Jeff Bewkes, CEO di Warner Bros nel 2010, liquidava Netflix come “l’esercito albanese”. Una battuta simpatica (e un po’ da gradassi, dai) su quanto fosse insignificante un servizio di DVD per posta, e quanto fosse ridicolo che questo servizio sfidasse i colossi di Hollywood. Quindici anni dopo, quell’esercito albanese ha comprato Warner Bros per 83 miliardi di dollari. E forse sta davvero per conquistare il mondo.
L’accordo è stato annunciato ieri mattina dopo un’asta tra giganti: Netflix ha sbaragliato Paramount e Comcast, mettendo sul piatto 27,75 dollari per azione (e una penale da 5,8 miliardi se i regolatori bloccano tutto, poi ne riparliamo). Il pacchetto include gli studi cinematografici Warner Bros, HBO, HBO Max e l’universo DC. Harry Potter, Game of Thrones, Friends, Il Mago di Oz, Batman. Tutto confluirà nella piattaforma che ha già Stranger Things e Bridgerton. Si, se non lo avete ancora sentito ve lo dico io: è la fusione più grossa della storia dell’intrattenimento.
Cosa compra Netflix di Warner Bros (e cosa no)
Prendiamola con calma. Netflix si porta a casa Warner Bros Studios, cioè lo studio cinematografico che ha fatto Il Cavaliere Oscuro, Inception, Matrix. L’intero catalogo HBO, da I Soprano a The White Lotus. L’universo DC Comics con Superman, Wonder Woman, la Justice League. E HBO Max, la piattaforma streaming che debutta in Italia il 13 gennaio 2026 (ironia della tempistica).
Quello che Netflix non compra è altrettanto interessante. I canali TV via cavo di Warner Bros Discovery (CNN, TNT, TBS, Discovery Channel) verranno separati in una società autonoma chiamata Discovery Global entro il terzo trimestre 2026. Un po’ come lasciare la zavorra prima del decollo. Netflix vuole il futuro, non il passato lineare della TV tradizionale.
I numeri dell’operazione: 82,7 miliardi di valore aziendale totale, 72 miliardi di equity. Gli azionisti Warner Bros Discovery riceveranno 23,25 dollari in contanti e 4,50 dollari in azioni Netflix per ogni loro azione.
Netflix ha oltre 300 milioni di abbonati globali, Warner Bros Discovery ne aveva 128 milioni a settembre. Messi insieme, controllerebbero quasi la metà del mercato streaming di tutto il mondo.
Il problema Trump (e gli altri problemi)
Ted Sarandos, co-CEO (quello attuale) di Netflix, si è detto “altamente fiducioso nel processo regolatorio”. Ha definito l’accordo “pro-consumatori, pro-innovazione, pro-lavoratori”. Peccato che l’amministrazione Trump veda la cosa con “pesante scetticismo”, secondo fonti CNBC. E non è un dettaglio trascurabile.
Il nodo è semplice, ve lo spiego subito, poi traete voi le conclusioni: David Ellison, CEO di Paramount Skydance (uno degli sfidanti sconfitti), è figlio di Larry Ellison, fondatore di Oracle e grande finanziatore di Trump: ve ne ho parlato qui. Paramount aveva offerto 30 dollari per azione in contanti per tutta Warner Bros Discovery, CNN inclusa. E aveva fatto pressing a Washington sostenendo che Netflix avrebbe creato un monopolio illegale. Un po’ come dire: “Guardate che questi vogliono comprarsi pure vostra mamma.”
Elizabeth Warren, senatrice democratica del Massachusetts, ha definito l’accordo un “incubo per l’antitrust”. Ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di “applicare le leggi in modo equo e trasparente, non usando la revisione dell’accordo Warner Bros per invitare traffici di influenze e corruzione”. Insomma, la fusione parte in salita perché non piglia applausi da nessuno schieramento politico. E non solo, come vedrete se continuate a leggere.
Jane Fonda e il Committee for the First Amendment
Lassù, sulla famosa collina, i concorrenti e i politici non sono gli unici “cecchini” appostati tra le lettere della scritta “Hollywood” per colpire Netflix. Anche il clima tra le associazioni è elettrico. Jane Fonda ha rilanciato il Committee for the First Amendment (lo stesso fondato da suo padre Henry negli anni ’50 durante il maccartismo) e ha rilasciato una dichiarazione durissima:
“Questa non è solo una catastrofica operazione commerciale che potrebbe distruggere la nostra industria creativa. È una crisi costituzionale”.
Il comitato, che conta 550 figure del settore, ha avvertito Netflix: “Sappiamo che ci sarà enorme pressione per cedere. È critico che rimaniate forti. Stiamo osservando da vicino, organizzandoci, e pronti a mobilitarci”. Il messaggio completo pubblicato su Deadline è un manifesto contro la concentrazione dei media nelle mani di pochi.
Netflix si prende Warner Bros: allora il cinema è morto? Dipende
Allora, vediamo le forze in campo: Netflix ha sempre visto le sale cinematografiche come una vetrina promozionale, non come un canale strategico. Quanto tempo dureranno i film WB al cinema, con un proprietario che vuole distribuirli prima possibile nelle case, magari pagando un noleggio extra oltre all’abbonamento?
Netflix promette di continuare a distribuire i film Warner Bros (anche) al cinema, ma non specifica né per quanto tempo né con quale frequenza. Un impegno vago quanto un oroscopo.
Per questo Cinema United, associazione americana delle sale cinematografiche, ha lanciato l’allarme parlando di “minaccia senza precedenti”. Michael O’Leary, amministratore delegato, ha detto che
“l’impatto negativo avrà ripercussioni sui cinema, dai grandi circuiti alle sale indipendenti con un solo schermo nelle città piccole degli Stati Uniti e del mondo”.
James Cameron, regista di Titanic e Avatar, aveva apertamente tifato per Paramount sostenendo che Netflix avrebbe “distrutto il sistema delle sale come lo conosciamo”.
Un po’ come se Amazon comprasse tutte le librerie fisiche. Tecnicamente può promettere di tenerle aperte, e per reputazione ne terrà sicuramente diverse aperte. Ma non tutte. Quante? E dove?
Il precedente storico: quando AT&T provò a comprare Time Warner nel 2016, Trump si oppose dicendo che era “troppa concentrazione di potere nelle mani di troppo pochi”. Il Dipartimento di Giustizia fece causa per bloccare la fusione nel 2017. Perse, e la fusione si chiuse nel giugno 2018.
Ora la situazione è diversa: Trump ha legami con Paramount attraverso Larry Ellison, ma Netflix potrebbe trovare altre vie di persuasione. Ted Sarandos ha cenato di recente con Trump a Mar-a-Lago, mossa che altri CEO hanno fatto dopo le elezioni per conquistare l’amministrazione.
Netflix e Warner Bros, gli scenari possibili
Scenario 1: l’accordo passa. Netflix diventa il più grande colosso dell’intrattenimento mai esistito nella storia umana. Un ibrido mostruoso tra piattaforma streaming, studio cinematografico e network televisivo internazionale. Gli abbonati potrebbero trovarsi con un super-catalogo integrato o con un modello ibrido (tipo canali tematici interni all’app). HBO Max potrebbe essere assorbito in Netflix o rimanere separato come marchio premium. Finora Netflix non ha chiarito.
Scenario 2: i regolatori impongono condizioni. L’Unione Europea raramente blocca fusioni di questo tipo, ma potrebbe richiedere la cessione di HBO Max (come accadde a Disney con Fox nel 2018, quando dovette vendere History Channel, Crime & Investigation e Lifetime). Gli Stati Uniti potrebbero fare lo stesso o imporre limiti alla distribuzione cinematografica.
Scenario 3: l’accordo viene bloccato. Netflix paga la penale da 5,8 miliardi a Warner Bros Discovery. Gli asset Warner restano sul mercato. Paramount Skydance torna alla carica (hanno già fatto sapere tramite i loro avvocati antitrust che “la verità semplice è che un accordo con Netflix come acquirente probabilmente non si chiuderà mai, a causa delle sfide antitrust negli Stati Uniti e nella maggior parte delle giurisdizioni estere”).
Scenario 4: politica creativa. Trump potrebbe usare la revisione antitrust come leva per ottenere concessioni. Donazioni ai suoi progetti, installazione di talenti graditi, smantellamento di CNN (che rimarrebbe in Discovery Global ma è un bersaglio storico di Trump). È già successo con Paramount-Skydance: la FCC ha richiesto cambiamenti a CBS News e l’abbandono delle politiche DEI, che Skydance ha accettato prima di ottenere l’approvazione.
Warner Bros Discovery: bonus per i dirigenti
Pur con l’accordo ancora in bilico, Warner Bros Discovery ha stanziato un fondo da 38,7 milioni di dollari in bonus per trattenere i dirigenti chiave durante il periodo di revisione normativa (che potrebbe durare 12-18 mesi). David Zaslav, CEO di WBD, ha inviato una memo ai dipendenti per dire loro di “rimanere concentrati” e che questa struttura “fornisce un percorso più chiaro per Warner Bros all’interno di Netflix”. Traduzione: state calmi, fate il vostro lavoro, e forse Netflix non vi manderà via.
Ma anche questo è un segnale. I dirigenti WBD non potranno eseguire una visione a lungo termine, dovranno solo “tenere le luci accese e le macchine dello studio in funzione” fino a quando Netflix non prenderà formalmente il controllo. Sarà un limbo da qui all’estate 2026 o oltre.
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Impatto reale nei prossimi 18 mesi:
Se l’accordo passa, entro fine 2026 potresti trovarti con un unico abbonamento Netflix che include HBO, Warner Bros e DC Comics. Prezzi? Difficile dire se scenderanno (come promette Netflix, rido) o se questa sarà la scusa per aumentarli. Le sale cinematografiche probabilmente vedranno meno film Warner Bros, o li vedranno per finestre temporali più brevi.
E CNN? Separata in Discovery Global, potrebbe cambiare volto (e orientamento) se Trump usa la revisione antitrust come leva politica.
Insomma: che ci piaccia o no, siamo testimoni di uno dei più grandi stravolgimenti dell’industria dell’intrattenimento dal passaggio dal muto al sonoro. Netflix ha trasformato il modo in cui guardiamo film e serie. Ora vuole trasformare chi li produce.
L’esercito albanese sta per conquistare il mondo. Chi glielo impedirà?