Il futuro del lavoro è qui e si chiama “lavoro ibrido”. Non lo dico io, ma The Economist, che addirittura l’ha designata come “parola dell’anno”: descrive come il lavoro sarà condotto nel prossimo futuro nonostante le aziende che vorrebbero il ritorno a tempo pieno in ufficio. Ed è qualcosa che lentamente incontra il favore di sempre più dipendenti e di sempre più datori di lavoro (chiaramente in dosaggi differenti).
Un sondaggio condotto dalla International Foundation of Employee Benefit Plans dice che il 74% dei datori di lavoro offre ora opzioni di lavoro ibrido. Il 68% dei dipendenti preferisce questo tipo di lavoro ad un contratto full time in presenza. Sembra che il lavoro ibrido sia la strada da seguire per la maggior parte delle aziende e dei lavoratori.
Ancora dati, stavolta dal World Economic Forum: la maggior parte dei dipendenti (il 68%) preferirebbe una forma di lavoro ibrido, che combina l’ambiente di lavoro tradizionale con quello da casa. Solo l’8% dei partecipanti al sondaggio ha espresso il desiderio di lavorare a tempo pieno in ufficio, mentre il restante 28% ha preferito lavorare da casa a tempo pieno. Questi risultati indicano una crescente tendenza verso il lavoro ibrido, dove le persone possono sfruttare i vantaggi dell’ambiente di lavoro tradizionale senza rinunciare alla comodità di lavorare da casa.
Si, il lavoro ibrido è qui per restare
Il lavoro ibrido è diventato una parte essenziale del mondo moderno, e non credo che questo cambierà presto. Combinare l’attività in remoto con incontri di persona in ufficio offre il meglio di entrambi i mondi: da un lato, c’è la flessibilità e la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo, dall’altro c’è la possibilità di creare connessioni e collaborare in modo più efficace. È un approccio al lavoro troppo superiore a quello del vecchio schema “pendolarismo – ufficio” per non affermarsi. Non sorprende che una recente ricerca interna della IWG dica che circa la metà dei dipendenti dell’azienda sarebbero pronti a lasciare il loro lavoro e cercare nuove opportunità se fossero costretti a tornare a lavorare in ufficio a tempo pieno.
D’altra parte, le interazioni che rendono le aziende efficaci non possono essere replicate completamente online. Strumenti come Teams e Zoom sono estremamente importanti e affidabili, ma siamo esseri sociali e gli schermi non possono sostituire completamente quella scintilla creativa che scaturisce dal lavoro di squadra in persona. Per questo il lavoro ibrido è la soluzione ideale, e dobbiamo trovare uno standard (specie in Italia).
Pandemia, palestra di lavoro
Tra le mille scoperte dolorose dovute al Covid, una è stata positiva. Con la pandemia anche la mia agenzia ha scoperto di poter lavorare efficacemente in un ambiente virtuale, con la totalità dei dipendenti che lavoravano da remoto al 100%. Come agenzia creativa, tuttavia, pensiamo che l’incontro di persona sia ancora fondamentale per stimolare la creatività, il senso di comunità e la collaborazione. Per questo ora adottiamo un modello di lavoro ibrido, in cui i dipendenti vengono in presenza per 3 giorni alla settimana, e con un certo grado di flessibilità anche in questo caso. Cerchiamo di creare uno scopo comune e di coordinare i team per garantire che ci si possa vedere non solo per partecipare a riunioni Zoom. Inoltre, organizziamo eventi e servizi in loco che ci ispirino e ci uniscano in modo intenzionale, promuovendo così una vera connessione.
Può essere un modello? Certamente lo è. E non solo per tipologie di lavoro come il mio, ma per tanti.