Piove forte sulla piazza della Democrazia 5·18 di Gwangju, in Corea del Sud. Gli spettatori, però, restano. Sotto i gazebo improvvisati, con gli ombrelli aperti, aspettano qualcosa che non hanno mai visto. Non è una gara normale. Da una parte ci sono Kim Woo-jin, Lee Woo-seok, Kim Je-deok: tre nomi che pesano come medaglie d’oro. Dall’altra c’è una macchina. Un robot arciere sviluppato da Hyundai, pieno di sensori che leggono il vento al millimetro.
La sfida è semplice: chi tira meglio? La tempesta che si abbatte sul campo manda in tilt il robot. Ma dopo essersi ricalibrato, inizia a fare centro. Costantemente. Il pubblico trattiene il fiato. Alla fine vincono gli umani, ma solo per un punto: 55 a 54. Un margine che fa pensare.
La sfida del secolo: umani contro macchine
Il 3 ottobre 2025, durante il Hyundai Motor Chung Mong-koo Cup Korea Archery Championship, è andata in scena una competizione che nel suo piccolo fa la storia. La squadra nazionale sudcoreana di tiro con l’arco sfida un robot arciere (e viceversa). Non è un’esibizione amichevole, ma una sfida vera. Con tanto di pubblico, pioggia battente e tensione palpabile.
Il robot arciere è equipaggiato con sensori avanzati che misurano continuamente direzione e velocità del vento. Ogni dato viene elaborato in tempo reale per regolare l’angolo di tiro con precisione millimetrica. Un sistema che non trema, non si emoziona, non sbaglia. O almeno questo era il piano. Quando è arrivato il temporale improvviso, la macchina ha perso qualche colpo. Poi si è ricalibrata. E ha iniziato a fare centro. Dieci centri perfetti, uno dopo l’altro.
Nella categoria arco olimpico, la squadra maschile composta da Kim Woo-jin, Lee Woo-seok e Kim Je-deok si è unita alle arciere An San, Kang Chae-young e Lim Si-hyeon per superare il robot di un solo punto: 55 a 54. Nella categoria arco compound, tutti e sei gli atleti hanno centrato il bersaglio con tiri da 10 punti, battendo i 58 punti del robot arciere.

Spot, il cane robot che porta le frecce
A rendere lo spettacolo ancora più surreale c’era Spot, il cane robot quadrupede sviluppato da Boston Dynamics, affiliata di Hyundai. Durante la competizione, Spot ha trasportato le frecce tra i turni di gara. Non è tipo un assistente umano che cammina nervoso con la faretra. È un quadrupede metallico che si muove con precisione chirurgica, consegna le frecce e torna alla base. Efficiente, silenzioso, inquietante nella sua normalità: ormai ci stiamo abituando a vederlo quasi ovunque, nel bene e nel male.
L’obiettivo dichiarato da Hyundai era testare i propri sistemi robotici in condizioni di torneo internazionale. La struttura della competizione replicava fedelmente quella dei grandi eventi: layout del campo, percorsi degli atleti, pressione del pubblico. Un test per preparare la Corea del Sud ai Giochi Asiatici di Aichi-Nagoya 2026 e alle Olimpiadi di Los Angeles 2028.
Quarant’anni di robotica applicata al tiro con l’arco
Hyundai sponsorizza la nazionale sudcoreana di tiro con l’arco dal 1985. Non solo soldi, ma tecnologia. Nel 2024 l’azienda ha presentato un robot arciere auto-regolante capace di riprodurre lo stesso tiro infinite volte con precisione assoluta. Serve per l’allenamento: gli atleti possono confrontare le proprie prestazioni con uno standard meccanico perfetto. Il sistema è anche in grado di identificare frecce difettose analizzando traiettorie e impatti.
Ma non finisce qui. Hyundai ha sviluppato impugnature per arco stampate in 3D, personalizzate sulla forma della mano di ogni atleta con tolleranze microscopiche. L’obiettivo è unificare arco e arciere in un unico sistema biomeccanico. Queste impugnature sono già utilizzate dalla nazionale coreana nelle competizioni ufficiali.
Un’altra innovazione degna di nota è il sensore di frequenza cardiaca basato su camera. Funziona a oltre 10 metri di distanza, analizzando i minimi cambiamenti di colore della pelle del viso per rilevare il battito cardiaco. Nessun contatto fisico, nessuna distrazione. I dati possono essere visualizzati in tempo reale su schermi per il pubblico durante i grandi eventi sportivi.
Il robot arciere esalta gli umani
La Corea del Sud ha fatto incetta di medaglie alle Olimpiadi di Parigi 2024: cinque ori su cinque categorie, dominio assoluto. Eppure il 3 ottobre scorso quegli stessi campioni hanno dovuto sudare ogni freccia per battere una macchina. Ve l’ho detto: il robot arciere non ha paura, non sente la pressione del pubblico, non trema quando conta. Legge il vento come farebbe un meteorologo, calcola traiettorie come un fisico, aggiusta il tiro come un cecchino.
La differenza finale è stata così sottile che solleva domande scomode. Quanto manca prima che il robot arciere superi definitivamente gli umani? E quando succederà, che senso avrà ancora gareggiare? O forse la vera domanda è un’altra: cosa rende ancora umana una vittoria quando la tecnologia è così vicina?
Il futuro dello sport è già qui
Hyundai non è l’unica a investire su un robot arciere e altre tecnologie sportive avanzate. La robotica sta entrando in ogni disciplina: dai sistemi di analisi tattica nel calcio agli esoscheletri per sollevamento pesi, dai droni che filmano gare estreme ai sensori biometrici che monitorano ogni parametro fisiologico degli atleti. La linea tra sport e ingegneria si assottiglia.
Oggi siamo avanti di un punto. La prossima volta, chissà.