JetZero Z4, come funziona l’ala volante
La configurazione “blended wing body” del JetZero Z4 non è solo una trovata estetica. Mentre gli aerei tradizionali hanno una fusoliera tubolare con ali attaccate ai lati, questo velivolo fonde tutto in un’unica superficie aerodinamica. Tom O’Leary, CEO e cofondatore di JetZero, spiega che
“la configurazione ad ala volante del Z4 offre vantaggi per l’integrazione dell’idrogeno. La fusoliera più ampia consente un posizionamento più efficiente dei serbatoi mantenendo la capacità passeggeri”.
Il risultato è impressionante: ogni superficie contribuisce alla portanza, riducendo drasticamente la resistenza aerodinamica. I motori, montati sopra la fusoliera invece che sotto le ali, riducono l’inquinamento acustico fino a 4 volte per le comunità vicine agli aeroporti. Con una capacità di 250 passeggeri e un’autonomia internazionale, in sintesi, JetZero Z4 punta al cuore del mercato dell’aviazione commerciale. Ma ci riuscirà? Questione che va affrontata, come vedrete, a freddo.
La partnership tra JetZero e SHZ Advanced Technologies nasce dal programma NASA Advanced Aircraft Concepts for Environmental Sustainability 2050 (AACES). L’agenzia spaziale americana ha assegnato 11,5 milioni di dollari a cinque progetti per esplorare tecnologie aeronautiche sostenibili. JetZero ha ricevuto il finanziamento per studiare l’uso dell’idrogeno criogenico nell’aviazione commerciale.
Serbatoi criogenici, la sfida dell’idrogeno liquido
SHZ Advanced Technologies porta al tavolo 14 brevetti proprietari, inclusi sistemi di stoccaggio non convenzionali per idrogeno liquido e una pompa-compressore rivoluzionaria. Il cofondatore Eric Schulz, forte di decenni di esperienza in Rolls-Royce e Airbus, ha sviluppato serbatoi che si curvano per adattarsi alla forma del blended wing body.
La vera innovazione sta nei dettagli tecnici. I serbatoi sono avvolti in isolamento sottovuoto, fogli riflettenti stratificati e gusci compositi resistenti. Questa configurazione mantiene l’evaporazione dell’idrogeno sotto lo 0,2% al giorno, un risultato notevole considerando che stiamo parlando di un combustibile che bolle già a -253°C. L’idrogeno scorre poi attraverso linee con rivestimento sottovuoto verso motori modificati per H₂ o celle a combustibile prototipo.

United Airlines e il mercato del JetZero Z4
I test di volo inizieranno nel 2027, con United Airlines che ha già messo sul tavolo opzioni di acquisto per potenziali ordini futuri. Delta supporta il progetto attraverso il suo Sustainable Skies Lab. Come raccontavamo in questo articolo, l’aviazione a idrogeno sta accelerando dopo anni di studi teorici.
L’investimento di 4,7 miliardi di dollari per l’hub manifatturiero di JetZero a Greensboro, North Carolina, rappresenta la scommessa aerospaziale più grande nella storia dello stato. Il progetto promette fino a 14.500 posti di lavoro nel prossimo decennio. Ma la strada non è priva di ostacoli: mentre alcuni progetti come quello di Airbus ZEROe hanno subito ritardi oltre il 2035, startup come Universal Hydrogen e Apus Zero Emission hanno chiuso i battenti.
Il dato più interessante? Grazie alla distribuzione naturale della portanza del blended wing body, JetZero e i suoi partner delle compagnie aeree calcolano di dimezzare il consumo di carburante e le emissioni di carbonio rispetto a un jet tradizionale tubo-e-ala. Secondo la NASA, l’obiettivo è raggiungere emissioni nette zero nell’aviazione entro il 2050.
Le sfide dell’aviazione a idrogeno
Mio zio, il Signor Realismo, vuole che si parli anche degli ostacoli. Che ci volete fare, lui è così. E ha ragione, lo zio, sapete? Perché anche se il prototipo dovesse brillare, scalare la logistica dell’idrogeno è una bestia complessa. Gli aeroporti dovranno installare serbatoi criogenici giganti ed elettrolizzatori, creare pipeline sicure o tragitti per autocisterne, e addestrare gli equipaggi di terra su nuove procedure di manipolazione.
E anche l’opinione pubblica conta: diverse indagini mostrano che i viaggiatori stanno accettando l’idea dell’idrogeno nell’aviazione civile, ma basterà un singolo incidente che fa notizia a frenare la timeline. Sul fronte tecnico, quei serbatoi devono resistere volo dopo volo, e l’alimentazione dell’idrogeno deve integrarsi perfettamente con l’alimentazione della cabina e i controlli ambientali.
Insomma, tutto bello: ma JetZero Z4 è più di un semplice cambio di combustibile. È il simbolo di un’industria che sta cercando di reinventarsi prima che sia troppo tardi. Se tutto si incastra come previsto, potremmo vedere i primi jet blended wing body alimentati a idrogeno solcare i cieli entro la fine del decennio. Se non si incastra, però…
Vediamo. Ad ogni modo, è comunque uno spartiacque per l’aviazione sostenibile.