Il rewilding, del quale in diverse salse parlo da un po’, ha reso popolare l’idea di reintrodurre specie perdute negli habitat moderni. La reintroduzione del lupo in diversi habitat, ad esempio, probabilmente ha giovato anche ad altre specie , dimostrando come queste attività possano non solo rallentare la perdita di biodiversità, ma anche invertirla.
Un conto è ripopolare boschi, o grandi parchi, ed un altro è tentare l’operazione in luoghi molto più vicini alle persone, che si tratti di linci in Gran Bretagna o ghepardi in India. Mettere grandi animali selvatici a ridosso dell’uomo non è facile, con tutti i potenziali problemi che potrebbe comportare in termini di conflitto uomo-fauna selvatica. In Corea del Sud, un paese per densità di popolazione non troppo diverso dall’Italia, gli ambientalisti puntano a ripristinare la popolazione autoctona di orsi. Orsi neri asiatici o “orsi della luna”, per la precisione. Sebbene leggermente più piccoli dei loro cugini nordamericani, questi orsi sono comunque grandi animali selvatici, in grado di causare paura e allarme e rappresentare un rischio per la vita umana e la proprietà.
Come faranno?
Negli anni ’90, la zona di Jirisan era diventata l’ultimo punto d’appoggio dell’orso nero asiatico in Corea del Sud. Regime coloniale giapponese prima, ed eccessi nella caccia poi avevano fatto danni enormi. Alla fine del secolo, erano rimasti “ufficialmente” cinque orsi selvatici in tutto il paese: la specie era sull’orlo dell’estinzione.
Perchè dico “ufficialmente”?
A conti fatti, quei 5 non erano comunque gli unici orsi del paese. Una vasta popolazione di orsi si trovava nelle fattorie che estraevano la bile di orso ed altre sostanze per la medicina tradizionale, oltre a carne destinata all’alimentazione. Dagli anni ’90, la Corea del Sud ha represso il commercio di parti di orsi, ma anche oggi la popolazione rimanente di circa 380 orsi in cattività supera ancora di molto quella in natura (solo 70 esemplari nel 2021).
Un piccolo plotone di orsi per ripartire
Questi orsi da fattoria potevano essere gli animali ideali per ricostruire una popolazione selvaggia. Ma appartenevano a una serie di sottospecie diverse, ed erano potenzialmente a rischio di malattia. Per questo, gli orsi sono stati importati da Cina, Russia e Corea del Nord: i primi sei nel 2004, proprio nell’area di Jirisan. È stato l’inizio di un incredibile trionfo.
Il segreto? Aspettative basse. Non sono state fatte grandi affermazioni sul rimodellamento del rapporto tra l’uomo e il mondo naturale, e non sono stati promessi cambiamenti ai metodi secolari di gestione dei paesaggi, cose che spesso compaiono nei dibattiti sul rewilding. Gli ambientalisti in Corea del Sud si sono limitati a stabilire un modesto obiettivo iniziale: riportare una popolazione di 50 esemplari in un’unica area protetta.
Il successo si nasconde nei dettagli
Alcuni dettagli sono alla base di quella che posso definire senza problemi una grande impresa perfettamente riuscita. Anzitutto i rilasci “soft”, in cui gli orsi vengono tenuti in recinti per acclimatarsi all’ambiente circostante prima di essere liberati. Poi l’ampio monitoraggio, che aumenta di molto la probabilità di sopravvivenza. Infine, il tracciamento: gli esemplari che si allontanano troppo vengono restituiti al parco nazionale.
Anche l’allevamento in cattività, sostenuto da un’impressionante esperienza veterinaria, ha aiutato la popolazione a crescere. Una pietra miliare ha riguardato il primo utilizzo riuscito al mondo dell’inseminazione artificiale per questa specie di orsi, un vantaggio per il mantenimento della diversità genetica in una piccola popolazione. Anche gli orsi feriti da trappole o incidenti stradali sono stati riportati con successo in natura.
Risultato? L’obiettivo iniziale di 50 orsi è stato superato e la popolazione ora supera i 70 esemplari.
Nuove sfide per gli orsi
Uno studio recente suggerisce che il Parco nazionale di Jirisan potrebbe essere vicino a raggiungere il limite di orsi che può sostenere.
Finora i conservazionisti hanno avuto un notevole successo nel creare un supporto per ripristinare gli orsi nel Parco Nazionale di Jirisan con programmi educativi, presentazioni per residenti ed escursionisti, un centro dove i visitatori possono conoscere il programma di reintroduzione e persino il uso delle mascotte dell’orso della luna per le Paralimpiadi invernali di Pyeongchang 2018.
Ora, però, la (per adesso) sporadica comparsa di orsi al di fuori del parco nazionale attira ancora la copertura mediatica in prima serata. Questo può ostacolare gli sforzi per coltivare la tolleranza e mantenere un dialogo ragionevole con il pubblico sulle realtà del vivere insieme agli orsi. Le persone che nutrono gli orsi rimangono un problema, così come il laccio illegale per le specie di selvaggina, che può ferirli gravemente. Mentre la Corea del Sud raggiunge la fase successiva del suo programma di reintroduzione, il paese è pronto ad accettare gli orsi al di fuori di un’area protetta? Perchè di questo si tratta. Convivenza.
Sarà affascinante seguire questi orsi nei prossimi anni mentre gli ambientalisti affrontano queste domande. E gli orsi neri asiatici sono solo l’inizio. La Corea del Sud ha istituito programmi per ripristinare la volpe rossa, sorprendentemente rara nel paese, e il goral dalla coda lunga, un mammifero simile a una capra le cui popolazioni sono state impoverite dal bracconaggio e dalla perdita dell’habitat.