Il countdown è iniziato: alla ISS restano sei anni di vita operativa. La NASA ha già stanziato oltre 415 milioni di dollari per finanziare i progetti di tre aziende che costruiranno le stazioni spaziali private del futuro. Axiom Space, Blue Origin e Voyager Space sono in corsa per creare i primi avamposti commerciali in orbita, destinati non solo alla ricerca scientifica ma anche al turismo e alla produzione industriale. Vediamo cosa stanno preparando, e come potrebbe cambiare lo spazio dai prossimi anni al prossimo secolo.
La fine di un’era

La Stazione Spaziale Internazionale ha rappresentato per quasi tre decenni il simbolo della collaborazione scientifica globale. Con i suoi oltre 100 metri di struttura e 14 nazioni coinvolte (incluso il contributo fondamentale dell’Italia attraverso Thales Alenia Space), la ISS ha ospitato migliaia di esperimenti e permesso scoperte impossibili sulla Terra. Ma ogni cosa ha il suo tempo.
Il 2030 segnerà la fine delle operazioni, con un rientro controllato nell’Oceano Pacifico che SpaceX gestirà attraverso un contratto da 843 milioni di dollari. Non si tratta di abbandono, ma di evoluzione. Come spiega l’analisi di SpacEconomy360, la NASA sta scommettendo sui privati per “dare continuità alle attività scientifiche e mantenere il presidio dell’orbita bassa”. Di che scommesse parliamo?
Stazioni spaziali private: tre progetti che cambieranno lo spazio

Axiom Space ha scelto la strategia dell’evoluzione graduale. Il primo modulo, Axiom Hub One, verrà lanciato nel 2026 e agganciato alla ISS. Quattro moduli in totale comporranno il segmento commerciale, ciascuno capace di ospitare fino a 4 persone. Quando la ISS andrà in pensione, questi moduli si staccheranno per formare l’Axiom Station, la prima delle stazioni spaziali private della storia.

Blue Origin, l’azienda di Jeff Bezos, punta invece su Orbital Reef insieme a Sierra Space. Con un finanziamento NASA di 172 milioni di dollari, questa stazione ospiterà fino a 10 persone e dovrebbe essere operativa nella seconda metà di questo decennio. I test “human-in-the-loop” sono già in corso: simulazioni complete che valutano alloggi privati, zone pranzo, laboratori e portelli di attracco.

Il terzo attore è Starlab, guidata da Voyager Space con Lockheed Martin e sostenuta da 217,5 milioni di dollari NASA. La sua caratteristica distintiva sarà un habitat gonfiabile di 340 metri cubi, lanciato in un unico volo di Starship entro il 2027, eliminando la necessità di assemblaggio orbitale.
Gli investimenti non si fermano ai fondi pubblici. Axiom Space ha raccolto 1,2 miliardi di dollari in finanziamenti privati, mentre il mercato delle stazioni spaziali private (e commerciali) è stimato in crescita fino a 8 miliardi entro il 2030. Ogni stazione costa tra 1 e 2 miliardi di dollari da costruire, ma i ritorni previsti potrebbero superare il 15-20% annuo.
Laboratori orbitali del futuro

Per i ricercatori, queste stazioni rappresenteranno molto di più della ISS. La microgravità permette esperimenti impossibili sulla Terra: crescita di cristalli proteici per farmaci, produzione di leghe metalliche perfette, colture cellulari tridimensionali. Axiom Station raddoppierà il volume utilizzabile rispetto alla ISS attuale, offrendo spazio per esperimenti di lunga durata e equipaggiamenti specializzati.
Le agenzie spaziali hanno già prenotato contratti da 100-300 milioni di dollari annui, mentre le università contribuiranno con altri 50-150 milioni. Gli esperimenti in microgravità, particolarmente nella produzione farmaceutica, possono valere fino a 75 milioni di dollari ciascuno. Un po’ come se ogni provetta diventasse un investimento di Wall Street.
La produzione industriale in orbita rappresenta la vera frontiera. L’ambiente di microgravità sulle stazioni spaziali private consente di creare materiali impossibili da ottenere sulla Terra: vetri ottici perfetti, semiconduttori ultra-puri, leghe metalliche senza imperfezioni. Gli analisti prevedono un mercato potenziale di 2-3 miliardi di dollari entro il 2028.
Turismo spaziale: oltre l’emozione

Il turismo sarà un altro motore economico di queste stazioni spaziali private. Con un costo medio di 50-60 milioni di dollari per visitatore, potrebbe sembrare un mercato di nicchia. Ma gli esperti prevedono circa 400 turisti spaziali entro il 2030, generando ricavi potenziali fino a 24 miliardi di dollari annui. Mica briciole.
I primi turisti dell’Axiom Space hanno già sperimentato soggiorni di due settimane sulla ISS attraverso la missione Ax-4, lanciata nel giugno 2025. Ma le stazioni spaziali private offriranno molto di più: finestre di osservazione panoramiche, aree ricreative, persino la possibilità di rotazione per creare gravità artificiale.
Max Space, startup che sviluppa habitat gonfiabili, promette stazioni grandi come stadi a costi ridotti. I loro moduli possono raggiungere 10.000 metri cubi una volta dispiegati, trasformando l’esperienza turistica da visita breve a vero soggiorno spaziale. A prova di spillo, spero.
Un futuro che sa di film: immaginiamole nel prossimo secolo

Tra cento anni, le stazioni spaziali private di oggi appariranno come i primi aeroplani di Wright rispetto ai jet moderni. Immaginate città orbitali capaci di ospitare milioni di persone, con ecosistemi artificiali completi, gravità simulata attraverso rotazione e industrie interamente basate nello spazio.
Le risorse degli asteroidi alimenteranno fabbriche orbitali che produrranno tutto, dalle navette spaziali ai componenti elettronici. Le stazioni diventeranno porti spaziali lungo rotte commerciali che collegheranno Terra, Luna, Marte e oltre. Un po’ come quando i porti marittimi hanno permesso l’espansione globale dei commerci, solo su scala interplanetaria. Non sarà più turismo, ma emigrazione. Generazioni intere nasceranno, cresceranno e moriranno nello spazio, sviluppando culture e tradizioni uniche. I loro figli guarderanno la Terra come noi oggi guardiamo l’Africa: il posto da cui veniamo tutti, ma non più casa.
Stazioni spaziali private, sfide e opportunità
Non tutto sarà semplice. Le questioni legali restano complesse: chi governa una stazione privata in orbita internazionale? Come si gestiscono emergenze mediche a 400 chilometri dalla Terra? Il Trattato dello Spazio Esterno del 1967 dichiara lo spazio “patrimonio dell’umanità”, ma quando le aziende private investono miliardi, le regole potrebbero cambiare. Il Far West: anzi, il Far Space è sempre dietro l’angolo.
Anche l’impatto ambientale preoccupa: più lanci significano più emissioni, e più detriti spaziali. La Stazione Spaziale Internazionale, per restare in tema, ha dovuto evitare detriti decine di volte negli ultimi 3 anni. Con diverse stazioni spaziali private in progetto, la gestione del traffico orbitale diventerà critica.
Ma, inutile dirlo, le opportunità superano i rischi. Il 2030 segnerà la fine di un’era e l’inizio di un’altra. Quando l’ultima immagine della ISS in fiamme nell’atmosfera svanirà nei nostri schermi, alzeremo lo sguardo e vedremo qualcosa di diverso: non più il laboratorio dell’umanità, ma le sue prime case (private) tra le stelle.