Nel 1783 mTurk, il “Turco meccanico”, una macchina autonoma, sconfisse Benjamin Franklin a scacchi. O almeno questo fu fatto credere a Franklin.
L’avversario di Franklin era una figura umanoide seduta ad un tavolo e azionata automaticamente per giocare a scacchi senza supporto umano.
Cosa c’entra Amazon?
Più di 230 anni dopo questa incredibile partita giocata a Parigi, il gigante dell’e-commerce Amazon ha utilizzato quel nome per il suo progetto di automazione.
mTurk è un sito che ingaggia on-demand una forza lavoro per completare compiti nei quali gli umani sono ancora bravi più dei robot e dei computer.
I lavoratori, chiamati amichevolmente Turkers, scelgono piccoli progetti (chiamato HITs) richiesti da singoli e aziende in tutto il mondo. Ricevono compensi al minuto per trascrivere testi, fare sondaggi o altro.
Perché usare umani con mTurk anziché macchine? Alcuni task (per fortuna) sono ancora appannaggio degli umani. Nessun bot può leggere un codice CAPTCHA, ad esempio.
Torniamo al 1783
I creatori del Turco meccanico finsero per ben 80 anni che quello fosse un dispositivo automatico. La meraviglia di una intelligenza artificiale catturò la curiosità di tutto il mondo: la suggestione rimase perfino dopo, quando si scoprì che si trattava solo di un elaborato imbroglio.
Nella sua incredibile carriera durata 84 anni, il Turco andò in Europa ed America, battendo molti avversari e lasciando il pubblico a bocca aperta.
Il nucleo della macchina era nato dal genio di Wolfgang Von Kempelen, un inventore ungherese che la creò nel 1770 per intrattenere Maria Teresa, l’arciduchessa d’Austria.
Von Kempelen e il suo successore Johann Nepomuk Mälzel usavano aprire il macchinario e mostrarlo a tutti prima di ogni match. Era un modo per dimostrare che non c’era una persona al suo interno. Suscitava perciò ammirazione e meraviglia, e molti studiosi e appassionati si lanciavano in ardite teorie sul suo funzionamento: compreso lo scrittore Edgar Allan Poe.
Finalmente la verità
Dopo la distruzione della macchina in un incendio nel 1854, una serie di saggi pubblicati sulla rivista Chess Monthly spiegò come il Turco meccanico avesse preso in giro per decenni i suoi avversari.
L’autore, Silias Weir Mitchell, era il figlio dell’ultimo proprietario del Turco, John Kearsley Mitchell. Spiegò che la macchina aveva per tutto il tempo ospitato una persona al suo interno. L’intelligenza niente affatto artificiale poteva vedere le mosse dell’avversario dall’interno del tavolo. Muoveva poi la testa e le mani del Turco per fare la sua mossa.
Ciò nonostante, neanche le spiegazioni di Mitchell plaxaeono la curiosità delle persone nel chiedersi se sarebbe stato possibile un giorno realizzare macchine davvero autonome. Prima che il pioniere degli elaboratori Charles Babbage realizzasse il primo concept di computer programmabile, giocò ben due volte nel 1819 contro il Turco. E perse.
Anche lui sospettò fortemente un imbroglio, ma fu ispirato dall’incontro. Quando nel 1864 sviluppò con Ada Lovelace l’Analytical Engine, il primo disegno di un computer, Babbage manifestò subito interesse nello sviluppo di una macchina capace di giocare a scacchi.
Basandosi sulle invenzioni di Babbage, poi, il matematico spagnolo Leonardo Torres y Quevedo creò El Ajedrecista. È il primo automata in grado di giocare a scacchi da solo e senza alcuna assistenza umana. La prima piattaforma gaming della Storia, anno 1912. Il trisavolo di Deep Blue.
Il cerchio si chiude
Così si è chiuso il cerchio: abbiamo iniziato con esseri umani che si fingevano macchine, e abbiamo terminato con macchine che si fingono esseri umani. In mezzo si trova mTurk, con Amazon che realizza una “intelligenza artificiale artificiale”, con uomini che organizzando in gruppi fanno qualcosa come i robot. Anzi meglio.