C’è chi entra in un centro estetico d’inverno pensando che dieci minuti sotto una lampada UV siano un modo innocuo per mantenere il colorito: in fondo la sessione dura poco, la pelle si scalda, e all’uscita ci si sente già “meglio”. Quello che non si vede è cosa succede ai melanociti (le cellule che producono melanina) durante quella breve esposizione. Secondo uno studio appena pubblicato su Science Advances da Northwestern University e UCSF, i lettini abbronzanti non si limitano a danneggiare la pelle esposta al sole: creano mutazioni genetiche su quasi tutta la superficie corporea. Anche su natiche, parte bassa della schiena e zone che il sole non tocca mai.
Il rischio nascosto dei lettini abbronzanti
I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di circa 3.000 persone che avevano usato lettini abbronzanti almeno 10 volte nella vita, confrontandole con altrettanti individui simili per età, sesso e fattori di rischio, ma senza storia di abbronzatura artificiale. Il risultato è secco: il 5,1% degli utilizzatori di lettini ha sviluppato melanoma, contro il 2,1% dei non utilizzatori.
Anche dopo aver aggiustato i dati per storia familiare di cancro cutaneo, l’uso di lettini abbronzanti si associa a un rischio quasi triplicato (2,85 volte) di sviluppare melanoma. Il dato più inquietante riguarda la distribuzione: molti melanomi comparivano su glutei, schiena lombare, aree che normalmente restano coperte. Un po’ come se i raggi UV artificiali penetrassero più a fondo e in modo più capillare rispetto alla luce solare naturale.
Pedram Gerami, professore di ricerca sul cancro cutaneo alla Northwestern University, spiega:
“Anche nella pelle apparentemente normale degli utilizzatori di lettini abbronzanti, in zone senza nei visibili, abbiamo trovato cambiamenti del DNA che sono mutazioni precursori del melanoma. Non era mai stato dimostrato prima.”
Lettini abbronzanti: pelle geneticamente invecchiata di decenni
Per capire cosa accade a livello molecolare, il team ha sequenziato il DNA di singole cellule cutanee prelevate da tre gruppi: 11 pazienti con lunga storia di lettini abbronzanti, 9 controlli senza esposizione a lampade UV, e 6 donatori cadavere per biopsie aggiuntive. Le cellule della pelle degli utilizzatori di lettini sembravano geneticamente più vecchie di decenni. Bishal Tandukar, ricercatore UCSF e coautore dello studio, nota:
“Abbiamo scoperto che chi usava lettini abbronzanti tra i 30 e i 40 anni presentava più mutazioni rispetto a persone della popolazione generale tra i 70 e gli 80 anni. In altre parole, la loro pelle appariva geneticamente più vecchia di decenni.”
Le mutazioni rilevate non sono casuali: appartengono a firme mutazionali note per essere associate al melanoma. E compaiono su una superficie corporea estesa, ben oltre le aree tipicamente esposte al sole naturale.
L’industria dei lettini abbronzanti e il mito del “non è peggio del sole”
Per decenni l’industria dell’abbronzatura artificiale ha ripetuto che i lettini sono sicuri quanto l’esposizione solare. Questo nuovo studio “confuta irrevocabilmente” tale affermazione, secondo gli autori. A. Hunter Shain, biologo del cancro UCSF e autore senior, commenta:
“La pelle degli utilizzatori di lettini abbronzanti era disseminata di ‘semi’ di cancro: cellule con mutazioni note per portare al melanoma. Non possiamo invertire una mutazione una volta che si verifica, quindi è essenziale limitare quante mutazioni si accumulano. Uno dei modi più semplici è evitare l’esposizione a radiazioni UV artificiali.”
I lettini non emettono semplicemente “luce solare concentrata”: le lampade UV producono mix di radiazioni UVA e UVB in dosi e proporzioni diverse dal sole tropicale di mezzogiorno. E lo fanno su tutto il corpo contemporaneamente, in sessioni ripetute, spesso durante l’adolescenza e la giovinezza. Il risultato è un carico mutazionale diffuso che aumenta il rischio non solo di melanoma, ma anche di carcinomi basocellulari e squamocellulari. Come abbiamo raccontato per il vaccino israeliano contro il melanoma, la ricerca medica sta facendo progressi significativi nella cura. Ma prevenire resta la strategia più efficace.
Poche sessioni bastano per raddoppiare il rischio
Gerami sottolinea un dato che dovrebbe far riflettere chiunque consideri l’uso di lettini abbronzanti: possono bastare 10 sessioni per più che raddoppiare il rischio di melanoma nel corso della vita. E il rischio aumenta con ogni utilizzo successivo. Chi inizia prima dei 35 anni vede il proprio rischio salire del 75%. Il melanoma uccide circa 11.000 persone all’anno solo negli Stati Uniti. In Italia sono stimate circa 12.700 nuove diagnosi l’anno (dati AIOM 2023). L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato i lettini abbronzanti come cancerogeni di classe 1, la stessa categoria del tabacco e dell’amianto.
Scheda dello Studio
- Enti di ricerca: Northwestern University (Chicago) + University of California San Francisco
- Anno: 2025
- Pubblicazione: Science Advances, 12 dicembre 2025
- Campione: ~6.000 cartelle cliniche analizzate + 182 melanociti sequenziati
- Risultato chiave: Rischio melanoma 2,85x per utilizzatori lettini abbronzanti
Heidi Tarr: “Pensavo di essere bella, ora vivo nell’ansia”
Una delle donatrici di biopsie per questo studio è Heidi Tarr, 49 anni, dell’area di Chicago. Al liceo e all’università usava lettini abbronzanti 2-3 volte a settimana. “Sembrava che quello ti rendesse bella”, racconta. Anni dopo, come madre trentenne, notò un neo cambiato sulla schiena. Diagnosi: melanoma. Seguirono chirurgia e oltre 15 biopsie successive per nuovi nei sospetti. “Le biopsie possono essere dolorose, ma l’ansia mentale è peggio. Stai sempre aspettando la telefonata che ti dice che è di nuovo melanoma.” Tarr deve sottoporsi a controlli ogni sei mesi per il resto della vita.
Ha colpito il tumore in tempo, ma molti non hanno la stessa fortuna. I progressi nei vaccini terapeutici contro il melanoma offrono speranza per chi deve convivere con diagnosi multiple, ma la strada migliore resta non esporsi affatto ai lettini abbronzanti.
Regolamentazioni fragili e industria in ripresa
Nonostante l’accumulo di evidenze scientifiche, molti paesi non hanno vietato completamente i lettini abbronzanti. In Italia esiste una regolamentazione che vieta l’uso a minori, donne incinte e persone con pelle sensibile, ma i controlli non sono sempre rigorosi.
Brasile e Australia hanno introdotto divieti totali. Francia, Spagna, Germania e altri paesi europei vietano l’accesso ai minorenni. Nel 2015 la FDA statunitense propose di vietare l’uso sotto i 18 anni, ma la norma non è ancora stata implementata. Nel frattempo, l’industria dell’abbronzatura artificiale sta vivendo una ripresa, cavalcando mode estetiche e disinformazione sui presunti “benefici” dell’esposizione UV controllata.
Il mito più dannoso? Che i lettini abbronzanti aiutino a produrre vitamina D. Falso: la maggior parte delle lampade emette principalmente UVA, che non stimola la sintesi di vitamina D. Se serve vitamina D, esistono integratori e alimenti fortificati. Nessun dermatologo raccomanda lettini abbronzanti per la salute.
Quando e come ci cambierà la vita
Se le regolamentazioni si irrigidissero globalmente nei prossimi 5-10 anni, potremmo vedere una riduzione significativa dei casi di melanoma giovanile. I dati epidemiologici mostrano che vietare l’accesso ai minorenni riduce del 20-30% l’incidenza di melanoma prima dei 40 anni. Ma serve educazione capillare: molti adolescenti e giovani adulti ignorano i rischi reali.
Campagne di sensibilizzazione mirate, unite a legislazioni stringenti, potrebbero salvare migliaia di vite ogni anno.
Approfondisci
Ti interessa la ricerca sul melanoma? Leggi anche il nostro articolo sul vaccino israeliano contro il melanoma che ha mostrato efficacia assoluta nei topi. Oppure scopri le ultime novità sul vaccino terapeutico raddoppiato in potenza dal Mount Sinai.
Il centro estetico con le lampade UV resta aperto, i clienti entrano ed escono. Ma le mutazioni si accumulano silenziose, nei melanociti di glutei e schiena bassa. Tra dieci, vent’anni potrebbero trasformarsi in melanomi. L’abbronzatura svanisce in una settimana. Le mutazioni del DNA restano per sempre.