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L’onniviolenza sta arrivando, e il mondo non è pronto

Un mondo vulnerabile, nel quale una singola persona può uccidere centinaia di migliaia di altre da qualunque luogo, in qualunque luogo. L'onniviolenza è una prospettiva concreta. Come la fronteggeremo?

Gianluca Ricciodi Gianluca Riccio
in Previsioni, Società
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L’onniviolenza sta arrivando, e il mondo non è pronto
9 Agosto 2020
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Gli avanzamenti in nanotecnologia, biotecnologia e cyber tecnologia stanno dando la possibilità a singoli o gruppi criminali di prendere di mira chiunque, ovunque e sempre più su larga scala. Si apre l’era della “onniviolenza”.

In The Future of Violence, Benjamin Wittes e Gabriella Blum discutono di uno scenario ipotetico inquietante. Un solo malvivente in Nigeria, “sede di una grande quantità di spamming e attività fraudolente online”, induce donne e adolescenti a scaricare malware che gli consente di monitorare e registrare la loro attività, a scopo di ricatto.

La vera storia che ha ispirato il libro coinvolgeva un uomo della California che l’FBI alla fine catturò e mandò in prigione per 6 anni. Non finisce così ovunque, tuttavia. Molti paesi, come notano Wittes e Blum, “non hanno la volontà né i mezzi per monitorare la criminalità informatica, perseguire i criminali o estradare i sospetti nei loro paesi di origine” .

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Il politologo Daniel Deudney ha una parola per ciò che può risultare: “onniviolenza”. Esempi? L’informatico Stuart Russell ne ha fatto uno molto chiaro.

Tanti morti, poco sforzo

Immaginate un piccolo gruppo di criminali nell’era dell’onniviolenza. Un drone quadricottero molto, molto piccolo, dal diametro di appena 2,5 centimetri (1 pollice) può trasportare una carica di uno o due grammi. Una carica esplosiva di un grammo può perforare anche una lamiera in nove millimetri di acciaio, e presumibilmente perforare la testa di qualcuno. Tre milioni di droni così (ordinati da un produttore cinese) trovano facilmente spazio in un autosnodato.

Con tre camion si può attaccare una città di 10 milioni di abitanti: e per realizzare un piccolo olocausto basta che il 5-10% di queste armi colpisca il bersaglio.

Il danno che una volta potevano provocare decine di migliaia di soldati oggi può essere cagionato da tre ragazzi. In questo scenario, il rapporto tra uccisori ed uccisi potrebbe essere forse di 3 / 1.000.000 se andasse a segno un solo drone su 10, e con una carica esplosiva da un solo grammo.

L’onniviolenza è un orrore senza precedenti

Il terrorista o lo psicopatico del futuro non avranno a disposizione solo Internet o droni. Potranno fare anche di peggio sfruttando biologia sintetica, nanotecnologia e SISTEMI avanzati di Intelligenza Artificiale.

Strumenti che “democratizzano” il terrore anche tra nazioni differenti. rendono banale provocare il caos oltre i confini internazionali. E se qualcuno da qualunque luogo può attaccare in qualunque altro luogo, questo metterà in crisi tutta la nostra società. Anche il sistema degli Stati, incapaci di provvedere efficacemente alla sicurezza dei confini in un mondo dove la guerra è ubiqua e totale.

Una guerra di tutti contro tutti in un mondo spaventosamente vulnerabile.

La faccia peggiore dell’anarchia

Homo omini lupus, direbbe Thomas Hobbes. In un mondo trasformato in una quotidiana rissa mortale la paura costante sarebbe il sentimento sovrano. Il filosofo di Oxford Nick Bostrom sostiene che l’unico modo per difendersi da una catastrofe globale è impiegare un sistema di sorveglianza universale e invasivo, quello che lui chiama un “Panopticon high-tech “.

Onniviolenza
La pianta di un Panopticon

Cos’è il Panopticon?

Panopticon, o panottico, è un tipo di carcere progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham. Un carcere totale, ideale, nel quale tutte le celle sono sorvegliate da un unico punto. Un incubo degno di Orwell, insomma.

Creare e far funzionare un Panopticon globale richiederebbe un investimento sostanziale, ma con il calo dei prezzi delle fotocamere, della trasmissione dei dati, dell’archiviazione e del calcolo e ai rapidi progressi dell’AI potrebbe presto diventare sia tecnologicamente fattibile che economicamente conveniente.

Bostrom è ben consapevole degli svantaggi di una sorveglianza del genere: il sistema potrebbe essere sfruttato per fini totalitari, ricattando chiunque. Tuttavia, dice Bostrom, il fatto terribile è che perfino un Panopticon potrebbe ancora essere un’opzione migliore che quella di subire una catastrofe globale dopo l’altra.

Come possono le società contrastare l’onniviolenza?

Sovrano illuminato – Una prima ipotesi potrebbe essere una macchina super intelligente, essenzialmente un algoritmo estremamente potente, specificamente progettato per governare in modo equo.

Potremmo quindi affidare all’algoritmo la raccolta dei nostri dati e non preoccuparci costantemente che i dati raccolti vengano utilizzati in modo improprio o abusato.

Ovviamente questa ipotesi è parecchio ottimista: l’uso dell’AI nel sistema politico e giudiziario sarebbe pieno di problemi. Ma abbiamo un’idea migliore per prevenire il collasso del sistema statale sotto il peso di un diffuso potenziamento tecnologico?

Forse emergerà un’idea completamente nuova per preservare la società attuale, ammesso che l’obiettivo sia quello di preservarla. O forse le tecnologie emergenti non saranno un così forte strumento di potere assoluto. Potrebbe anche darsi che le tecnologie offensive si trovino sempre in ritardo rispetto alle tecnologie difensive, e quindi non ci sarà tutta questa facilità nel portare attacchi ovunque.

Aldilà dell’onniviolenza il mondo deve rinforzarsi. Per molte ragioni.

Potrebbe anche darsi che prima che l’onniviolenza distrugga i sistemi Statali la civiltà crolli a causa di fattori diversi. Magari legati ai cambiamenti climatici, a grandi ondate di calore letali, grandi siccità. Inondazioni costiere, innalzamento del livello del mare. Scioglimento dei ghiacciai e calotte polari, desertificazione, distruzione della catena alimentare. Malattie epidemie, perdita di biodiversità, estinzioni di specie, migrazioni di massa. Continuo? Ci sono fior di professionisti il cui lavoro è proprio elencare le innumerevoli, possibili ragioni della fine delle nostre civiltà.

Se finissimo per vivere di nuovo come cacciatori e raccoglitori, la preoccupazione principale sarebbero bastoni e pietre, non certo agenti patogeni di design e intelligenza artificiale.

La civiltà è un esperimento. Potremmo non ottenere i risultati che ci aspettiamo.

L’umanità farebbe bene a sperare per il meglio ma a prepararsi al peggio, costruendo difese e soluzioni a problemi che sono già ben in vista.

Tags: Sorveglianzaviolenza
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